La Manovra 2026 ottiene la fiducia alla Camera con 219 sì e 125 no. Oggi il voto finale decisivo, mentre il ministro Giorgetti rimanda il nodo pensioni al 2026. Approvato l'odg Lega per bloccare l'aumento dell'età pensionabile, tra critiche opposizione e corsa contro il tempo per evitare l'esercizio provvisorio.
Il voto di fiducia alla Camera: 219 sì e il rush finale
La Camera dei Deputati ha approvato la fiducia richiesta dal governo sulla Manovra 2026 con 219 voti favorevoli e 125 contrari, segnando un passo cruciale verso l'approvazione definitiva. Questa procedura, blindando l'articolo 1 del provvedimento, ha evitato emendamenti ulteriori e accelerato l'iter parlamentare. Il governo, guidato dal premier e dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, ha optato per questa mossa per garantire i tempi stretti imposti dalla scadenza del 31 dicembre, evitando così l'esercizio provvisorio dei bilanci. La seduta notturna a Montecitorio ha visto un'ampia partecipazione, con il centrodestra compatto nel sostenere il testo.
Dopo il via libera del Senato, la Camera ha proseguito con l'esame degli ordini del giorno, culminando nel voto di fiducia che ha polarizzato l'Aula. Le opposizioni, come Pd e Italia Viva, hanno criticato aspramente la fiducia, accusando l'esecutivo di ridurre il Parlamento a un semplice passacarte. Maria Chiara Gadda di Italia Viva ha parlato di 'inversione a U' su temi chiave come le pensioni, annunciando il voto contrario. Nonostante le tensioni, i numeri della maggioranza hanno retto, confermando la solidità politica del governo in questa fase delicata dell'anno parlamentare.
Il voto finale è previsto entro le 13 di martedì 30 dicembre, completando un iter maratona che ha impegnato entrambe le Camere. Secondo fonti di maggioranza, questa approvazione rafforza la credibilità internazionale dell'Italia sui mercati, come sottolineato dal relatore Roberto Pella. La Manovra da 22 miliardi di euro include misure per rimettere ordine nei conti pubblici, con enfasi su crescita e investimenti, ponendo basi solide per il 2026 senza strappi istituzionali evidenti.
Giorgetti sulle pensioni: 'Vedremo nel 2026', l'apertura del ministro
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che sul tema pensioni 'vedremo nel 2026', lasciando aperta una possibile revisione futura. Questa posizione emerge nel contesto di frizioni interne alla maggioranza, dove la Lega ha spinto per interventi correttivi. Giorgetti si è detto favorevole a ordini del giorno che impegnano il governo a riconsiderare l'aumento dell'età pensionabile, previsto di un mese dal 2027 e tre mesi dal 2028. Tale flessibilità mira a bilanciare sostenibilità finanziaria e pressioni politiche.
Durante la discussione alla Camera, il viceministro Maurizio Leo ha confermato che la finestra di uscita pensionistica sarà limitata, confermando l'impianto della Manovra ma con spiragli per aggiustamenti. Giorgetti ha enfatizzato la necessità di gettare 'fondamenta solide' per i conti pubblici, rafforzando la fiducia di mercati e investitori. Questa strategia riflette l'equilibrio tra rigore fiscale e sensibilità sociale, evitando misure drastiche immediate ma promettendo valutazioni nel prossimo esercizio.
Le parole di Giorgetti rispondono alle critiche delle opposizioni, che accusano il governo di rinviare problemi strutturali. Il Pd ha parlato di 'presa in giro' agli italiani, mentre la maggioranza rivendica un approccio responsabile. Questa posizione potrebbe influenzare il dibattito futuro sulla previdenza, legando l'evoluzione normativa al contesto economico del 2026.
L'ordine del giorno della Lega: stop all'aumento dell'età pensionabile
Approvato l'ordine del giorno della Lega che impegna il governo a valutare la sterilizzazione dell'aumento dell'età pensionabile. Il testo, ricalcante un emendamento bocciato al Senato per mancanza di copertura, ha ricevuto parere favorevole dall'esecutivo. Questa misura tecnica blocca l'automatismo che dal 2027 incrementerebbe i requisiti di un mese, estendendosi a tre mesi dal 2028, rispondendo alle preoccupazioni di lavoratori e sindacati.
Il governo ha espresso parere positivo, come anticipato da fonti parlamentari, confermando la compattezza della maggioranza su un tema spinoso. Giorgetti ha ribadito il sostegno a ogni odg 'che si rispetti', integrando così l'impianto pensionistico della Manovra. Questa approvazione evita conflitti interni e mantiene l'equilibrio tra Forze Italia, Lega e altri alleati, priorizzando la stabilità politica.
L'odg rappresenta un compromesso: non modifica il testo base ma vincola futuri atti governativi. Secondo analisti, ciò potrebbe aprire a riforme mirate nel 2026, bilanciando invecchiamento demografico e sostenibilità del sistema previdenziale. La maggioranza lo presenta come vittoria concreta per i cittadini.
Reazioni politiche e prospettive per il 2026: tra critiche e ottimismo
Le opposizioni hanno reagito con durezza: il Pd denuncia un inganno sugli italiani, mentre Italia Viva annuncia voto no per le inversioni su pensioni e altro. Al contrario, il centrodestra, con Pella, esalta le fondamenta solide della Manovra, che rafforza i conti e la credibilità sui mercati. Questa polarizzazione evidenzia il divario tra governo e minoranze in vista del voto finale.
Il governo corre contro il tempo per l'approvazione entro il 31 dicembre, evitando l'esercizio provvisorio che paralizzerebbe la spesa pubblica. Giorgetti mira a un 2026 stabile, con focus su crescita e investitori esteri. La fiducia incassata conferma la tenuta numerica, nonostante tensioni interne superate sul nodo pensioni.
Prospettive future: la Manovra 2026 da 22 miliardi getta basi per riforme, con pensioni al centro del dibattito prossimo. L'ottimismo della maggioranza si scontra con scetticismo opposizione, ma l'approvazione imminente chiuderà un anno parlamentare intenso, aprendo a nuove sfide economiche.
