Netanyahu furioso con l'Australia: perché ora?

Pubblicato: 15/12/2025, 20:25:266 min
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Redazione
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Netanyahu furioso con l'Australia: perché ora?
Attacchi sinagoghe, cori antisemiti e l'ombra di Bondi Beach

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha accusato duramente l'Australia di aver alimentato l'antisemitismo, citando episodi gravi come il coro 'Gasate gli ebrei' a Sydney e l'attentato di Bondi Beach durante Hanukkah. Tra tensioni diplomatiche e riconoscimenti controversi, emerge un quadro complesso di odio e politica internazionale.

L'attentato di Bondi Beach e la reazione di Netanyahu

L'attentato terroristico avvenuto a Bondi Beach, la celebre spiaggia di Sydney, ha scosso l'Australia e il mondo ebraico. Durante le celebrazioni della festa ebraica di Hanukkah, noti come 'festa delle luci', un attacco armato ha causato numerose vittime, tra cui una bambina e il rabbino locale, seminando terrore tra i partecipanti. Questo episodio, descritto come un 'tiro al bersaglio' contro la folla innocente, ha immediatamente scatenato reazioni internazionali, con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in prima linea nelle condanne. L'evento si inserisce in un contesto di crescenti tensioni antisemite nel paese oceanico, aggravate dal conflitto mediorientale.

Netanyahu non ha esitato ad attribuire una responsabilità indiretta al governo australiano guidato da Anthony Albanese, accusandolo di aver 'gettato benzina sul fuoco dell'antisemitismo'. In una dichiarazione rilasciata all'indomani della strage, il leader israeliano ha ricordato una lettera inviata ad agosto al premier australiano, in cui già denunciava la diffusione dell'odio contro gli ebrei nelle strade australiane. 'L'antisemitismo è un cancro che si diffonde quando i leader tacciono', ha affermato, esortando Canberra a sostituire la 'debolezza con l'azione'. Questa posizione riflette la frustrazione di Israele per politiche percepite come permissive verso manifestazioni anti-israeliane.

La comunità ebraica australiana, colpita duramente, ha espresso delusione per la presunta sottovalutazione del fenomeno da parte delle autorità. Molti esponenti locali accusano il governo di non aver adottato misure sufficienti per proteggere sinagoghe e raduni festivi, nonostante segnali preoccupanti emersi negli ultimi mesi. L'attacco di Bondi non è un caso isolato, ma il culmine di un'onda di violenza che ha reso l'Australia un terreno fertile per l'estremismo, alimentato da propaganda online e tensioni geopolitiche. Netanyahu ha promesso di continuare a denunciare chi, a suo dire, incoraggia implicitamente tali atti.

Il coro 'Gasate gli ebrei' e gli episodi del 2023

Solo due giorni dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 in Israele, Sydney è stata teatro di un episodio scioccante: un coro antisemita 'Gasate gli ebrei' scandito davanti all'Opera House. Le immagini del video, circolate ampiamente sui social, hanno provocato un'ondata di indignazione e polemiche durate settimane. Partecipanti alla manifestazione pro-Palestina hanno intonato slogan che evocano l'Olocausto, un richiamo esplicito alle camere a gas naziste, scatenando accuse di incitamento all'odio. Giornalisti come Marco Fattorini hanno sottolineato la gravità dell'accaduto, rigettando tentativi di minimizzare il coro come un semplice 'Dove sono gli ebrei'.

Questo incidente ha segnato l'inizio di una spirale di violenza antisemita in Australia, con episodi che si sono susseguiti nei mesi successivi. La rapidità con cui l'odio si è manifestato, appena 48 ore dopo il massacro di Hamas, ha evidenziato come il conflitto israelo-palestinese possa innescare reazioni estreme anche in contesti lontani. Netanyahu ha citato questo evento nella sua critica all'Australia, collegandolo alla mancata condanna ferma da parte delle autorità. L'episodio ha anche portato a un dibattito pubblico sulla libertà di espressione versus incitamento all'odio, con richieste di indagini più severe.

Le autorità australiane hanno riconosciuto la pericolosità di tali manifestazioni, ma le critiche persistono. Il coro non è rimasto un fatto isolato, bensì ha ispirato ulteriori atti di vandalismo e minacce contro la comunità ebraica. Esperti di sicurezza avvertono che la propaganda estremista, inclusa quella jihadista, sfrutta eventi come il 7 ottobre per colpire obiettivi 'facili' come sinagoghe e feste religiose. Questo contesto ha rafforzato la posizione di Netanyahu, che vede nell'Australia un esempio di leadership debole di fronte all'ascesa dell'antisemitismo.

Attacchi alle sinagoghe e il legame con l'Iran

Negli ultimi due anni, l'Australia ha registrato una serie di attacchi incendiari contro luoghi ebraici, tra cui un caffè kosher a Bondi nell'ottobre 2024 e la sinagoga Adass Israel di Melbourne a dicembre 2024. Questi episodi, attribuiti dalle autorità a sponsorizzazioni iraniane, hanno portato all'espulsione dell'ambasciatore iraniano Ahmad Sadeghi e di altri diplomatici. Teheran ha negato le accuse, ma il governo di Canberra ha troncato i rapporti diplomatici, segnalando una minaccia esterna concreta. Tali attentati hanno colpito proprietà ebraiche, automobili e edifici sacri, creando un clima di paura costante.

Netanyahu ha elogiato parzialmente l'espulsione iraniana, ma ha criticato l'Australia per non aver fatto abbastanza contro l'antisemitismo domestico. Gli attacchi sono stati descritti come parte di un 'bersaglio consueto' per estremisti, facilitato dalla scarsità di risorse per la sicurezza in un paese vasto. La propaganda online ha amplificato l'incitamento, trasformando tensioni mediorientali in violenza locale. La comunità ebraica lamenta protezioni insufficienti, nonostante le promesse governative.

Il collegamento con l'Iran aggiunge una dimensione geopolitica al conflitto. Secondo rapporti ufficiali, gli ordini provenivano da Teheran, motivati dal sostegno australiano a Israele. Questo ha esacerbato le frizioni con Netanyahu, che accusa Albanese di incoerenza: da un lato espulsioni, dall'altro presunte tolleranze verso l'odio. Esperti come Guido Olimpio sottolineano come crisi multiple in Medio Oriente creino una 'miscela tossica' che alimenta attacchi globali.

Il riconoscimento della Palestina e le tensioni diplomatiche

A settembre, il primo ministro Anthony Albanese ha annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, una mossa che ha infuriato Israele. Netanyahu ha collegato questa decisione direttamente all'aumento dell'antisemitismo australiano, affermando che ha 'sostituito la debolezza con ancora più debolezza'. La scelta di Canberra è stata vista come un segnale di sostegno ai palestinesi, in contrasto con la posizione israeliana, e ha alimentato proteste pro-Palestina accusate di virare in antisemitismo.

Questa divergenza politica ha cristallizzato le critiche di Netanyahu, che in una lettera ad agosto aveva già avvertito Albanese dei rischi. Il premier israeliano denuncia un doppio standard: condanne verbali all'odio, ma azioni percepite come concilianti verso chi lo fomenta. La comunità ebraica australiana condivide queste preoccupazioni, accusando il governo di sottovalutare l'impatto del riconoscimento sulla sicurezza interna.

Le tensioni diplomatiche rischiano di protrarsi, con Israele impegnato a 'denunciare coloro che incoraggiano' l'antisemitismo. Albanese ha difeso le sue politiche, enfatizzando sforzi contro l'estremismo, ma gli eventi di Bondi e i cori del 2023 mettono in discussione l'efficacia. In un contesto globale di crescenti divisioni sul conflitto di Gaza, l'Australia si trova al centro di un dibattito su come bilanciare diritti umani, sicurezza e alleanze internazionali.

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