Autopsia choc a Campobasso: cosa nasconde?

Pubblicato: 31/12/2025, 17:52:395 min
Scritto da
Gaetano Logatto
Categoria: Cronaca
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Autopsia choc a Campobasso: cosa nasconde?
Madre e figlia morte per intossicazione, il padre fuori pericolo. Le indagini rivelano...

Le autopsie su Antonella Di Ielsi e Sara Di Vita non hanno chiarito la causa dei decessi, ma l'inchiesta della Procura di Campobasso procede a 360 gradi. Cinque medici indagati, padre dimesso dalla rianimazione: tutti i dettagli emersi finora.

Le autopsie: nessun indizio immediato

L'autopsia sui corpi di Antonella Di Ielsi, 50 anni, e della figlia Sara Di Vita, 15 anni, è stata condotta il 31 dicembre all'obitorio dell'ospedale Cardarelli di Campobasso. L'esame, durato circa sette ore, non ha fornito elementi sufficienti per determinare la causa precisa dei decessi. Secondo fonti inquirenti, è stato necessario attendere gli esiti degli esami chimici e tossicologici per chiarire l'origine della gravissima intossicazione che ha colpito la famiglia tra il 27 e il 28 dicembre. La dottoressa De Luca, medico legale nominato dalla Procura, ha operato affiancata dal dottor Laterza, gastroenterologo, in presenza di consulenti delle parti.

Presenti all'accertamento irripetibile anche i legali della famiglia, come gli avvocati Arturo Messere e Paolo Lanese, con il professor Marco Di Paolo, anatomopatologo di Pisa. Il procuratore Nicola D'Angelo ha confermato che dall'esame autoptico non sono emersi elementi conoscitivi immediati, mantenendo aperte tutte le ipotesi. Questo approccio cautelativo riflette la complessità del caso, dove una tossinfezione alimentare sembra la pista principale, ma nulla è escluso in attesa di analisi più approfondite sui tessuti e sui fluidi corporei delle vittime.

L'evento si è svolto con la partecipazione del dirigente della Squadra Mobile, Marco Graziano, e dei periti dei medici indagati. La durata prolungata dell'autopsia sottolinea la meticolosità degli accertamenti, mirati a escludere o confermare tracce di sostanze tossiche. Al momento, le autorità giudiziarie sottolineano che solo i risultati tossicologici, che richiedono tempi tecnici più lunghi, potranno orientare l'inchiesta verso una direzione definitiva.

Le indagini a 360 gradi: tutte le piste aperte

La Procura di Campobasso, coordinando la Squadra Mobile, sta battendo tutte le piste possibili senza escludere nulla. L'ipotesi principale resta quella di un'intossicazione alimentare legata a cibi consumati durante le feste, in particolare la cena del 23 dicembre, con sospetti su prodotti sott'olio. Gli inquirenti stanno analizzando prelievi ematici della madre, effected in rianimazione, e campioni ambientali per identificare l'agente patogeno responsabile della tossinfezione.

Non si esclude nemmeno l'avvelenamento da terze persone, anche se considerato residuale, né contaminazioni accidentali come veleni per topi nella farina, ipotesi ormai screditata. L'inchiesta si allarga a verifiche su alimenti preparati in casa, catene di fornitura e abitudini alimentari della famiglia. Questo approccio esaustivo è essenziale per ricostruire la sequenza degli eventi che ha portato al decesso delle due donne, precedentemente ricoverate con sintomi gravi ma rimandate a casa.

Le analisi chimiche e tossicologiche sui campioni prelevati durante l'autopsia rappresentano il prossimo passo cruciale. Fonti investigative indicano che i risultati potrebbero arrivare nelle prossime settimane, potenzialmente chiarendo se si tratti di batteri patogeni, tossine naturali o altre sostanze. Intanto, la Squadra Mobile continua sequestri e interrogatori per mappare il contesto familiare e sociale.

I cinque medici indagati: responsabilità sanitarie

Nel fascicolo aperto dalla Procura risultano iscritti cinque medici a titolo cautelativo, con accuse di omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose. Si tratta di tre professionisti del pronto soccorso del Cardarelli: Maria Balbo, Ramon Aldo Olivieri e Pietro Vuotto, più due della Guardia medica, Angela Maria Castelluzzo e Michele Formichella. L'iscrizione è un atto dovuto in vista degli accertamenti tecnici non ripetibili.

Madre e figlia, nonostante i sintomi evidenti, sarebbero state rimandate a casa in due occasioni separate, alimentando dubbi sulla gestione clinica iniziale. Gli indagati, tutti residenti a Campobasso, avranno modo di nominare propri consulenti per le controperizie. Questa fase dell'inchiesta valuta se ritardi diagnostici o cure inadeguate abbiano contribuito al tragico epilogo, in un contesto di emergenza festiva che ha complicato gli accessi ospedalieri.

I legali delle parti e i periti hanno assistito all'autopsia, garantendo trasparenza. La responsabilità sanitaria emerge come nodo centrale, con potenziali implicazioni per i protocolli di triage in pronto soccorso. Le autorità attendono riscontri scientifici per correlare eventuali omissioni alle dinamiche patologiche osservate.

Il padre fuori dalla rianimazione: aggiornamenti familiari

Le condizioni del padre di Sara e marito di Antonella, ricoverato all'Istituto Spallanzani di Roma, sono in netto miglioramento. Il direttore generale ha annunciato che l'uomo è uscito dalla rianimazione, con accertamenti ancora in corso ma prognosi positiva. Anche l'altra figlia della coppia continua a essere assistita dall'équipe medica e supportata psicologicamente.

Questa nota rassicurante contrasta con la gravità del dramma familiare, colpito da una tossinfezione che ha risparmiato parzialmente i superstiti. Il padre, anch'egli colpito dai sintomi, rappresenta un caso chiave per gli inquirenti: i suoi prelievi potrebbero fornire indizi comparativi sulle sostanze ingerite. L'assistenza psicologica offerta dall'ospedale sottolinea l'impatto emotivo dell'evento.

La famiglia Di Vita, originaria di Campobasso, era in buona salute prima dell'episodio. Gli aggiornamenti dal Corriere indicano che il recupero del padre potrebbe accelerare le indagini, permettendo testimonianze dirette sulla cena fatale. La comunità locale segue con apprensione gli sviluppi, in attesa di verità e giustizia.

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