Putin frena Zelensky: no tregua in Donbass!

Pubblicato: 29/12/2025, 12:50:445 min
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Redazione
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Putin frena Zelensky: no tregua in Donbass!
Stallo nei colloqui di pace in Ucraina: Mosca blocca la telefonata e insiste sui 'punti spinosi'

Le recenti iniziative diplomatiche di Donald Trump per una pace in Ucraina incontrano ostacoli dal Cremlino. Putin rifiuta la telefonata con Zelensky e pone condizioni rigide sul Donbass, complicando gli sforzi per una tregua. Analizziamo lo stallo attuale tra tensioni storiche e posizioni russe.

Le mosse di Trump per sbloccare il dialogo

Donald Trump ha intensificato gli sforzi per mediare una pace in Ucraina, intrattenendo una telefonata di oltre un'ora con Vladimir Putin prima dell'incontro con Volodymyr Zelensky a Mar-a-Lago. Il presidente USA si è detto ottimista, definendo il colloquio 'costruttivo' e l'incontro 'fantastico', con entrambi i leader desiderosi di un accordo. Trump ha stimato che, se le cose procedono bene, la guerra potrebbe concludersi in un paio di settimane, assicurando a Kiev 'forti garanzie di sicurezza' coinvolgendo anche l'Europa. Questa diplomazia attiva mira a superare lo stallo, ma incontra resistenze immediate da Mosca.

L'incontro a Mar-a-Lago è stato presentato come un passo avanti negli sforzi di pace, con Trump al timone per facilitare un dialogo diretto. Una fonte citata da Fox News ha descritto una possibile telefonata Putin-Zelensky come una 'vittoria diplomatica'. Tuttavia, Putin non ha partecipato alla chiamata domenicale, e i rapporti tesi tra i due leader risalgono al 2020, quando le comunicazioni si interruppero dopo lo scandalo Wagner. Zelensky ha cercato ripetutamente un contatto, ma senza successo, specialmente dopo l'invasione ucraina di Kursk nel 2024.

Trump ha anche discusso la ricostruzione post-bellica, affermando che Putin si è mostrato 'molto generoso' e che la Russia vorrà vedere l'Ucraina avere successo. Zelensky ha confermato garanzie di sicurezza USA per 15 anni, estendibili, ma ha espresso il desiderio di periodi più lunghi, come 30-50 anni. Queste rassicurazioni mirano a convincere Kiev, ma il Cremlino lega ogni progresso a concessioni territoriali, creando un'impasse diplomatica evidente.

Il rifiuto di Putin: niente telefonata da oltre 5 anni

Vladimir Putin ha posto un veto netto alla telefonata con Zelensky, interrotta dal luglio 2020 a causa dello scandalo Wagner, un fallito tentativo ucraino di catturare mercenari russi in Bielorussia. Da allora, le comunicazioni dirette sono cessate, con Putin sempre taciturno e Zelensky impegnato a stabilire un rapporto, ma senza frutti. Finestre di opportunità nel 2024 sono svanite con l'offensiva di Kursk, rendendo il dialogo attuale 'fuori dall'agenda', come confermato dal Cremlino.

I rapporti tra i due leader non sono mai stati amichevoli, con tensioni croniche che precedono l'invasione del 2022. Una fonte a conoscenza dei colloqui ha sottolineato che l'assenza di Putin nella telefonata Trump-Zelensky rappresenta l'ostacolo principale. Mosca vede qualsiasi contatto diretto come prematuro senza risoluzioni preliminari, preferendo canali indiretti come quello russo-americano attivato da Trump. Questo rifiuto complica gli sforzi di pace, prolungando l'incertezza sul campo.

Il Cremlino ha concordato con Trump di ritentare un colloquio telefonico dopo l'incontro Mar-a-Lago, ma solo su basi chiare. Oltre all'Ucraina, si è discusso del Medio Oriente, mostrando un'agenda ampia. Tuttavia, la riluttanza di Putin a parlare con Zelensky riflette una strategia di forza, dove Mosca detiene il vantaggio negoziale grazie ai progressi militari nel Donbass.

Punti spinosi: il Donbass al centro dello stallo

Mosca frena duramente sulla pace, dichiarando che non ci sarà tregua senza una 'decisione coraggiosa e responsabile' di Kiev sul Donbass. L'inviato del Cremlino Yuri Ushakov ha insistito sul ritiro delle forze ucraine oltre i confini amministrativi, in linea con gli accordi russo-americani. Putin e Trump condividono la view che una tregua temporanea proposta da ucraini ed europei prolungherebbe solo il conflitto, rischiando una ripresa delle ostilità.

Il Donbass rappresenta il nodo cruciale: Mosca richiede il riconoscimento de facto delle repubbliche separatiste, controllate militarmente dal 2014 e annessione formale nel 2022. Ushakov ha legato la fine delle ostilità a concessioni politiche da Kiev, escludendo tregue parziali. Questa posizione rigida contrasta con le garanzie di sicurezza promesse da Trump, creando frizioni tra alleati occidentali e ucraini, che vedono nel Donbass una linea rossa non negoziabile.

Le dichiarazioni del Cremlino entrano 'a gamba tesa' nelle trattative, dopo la telefonata Trump-Putin. Zelensky ha accolto le garanzie USA, ma Mosca le considera insufficienti senza cambiamenti territoriali. Questo stallo sul Donbass blocca progressi immediati, con rischi di escalation se le offensive russe continuano, rendendo urgente un compromesso ma difficile da raggiungere.

Prospettive di pace: ostacoli e scenari futuri

Le prospettive di pace rimangono incerte, con Trump ottimista ma Mosca irremovibile sui 'punti spinosi'. Una videochiamata con leader europei è in programma, per massimizzare la convergenza sugli interessi ucraini. Tuttavia, il rifiuto di tregue e l'insistenza sul Donbass suggeriscono che una risoluzione rapida è improbabile, richiedendo concessioni reciproche che né Kiev né Mosca sembrano pronte a fare.

Zelensky punta a garanzie lunghe e stabili, mentre Putin lega tutto al ritiro ucraino dal Donbass. Trump media con ottimismo, ma retroscena rivelano tensioni storiche irrisolte. La smorfia di Zelensky durante le dichiarazioni su Putin indica scetticismo interno, complicando l'unità ucraina. Servono negoziati multilaterali per superare questo vicolo cieco.

In conclusione, lo stallo attuale riflette divergenze profonde: sicurezza per Kiev, territorio per Mosca. Trump potrebbe spingere per un cessate-il-fuoco entro settimane, ma senza telefonata diretta e concessioni sul Donbass, la guerra persiste. Monitorare i prossimi colloqui russo-americani sarà chiave per valutare se la diplomazia prevarrà sulle armi.

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