Due donne di una stessa famiglia — la madre Antonella Di Ielsi e la figlia quindicenne Sara Di Vita — sono decedute in poche ore all'ospedale Cardarelli di Campobasso per una sospetta intossicazione alimentare. I primi accertamenti medico-legali e le indagini della Procura mirano a chiarire se il decesso sia dovuto a un avvelenamento alimentare (ipotesi: pesce, cozze o funghi) o a un'altra causa medica, mentre un familiare rimane ricoverato. Questo articolo ricostruisce i fatti noti, spiega le possibili cause cliniche e descrive il quadro investigativo e le ricadute per la sicurezza alimentare, citando fonti giornalistiche e istituzionali attendibili.
Cosa è successo a Campobasso: la ricostruzione dei fatti
La vicenda riguarda la morte in poche ore di madre e figlia — identificate dai media come Antonella Di Ielsi e la quindicenne Sara Di Vita — ricoverate al Cardarelli di Campobasso dopo sintomi gastrointestinali insorti a seguito di un pasto consumato durante le festività; il decesso della ragazza e poi della madre ha portato la Procura locale ad avviare accertamenti e disporre autopsie per chiarire le cause[1]. Nel racconto dei fatti emerge che i familiari avevano avuto sintomi simili e che il padre è stato anch’egli ricoverato in condizioni serie, mentre un’altra componente della famiglia non avrebbe accusato malori[1].
Secondo le prime informazioni raccolte dalle testate, i membri della famiglia si sarebbero presentati più volte al pronto soccorso prima del tragico esito: i medici avrebbero diagnosticato inizialmente un’intossicazione o un episodio gastroenterico, ma l’evoluzione clinica è stata molto rapida e drammatica, con un aggravamento improvviso che ha portato a insufficienza multiorgano in almeno due dei pazienti[2]. Le autorità sanitarie e la Squadra Mobile stanno verificando gli accessi e le cartelle cliniche per ricostruire i passaggi clinici e temporali[2].
Le ipotesi preliminari riportate da più fonti indicano come possibile causa una tossinfezione legata al consumo di alimenti durante la Vigilia o nelle ore precedenti: fra gli alimenti sospettati compaiono pesce, cozze e funghi, ma gli inquirenti non escludono altre piste e attendono gli esami tossicologici e l’esito delle autopsie per avere risposte definitive[4][6].
Aspetti medici: ipotesi cliniche e perché la situazione è stata così grave
I medici dell’ospedale Cardarelli hanno descritto un quadro clinico caratterizzato da nausea, vomito e dolori addominali con progressione rapidissima verso insufficienza epatica e multiorgano; per questo motivo è stata formulata l’ipotesi di una possibile epatite fulminante secondaria a intossicazione alimentare, ma saranno gli esami istologici e tossicologici a chiarire il nesso causale[2]. Le dichiarazioni del responsabile di Rianimazione sottolineano la rapidità dell’evoluzione clinica nonostante le terapie intensive messe in atto[1].
Dal punto di vista patologico, alcune tossine batteriche o tossine marine (come quelle da molluschi bivalvi contaminati) possono indurre sindromi che evolvono rapidamente con coinvolgimento epatico e sistemico; tuttavia, la diagnosi differenziale è ampia e comprende anche intossicazioni da funghi tossici, avvelenamenti chimici o patologie infettive acute che simulano un’intossicazione alimentare, per questo gli esami di laboratorio e l’autopsia sono fondamentali per stabilire la causa[6].
È importante chiarire che le prime diagnosi basate sui sintomi suggestivi non sostituiscono le analisi: i risultati degli esami tossicologici, delle colture, delle indagini istopatologiche e delle valutazioni microbiologiche determinaranno se la causa sia effettivamente una tossina alimentare o un’altra emergenza medica; fonti giornalistiche riportano che gli accertamenti clinico-legali sono stati disposti proprio per questo motivo[4].
Indagini, responsabilità e cosa comportano le autopsie
La Procura di Campobasso ha aperto un fascicolo e disposto le autopsie sui corpi di madre e figlia; le indagini sono affidate alla Squadra Mobile che sta raccogliendo elementi, compresa l’analisi delle cartelle cliniche, dei pasti consumati e degli eventuali campioni di cibo disponibili, per stabilire un nesso di causalità tra l’alimento e i decessi[2]. L’istruttoria procura a verificare anche eventuali responsabilità penali in caso di correlazione diretta con alimenti contaminati o gestioni negligenti della filiera o della conservazione dei cibi.
Nel corso di indagini simili, le autopsie possono identificare lesioni caratteristiche di specifiche tossinfezioni, reperire tracce di tossine o residui chimici e indirizzare le verifiche verso determinati agenti patogeni: per questo le autorità sanitarie cooperano con i laboratori di tossicologia e con i servizi veterinari e alimentari per analizzare campioni alimentari, se disponibili, e i reperti biologici dei pazienti[6]. Le notizie di cronaca riportano che al momento sono in corso esami approfonditi e che le autorità mantengono massima riservatezza sugli esiti pendenti[1].
Le verifiche avranno anche ricadute pratiche: se dovesse emergere un alimento coinvolto, le Asl e i servizi di igiene pubblica potrebbero attivare richiami o comunicazioni alla popolazione, mentre eventuali responsabilità criminali comporterebbero procedimenti giudiziari; per ora però le indagini sono nella fase preliminare e non è stata formulata alcuna imputazione[3].
Implicazioni per la sicurezza alimentare e consigli pratici
La vicenda riporta al centro l’importanza delle corrette pratiche di conservazione, preparazione e consumo degli alimenti, soprattutto per prodotti deperibili come pesce e molluschi: le autorità sanitarie raccomandano di acquistare da rivenditori autorizzati, conservare a temperature adeguate e consumare il pesce entro tempi brevi, mentre per funghi e prodotti selvatici è cruciale la certificazione e la corretta identificazione della specie[4]. Notizie locali indicano che il sospetto si concentra su alimenti consumati durante le feste, sottolineando come i rischi aumentino quando alimenti vengono preparati in anticipo e mal conservati[1].
In caso di sospetto di intossicazione alimentare è importante rivolgersi tempestivamente al pronto soccorso se compaiono sintomi come vomito persistente, diarrea grave, debolezza marcata, ittero o alterazione dello stato di coscienza; le strutture sanitarie devono segnalare i casi sospetti ai servizi di prevenzione per attivare indagini epidemiologiche e, se necessario, controlli sui lotti alimentari coinvolti[2]. Le evidenze cliniche e i protocolli delle Asl definiscono i passaggi per la gestione e la notifica delle sospette intossicazioni.
Per la popolazione resta fondamentale attendere gli esiti delle indagini ufficiali prima di trarre conclusioni definitive o attribuire colpe: le fonti giornalistiche e le autorità competenti ricordano che al momento le ipotesi sono più d’una e che solo gli esami medico-legali e i risultati dei laboratori potranno fornire certezze[5]. Seguire le comunicazioni delle istituzioni sanitarie e delle procure locali è il modo più sicuro per ottenere informazioni affidabili.
