Dazi USA? Export italiano vola: Bankitalia smonta allarmismi

Pubblicato: 27/12/2025, 17:15:115 min
Scritto da
Gaetano Logatto
Categoria: Cronaca
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Dazi USA? Export italiano vola: Bankitalia smonta allarmismi
Lo studio della Banca d'Italia rivela: vendite in America stabili nonostante le tariffe. Crescite record e strategie vincenti delle imprese tricolori.

Un'analisi della Banca d'Italia demolisce le previsioni catastrofiche sui dazi americani: l'export italiano verso gli USA resiste e cresce, con impatti minimi sui margini e dinamiche positive nei primi mesi del 2025. Dati da Intesa Sanpaolo e altre fonti confermano la resilienza del Made in Italy.

Lo studio Bankitalia: impatti minimi sui margini

La recente analisi della Banca d'Italia (Questioni di Economia e Finanza n. 993) ha esaminato l'esposizione diretta e indiretta delle imprese italiane al mercato statunitense, utilizzando dati di fatturazione elettronica e bilanci. Contrariamente alle previsioni allarmistiche di economisti che temevano crolli del Pil e crisi produttive, emerge che i dazi hanno ridotto i margini di profitto di appena lo 0,3 punti percentuali per il 75% delle aziende esportatrici. Prima dell'introduzione delle tariffe, il margine medio era del 10,1%, una fluttuazione considerata gestibile e in linea con le variazioni cicliche degli ultimi anni. Questo smonta gli scenari catastrofici diffusi dopo l'annuncio del 2 aprile 2025 delle tariffe al 10% su tutte le importazioni mondiali.

Le imprese adottano strategie come il 'pricing to market', assorbendo i costi dei dazi per non perdere quote di mercato negli USA, senza trasmettere pienamente gli aumenti ai consumatori americani. Per i prodotti di alta qualità del Made in Italy, i clienti d'Oltreatlantico sono disposti a pagare di più, permettendo un parziale trasferimento del dazio sui prezzi finali senza cali significativi nelle vendite. Lo studio evidenzia anche rischi indiretti, come il dirottamento di prodotti cinesi esclusi dal mercato USA verso Europa e altri contesti, aumentando la concorrenza per le aziende italiane in quei segmenti. Tuttavia, l'impatto medio resta contenuto e eterogeneo, con differenze tra imprese e sistemi locali del lavoro.

Un altro report Bankitalia (n. 994) conferma che gli effetti sui margini sono limitati sia per gli esportatori diretti che per i fornitori italiani, eccetto per un ristretto gruppo di aziende altamente esposte. Questo approccio microeconomico, basato su dati doganali e interaziendali, fornisce una valutazione ex ante realistica, sottolineando come i legami domestici amplifichino l'esposizione ma non la rendano insostenibile. La resilienza italiana si basa sulla qualità e sulla capacità di adattamento, fattori che tamponano gli shock tariffari.

Crescita record dell'export italiano negli USA

Nei primi nove mesi del 2025, le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti sono balzate del 9% rispetto al 2024, toccando a settembre un valore mensile di 7,16 miliardi di dollari, secondo dati riportati da Secolo d'Italia. Gli USA si confermano il primo mercato extra-UE e il terzo globale per l'Italia, con un export annuo 2024 già oltre i 76 miliardi di dollari. Settori come il farmaceutico hanno registrato un +33% negli investimenti esteri, diretti per il 90% verso gli States, mentre l'agroalimentare è cresciuto del 14,8%, grazie alla qualità intrinseca del Made in Italy che supera le barriere tariffarie.

Nonostante un calo del 3% a novembre 2025 rispetto all'anno precedente, come comunicato da Istat, il saldo dei primi undici mesi mostra una crescita del 7,9%, segnalando una dinamica complessivamente positiva. Questo trend consolida gli Stati Uniti come secondo sbocco commerciale italiano, superando la Francia, con un'incidenza dell'11% sull'export totale di manufatti, pari a 64,2 miliardi di euro nel 2024. La Federal Reserve stima che i dazi abbiano aggiunto solo 0,3-0,5% all'inflazione USA, complicando i consumi ma non invertendo la rotta dell'export europeo e italiano.

L'analisi di Intesa Sanpaolo evidenzia come, in un contesto di incertezza economica record, le prospettive per il 2025 restino eterogenee ma non catastrofiche. Gli USA rappresentano un'opportunità nonostante i dazi, con imprese italiane che diversificano rischi e puntano su qualità per mantenere quote di mercato.

Strategie delle imprese contro i dazi

Di fronte ai potenziali inasprimenti tariffari, il 46% delle imprese italiane intervistate da Intesa Sanpaolo prevede di aprire filiali commerciali o produttive negli USA, mentre il 47% cerca nuovi clienti in altri mercati globali. Altre tattiche includono l'anticipazione di consegne (25%) e la revisione dei listini (18%), strategie proattive per mitigare gli effetti dei dazi al 15% entrati in vigore ad agosto 2025. Queste mosse riflettono una capacità adattiva che ha permesso di mantenere la crescita export nonostante le tensioni UE-USA.

L'Italia, insieme alla Germania, è tra le economie più esposte, ma la qualità del Made in Italy fa la differenza: consumatori americani premiano l'eccellenza, assorbendo parzialmente i costi extra. Regioni come il Piemonte mostrano esposizioni superiori alla media nazionale, secondo studi Bankitalia, ma l'export complessivo regge. Opportunità emergono in mercati ad alto potenziale come Asia e America Latina, dove le imprese reindirizzano flussi per bilanciare i rischi USA.

Il report ICE conferma gli USA come principale destinazione extra-UE nel primo semestre 2025, con dazi settoriali al 50% su soglie quantitative che non hanno ancora frenato l'interscambio. Le imprese privilegiano delocalizzazioni mirate e diversificazioni, trasformando minacce in opportunità di espansione globale.

Prospettive future e lezioni apprese

Lenews.google.comanalisi Bankitalia sottolineano rischi non trascurabili dall'aumento dell'offerta cinese sui mercati internazionali, esclusi dagli USA, ma l'impatto diretto dei dazi resta limitato. Per il 2025, l'export manifatturiero italiano si prospetta eterogeneo, con USA stabili al secondo posto e nuovi mercati in ascesa. La capacità di 'pricing to market' e l'assorbimento dei costi dimostrano la robustezza del sistema produttivo tricolore.

Dati Istat e Federal Reserve indicano che, pur con fluttuazioni mensili come il -3% di novembre, il trend annuo è positivo (+7,9% negli undici mesi), smentendo allarmismi. Differenze regionali e settoriali richiedono strategie su misura, ma la qualità italiana prevale sulle barriere tariffarie.

In conclusione, lo studio Bankitalia e i dati empirici confermano: i catastrofisti sono stati smentiti. L'export verso gli USA non ha perso slancio, grazie a resilienza, innovazione e qualità. Le imprese italiane guardano al 2025 con ottimismo cauto, pronti a navigare incertezze globali.

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