Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, ha lanciato un duro attacco alla Curia romana accusandola di essere affetta da una 'smania del potere'. Nel discorso natalizio, ha evidenziato deviazioni interne che minano la missione della Chiesa, riprendendo temi cari a Francesco ma con uno stile più sobrio. L'articolo esplora le critiche, il contesto e le prospettive di rinnovamento.
Il discorso incendiario di Leone XIV alla Curia
Papa Leone XIV ha riservato parole durissime ai membri della Curia romana durante il tradizionale incontro per gli auguri di Natale. Ha denunciato con delusione 'alcune dinamiche legate alla smania del potere', descrivendo un'istituzione affetta da patologie interne che ostacolano la vera missione evangelica. Questa critica non è isolata, ma si inserisce in una tradizione di richiami papali alla riforma curiale, evidenziando come la sete di influenza personale comprometta l'unità e l'efficacia della Chiesa universale. Prevost, primo papa proveniente dal Nord America, ha scelto un tono diretto per scuotere i collaboratori vaticani, sottolineando la necessità di superare logiche mondane.
Nel suo intervento, Leone XIV ha ripreso temi già cari a Papa Francesco, come le devianze del potere ecclesiale, ma con uno stile meno tagliente e più orientato alla comunione. Ha notato come certe pratiche interne generino chiusura e risentimento, invece di favorire la conversione. Questo discorso, pronunciato davanti a cardinali e responsabili dei dicasteri, rappresenta un momento chiave del suo pontificato nascente, segnato da un clima di transizione dopo il Conclave del 2025. La Curia, macchina amministrativa del Vaticano, è stata chiamata a un esame di coscienza collettivo per allinearsi meglio alla visione missionaria della Chiesa.
Le parole di Prevost riecheggiano le preoccupazioni di predecessori, ma introducono un'enfasi sulla responsabilità personale senza polarizzazioni. Ha insistito sul fatto che l'autorità ecclesiale debba vivere di sobrietà, non di paura o rumore, promuovendo un ambiente disteso dove le correzioni fruttifichino. Questo approccio mira a trasformare la Curia da struttura burocratica a servizio dinamico, capace di accompagnare una Chiesa in uscita verso le periferie del mondo.
Le ombre del passato: accuse e trasparenza
Il pontificato di Leone XIV è partito sotto l'ombra di polemiche legate alla gestione degli abusi sessuali durante il suo episcopato in Perù e negli Stati Uniti. Come vescovo di Chiclayo e superiore agostiniano a Chicago, Prevost è stato accusato di non aver indagato adeguatamente casi specifici, tra cui quello di un sacerdote peruviano nel 2004. Nonostante le indagini vaticane abbiano definito la sua condotta 'impeccabile', le vittime e associazioni come BishopAccountability.org chiedono maggiore accountability, inclusa la pubblicazione di liste di accusati.
Queste controversie hanno segnato il pre-Conclave, con campagne di dossieraggio da parte di settori ultraconservatori. Prevost, tra i favoriti, è stato bersaglio di critiche sulla presunta mancanza di trasparenza nelle diocesi da lui supervisionate. Oggi, come papa, affronta la sfida di istituire una commissione d'inchiesta globale indipendente e un fondo di riparazione, per riconciliare la Chiesa con le vittime e dimostrare un impegno concreto contro gli abusi.
La critica alla Curia 'malata di potere' si lega indirettamente a questi temi, poiché la politicizzazione interna ha spesso ostacolato riforme necessarie. Leone XIV promette un'inclusività bilanciata, pacificando dibattiti ecclesiali e promuovendo pratiche di trasparenza che erano assenti in passato.
Verso una Curia missionaria e sinodale
Leone XIV ha delineato una visione di Curia romana 'sempre più missionaria', incontrando cardinali e dicasteri per imprimere una svolta. Ha criticato l'efficientismo e il quietismo, proponendo una fedeltà quotidiana alla missione unificata dalla carità pastorale. Questa prospettiva richiede un discernimento rigoroso, evitando che gli strumenti moderni soppiantino l'essenza spirituale del servizio ecclesiale.
Nella sua Lettera Apostolica, Prevost enfatizza la sinodalità autentica, riprendendo Presbyterorum Ordinis per rafforzare il rapporto tra vescovi, presbiteri e laici. Critica modelli pastorali accentrati sul presbitero, che generano leadership esclusiva e responsabilità sovraccariche. La vera sinodalità parte dall'ascolto dei preti, convertendo relazioni e processi per una Chiesa unita come segno di riconciliazione mondiale.
Cambiare la Curia significa passare da dinamiche di paura a convinzioni condivise, come nota l'analisi di Marco Felipe Perfetti. Leone XIV incarna un'autorità sobria che non disconosce il passato, ma lo purifica, favorendo un ambiente disteso nei primi mesi del pontificato.
Prospettive di riforma e continuità ecclesiale
La sferzata di Leone XIV alla Curia malata di potere apre a una riforma profonda, mantenendo continuità con Francesco e predecessori. Sceglie sobrietà contro polarizzazioni, rendendo possibile la responsabilità senza nemici. Questo approccio umano trasforma il linguaggio curiale, da percussione a chiamata alla comunione, evitando rancori accumulati.
Le sfide restano: superare la stanchezza istituzionale, promuovere una Chiesa in uscita senza cancellare la tradizione bimillenaria. Prevost ricompone tutto nel lessico della comunione, affidandosi a Maria e al Curato d'Ars, con il sigillo 'Il Sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù'. La sua leadership mira a dissipare abitudine e solitudine attraverso un amore eucaristico.
In conclusione, il pontificato di Leone XIV segna un'opportunità per una Curia rinnovata, missionaria e trasparente. Le sue critiche, radicate in una visione equilibrata, potrebbero pacificare la Chiesa e rafforzare la sua credibilità globale di fronte a scandali passati e sfide future.
