Ilva a 1€: Fondo USA prenota, PM frena tutto

Pubblicato: 31/12/2025, 15:04:205 min
Scritto da
Gaetano Logatto
Categoria: Cronaca
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Ilva a 1€: Fondo USA prenota, PM frena tutto
Trattativa esclusiva con Flacks Group sconvolge Taranto: un euro per l'acciaieria, ma la procura blocca l'altoforno

Il fondo statunitense Flacks Group avvia la trattativa per acquisire l'ex Ilva offrendo simbolicamente 1 euro, con 5 miliardi di investimenti promessi. Lo Stato manterrebbe il 40%, ma la procura di Taranto oppone resistenza al dissequestro dell'altoforno 1, creando tensioni. Sindacati in allarme per i posti di lavoro.

L'annuncio shock di Flacks Group

Il fondo d'investimento statunitense Flacks Group ha reso pubblico su LinkedIn l'avvio di una trattativa esclusiva con il governo italiano per rilevare l'ex Ilva, il più grande complesso siderurgico integrato d'Europa situato a Taranto. L'offerta di acquisto è simbolica, pari a un solo euro, ma il gruppo si impegna a investire fino a cinque miliardi di euro per modernizzare gli impianti, inclusa l'elettrificazione dei forni e misure per la decarbonizzazione. Michael Flacks, fondatore e presidente, ha sottolineato l'importanza di questa partnership per garantire un futuro sostenibile all'industria siderurgica italiana.

I commissari straordinari di Acciaierie d'Italia hanno ricevuto il via libera dai comitati di sorveglianza per negoziare in esclusiva con Flacks Group, superando altre proposte come quella di Bedrock Industries, un altro fondo USA che prevedeva però tagli occupazionali più consistenti. La trattativa, che potrebbe subire modifiche, prevede una fase di negoziato intenso unilaterale, con l'obiettivo di sottoporre l'accordo definitivo al governo entro i primi mesi del 2026. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha indicato il primo quadrimestre come termine per l'assegnazione, se positiva.

Questa mossa arriva in un contesto di crisi prolungata per l'ex Ilva, segnata da problemi ambientali, debiti accumulati e procedimenti giudiziari. Flacks Group, guidato da un imprenditore noto per il risanamento di aziende in difficoltà, promette di raddoppiare la produzione a quattro milioni di tonnellate annue, mantenendo un focus su efficienza e crescita verde. L'annuncio ha suscitato reazioni contrastanti, con ottimismo dal governo ma scetticismo da parte di chi teme speculazioni finanziarie.

La resistenza della Procura di Taranto

La procura di Taranto ha posto un ostacolo significativo alla trattativa, rigettando nuovamente la richiesta di dissequestro dell'altoforno 1 avanzata da Acciaierie d'Italia, come riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno. Questa decisione, filtrata in una fase cruciale per l'aggiudicazione, è stata definita dal senatore di Fratelli d'Italia come una 'giustizia ad orologeria' volta a sabotare il processo. L'altoforno, sequestrato per presunte violazioni ambientali, rappresenta un nodo critico per la ripresa operativa del sito.

Il no della magistratura complica il piano di Flacks Group, che punta su investimenti massicci per ammodernare gli impianti e ridurre l'impatto ambientale. Senza il dissequestro, la produzione resta limitata, alimentando dubbi sulla fattibilità dell'operazione. Il governo italiano, che manterrebbe una quota del 40% nella nuova società, si trova squeezed tra esigenze industriali e vincoli giudiziari, con il rischio che la trattativa slitti oltre le scadenze previste.

Critici come esponenti di FDI accusano la procura di intimidazione, sostenendo che la tempistica della decisione coincida con momenti chiave della negoziazione. La procura, dal canto suo, difende le misure cautelari per tutelare la salute pubblica e l'ambiente a Taranto, area storicamente colpita da inquinamento siderurgico. Questa frizione evidenzia le tensioni tra rilancio economico e accountability giudiziaria.

Il ruolo dello Stato e prospettive future

Nel piano delineato da Flacks Group, lo Stato italiano assumerà una partecipazione strategica del 40% nella società, con il fondo che avrà un'opzione per acquisire un ulteriore 40% in futuro, valutato tra 500 milioni e un miliardo di euro. Questa struttura riflette un approccio di partnership a lungo termine, con Invitalia potenzialmente coinvolta per attrarre investimenti. Il ministro Urso, pur critico in passato sulla presenza statale, sembra orientato verso questa soluzione per salvare il sito.

L'offerta di Flacks è emersa come la migliore tra poche alternative, assenti proposte da player siderurgici puri. Rispetto a Bedrock, che implicava licenziamenti estesi, Flacks promette di mantenere oltre 8.000 posti di lavoro, arrivando potenzialmente a 8.500 unità. Gli investimenti previsti mirano a trasformare l'ex Ilva in un polo verde, con elettrificazione e decarbonizzazione per allinearsi agli standard UE.

Se ratificata, l'operazione potrebbe concludersi entro aprile 2026, riportando l'impianto a piena capacità. Tuttavia, permangono incertezze legate ai sequestri giudiziari e alla solidità finanziaria del fondo, che non ha esperienza diretta nell'acciaio. Il governo punta a bilanciare occupazione, ambiente e competitività, in un settore vitale per l'economia italiana.

Preoccupazioni sindacali e rischi occupazionali

I sindacati esprimono forte allarme per la trattativa con Flacks Group, definita 'inaccettabile' perché condotta con un fondo speculativo privo di know-how siderurgico. Hanno richiesto un incontro urgente a Palazzo Chigi con la presidente Meloni per chiarire aspetti occupazionali, ambientali e industriali. La paura è che 20.000 lavoratori finiscano nelle mani di investitori non industriali.

Elementi critici includono l'unica proposta per l'intero gruppo e la mancanza di dettagli sul piano industriale, noti solo tramite stampa. I sindacati sottolineano che Flacks non ha mai gestito acciaio, rischiando un'operazione puramente finanziaria. Chiedono trasparenza sulle ragioni della scelta esclusiva e garanzie per l'occupazione, in un sito che impiega migliaia di famiglie a Taranto.

La vertenza ex Ilva, annosa, vede i lavoratori come pedine in un gioco complesso tra governo, investitori e giustizia. Mentre Flacks promette crescita, i sindacati vigilano per evitare licenziamenti nascosti o fallimenti. L'esito dipenderà dalla capacità di coniugare investimenti con tutele sociali, in un equilibrio precario.

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