Negli ultimi mesi la gestione degli arbitri in Italia ha attraversato una fase critica tra errori sulle decisioni, polemiche mediatiche e proposte di riforma. Gianluca Rocchi, designatore della CAN, ha assunto un ruolo centrale nel difendere la categoria e nel proporre misure tecniche e organizzative per ridurre gli errori e aumentare la trasparenza verso tifosi e addetti ai lavori. Questo articolo ricostruisce i fatti, spiega le ragioni delle posizioni di Rocchi e valuta l’impatto delle proposte — dall’uso del VAR alla possibile riorganizzazione in stile PGMOL — sulla credibilità del sistema arbitrale.
Il contesto: perché il dibattito è esploso dopo il weekend
Il recente aumento delle polemiche nate da alcune partite di Serie A ha riportato al centro del dibattito pubblico la qualità delle decisioni arbitrali e il ruolo del VAR, proprio mentre la percentuale di decisioni ritenute corrette mostrava oscillazioni preoccupanti che hanno alimentato le critiche esterne (Corriere dello Sport).
La questione non è nuova: oltre agli errori sporadici, il dibattito coinvolge anche aspetti organizzativi e professionali degli arbitri, come la necessità di formazione continua, supporto psicologico e strutture di lavoro stabili, elementi che sono stati discussi pubblicamente fra dirigenti federali e i vertici arbitrali (La Gazzetta dello Sport).
In questo scenario il weekend di polemiche ha fatto emergere sia la frustrazione dei tifosi e dei club sia la vulnerabilità del sistema, con richieste immediate di chiarimenti e di cambiamenti radicali, cosa che ha indotto le istituzioni e il designatore Rocchi a intervenire pubblicamente per spiegare scelte tecniche e ribadire la centralità della figura dell’arbitro (Sky Sport).
Le argomentazioni di Rocchi: responsabilità, errori e limiti del VAR
Gianluca Rocchi ha risposto alle critiche difendendo la responsabilità ultima dell’arbitro sul campo, sottolineando come il VAR sia uno strumento di supporto e non un sostituto, e ricordando che alcune decisioni rimangono valutazioni soggettive anche dopo la revisione tecnologica (Sky Sport).
Rocchi ha inoltre ammesso l’esistenza di errori — citando numeri concreti relativi alla stagione — e ha spiegato che alcuni sbagli sono stati causati dal mancato intervento del VAR in determinate situazioni, ribadendo però che la scelta di intervenire o meno rientra in parametri tecnici e di gravità stabiliti a livello operativo (Sky Sport).
Infine, il designatore ha promosso un approccio comunicativo più trasparente verso il pubblico e i media, proponendo strumenti come l’announcement o la spiegazione delle decisioni allo stadio e in tv, misure pensate per ridurre incomprensioni e tensioni e migliorare la percezione della correttezza (Eurosport).
Le proposte organizzative: verso un modello 'alla inglese'?
Parallelamente alla gestione delle singole gare, Rocchi e altri protagonisti del sistema arbitrale hanno rilanciato l’idea di una riorganizzazione strutturale ispirata alla PGMOL inglese, cioè una società che centralizzi selezione, formazione e gestione degli arbitri professionisti con contratti dedicati e staff di supporto (Corriere dello Sport).
L’ipotesi di una società arbitrale finanziata da Leghe e FIGC, con figure europee di riferimento e un percorso di professionalizzazione più strutturato, è stata rilanciata da più fonti e discussa come soluzione per ridurre errori sistemici e aumentare la continuità di crescita tecnica dei direttori di gara (Atalantini.online).
I sostenitori del modello sostengono che la stabilità contrattuale, il supporto specialistico (psicologi, analisti video) e una governance condivisa con Leghe e FIGC possano alzare gli standard, mentre i critici mettono in guardia dai rischi di tensione con l’AIA e da potenziali problemi di indipendenza e iter normativi da risolvere prima di un’eventuale implementazione (La Gazzetta dello Sport).
Impatto pratico e prospettive: cosa cambia per partite, tifosi e media
Se le proposte di Rocchi e della FIGC vengono attuate, il cambiamento più immediato potrebbe essere l’aumento della trasparenza verso il pubblico: strumenti come l’announcement del VAR o la spiegazione diretta in stadio promettono di ridurre l’indeterminatezza che spesso alimenta proteste e polemiche (Eurosport).
A livello sportivo, una maggiore professionalizzazione e il rafforzamento del controllo qualitativo potrebbero abbassare la frequenza di errori gravi e standardizzare i criteri di intervento del VAR, ma richiederanno tempi lunghi, investimenti e un equilibrio attento tra autonomia arbitrale e supervisione delle istituzioni (Corriere dello Sport).
Infine, il successo delle misure proposte dipenderà molto dalla capacità di comunicazione verso tifosi e stampa: spiegare meglio i criteri tecnici, mostrare dati di miglioramento e affrontare apertamente gli errori può contribuire a ricostruire fiducia, ma solo se accompagnato da risultati tangibili sul campo e da una governance trasparente e condivisa (Sky Sport).
