Siria: Instabilità di al-Sharaa e persistenza dell'ISIS

Pubblicato: 21/12/2025, 06:00:104 min
Scritto da
Gaetano Logatto
Categoria: Cronaca
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Siria: Instabilità di al-Sharaa e persistenza dell'ISIS

La complessa strategia americana tra deterrenza e realtà sul campo

L'attuale scenario siriano rappresenta un nodo gordiano per la politica estera degli Stati Uniti. Nonostante gli sforzi militari concentrati nel contrasto all'ISIS, le operazioni sul terreno, come i recenti attacchi aerei contro decine di obiettivi del gruppo terroristico, appaiono più come misure reattive che come soluzioni strutturali. L'offensiva denominata "Hawkeye Strike", ad esempio, è stata chiaramente interpretata come una risposta diretta all'imboscata vicino a Palmira che ha causato la perdita di vite civili americane. Questo tipo di azione mira a ristabilire un senso di deterrenza, segnalando che Washington non intende tollerare attacchi diretti contro i propri interessi o personale. Tuttavia, analisti esperti, come quelli che hanno contribuito a studi sulla dinamica del conflitto, sottolineano come questi raid, sebbene significativi in termini di impatto tattico immediato, falliscano nel sanare le cause profonde che alimentano l'instabilità regionale. La persistenza dell'ISIS come forza capace di colpire in modo intermittente dimostra la resilienza della sua struttura sotterranea e la fragilità delle aree che le forze governative o i gruppi locali non riescono a controllare stabilmente.

L'ombra di al-Sharaa e la frammentazione del potere

Parallelamente alla lotta contro il Califfato, la situazione politica e militare nella Siria controllata da fazioni rivali, inclusa quella gravitante attorno a figure come al-Sharaa (riferimento a gruppi precedentemente legati ad al-Qaeda o alle sue emanazioni locali), aggiunge un ulteriore strato di complessità. L'instabilità in queste aree non è solo militare, ma anche amministrativa e sociale. La mancanza di un’autorità centrale legittima e riconosciuta crea un vuoto di potere che viene prontamente riempito da milizie locali, attori esterni e, inevitabilmente, cellule dormienti dell'ISIS. La capacità di questi gruppi di mantenere una presa sul territorio, o di riemergere rapidamente dopo offensive mirate, è direttamente collegata alla governance inefficace e alla profonda sfiducia tra le comunità. L'approccio americano, focalizzato prevalentemente sulla minaccia jihadista più eclatante, rischia di trascurare queste dinamiche di potere più sfumate ma altrettanto destabilizzanti.

L'ISIS: Una minaccia latente e adattabile

Nonostante la perdita di territorio fisico e la decapitazione di alcuni leader, l'ISIS rimane una realtà forte in Siria, sebbene trasformata. La sua strategia si è evoluta da quella di uno stato territoriale a quella di una rete insurrezionale altamente adattabile. Le fonti di intelligence e i report di think tank specializzati in sicurezza mediorientale evidenziano come il gruppo sfrutti le linee di faglia esistenti, reclutando tra i disoccupati e sfruttando le tensioni settarie. L'efficacia degli attacchi americani, pur infliggendo perdite, non intacca la capacità logistica e ideologica di reclutamento del gruppo. Il successo a lungo termine nel contenere l'ISIS richiede non solo bombardamenti di precisione, ma anche un impegno politico e umanitario che affronti la marginalizzazione e la povertà che fungono da terreno fertile per l'estremismo. La narrativa del Califfato, sebbene indebolita, continua a risuonare in sacche di popolazione disperate.

Il dilemma strategico di Washington: Obiettivi a breve termine contro la stabilità a lungo termine

Il vero dilemma per Washington risiede nel bilanciare la necessità di rispondere immediatamente alle minacce dirette (come dimostrato dai raid) con l'obiettivo più elusivo di stabilizzare la Siria. La presenza militare statunitense è percepita da alcuni attori regionali, inclusi Iran e Russia, come un'ingerenza che complica la risoluzione politica del conflitto. La frammentazione del panorama siriano, con attori come le forze curde, le milizie sostenute dall'Iran e le sacche di resistenza jihadista, rende impossibile una strategia univoca. Come evidenziato da alcune analisi geopolitiche recenti, la mancanza di una chiara "uscita" politica per la Siria costringe gli Stati Uniti a rimanere intrappolati in una logica di contenimento perpetuo, dove ogni successo tattico contro l'ISIS è temporaneo finché le condizioni politiche che hanno permesso la sua ascesa rimangono intatte. La Siria di al-Sharaa e le province controllate dai resti dell'ISIS sono sintomi di una malattia politica più profonda che la potenza militare da sola non può curare.

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