Trump e la fine della ricerca sul clima USA

Pubblicato: 22/12/2025, 13:49:066 min
Scritto da
Gaetano Logatto
Categoria: Cronaca
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Trump e la fine della ricerca sul clima USA
Come l'amministrazione Trump sta smantellando la scienza climatica americana

L'amministrazione Trump, dal secondo insediamento nel 2025, ha avviato una serie di misure per revocare politiche ambientali, ritirare gli USA dall'Accordo di Parigi e tagliare fondi alla ricerca sul clima, privilegiando i combustibili fossili. Questo articolo analizza le azioni contro le agenzie scientifiche e le loro implicazioni globali.

Il ritiro dall'Accordo di Parigi e la svolta energetica

Subito dopo il secondo insediamento, il 20 gennaio 2025, Donald Trump ha firmato ordini esecutivi per smantellare le politiche climatiche dell'era Biden, inclusa la seconda uscita degli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi. Questa mossa, già tentata nel primo mandato, è stata giustificata come difesa della sovranità economica americana contro quella che Trump definisce una 'truffa verde' penalizzante per gli USA a favore di Cina e India. L'ordine esecutivo 'Unleashing American Energy' revoca misure sulla protezione ambientale, eliminando il calcolo del 'costo sociale della CO2' considerato un ostacolo allo sviluppo. Parallelamente, si promuove una deregolamentazione massiccia per favorire i combustibili fossili, con snellimento dei processi autorizzativi per progetti energetici. Queste azioni segnano un'inversione totale, privilegiando l'energia fossile su quella rinnovabile e riducendo il ruolo federale nella governance climatica.

La strategia 'Make Energy Great Again' non si limita al ritiro internazionale: Trump ha dichiarato un'emergenza energetica nazionale il primo giorno di presidenza, autorizzando l'espansione dell'estrazione di petrolio e gas su terre federali e acque costiere. Questo ha sospeso normative ambientali per accelerare i progetti, con l'obiettivo di abbassare i prezzi energetici attraverso l'approccio 'drill, baby, drill'. Si è anche bloccato lo sviluppo di energia eolica offshore, citando preoccupazioni economiche, interrompendo concessioni federali e scatenando prevedibili cause legali. L'amministrazione ha inoltre revocato sovvenzioni per rinnovabili, come i 10 miliardi per idrogeno verde e cattura del carbonio, su indicazione di figure come Elon Musk. Tali misure rifocalizzano le priorità su carbone 'pulito' e gas, opponendosi a iniziative statali come quelle della California, percepite come freni allo sviluppo.

Queste politiche hanno un impatto immediato sulla produzione energetica: si prevede un aumento significativo delle emissioni, con stime di 7 miliardi di tonnellate di CO2 in più entro il 2050. La retorica trumpiana ignora le cause antropogeniche del cambiamento climatico, concentrandosi su una 'guerra alla scienza' che privilegia la filiera fossile, sostenuta da donazioni elettorali record del settore. Le comunità vulnerabili e i territori esposti a eventi estremi pagano il prezzo più alto, con tagli a infrastrutture resilienti e monitoraggio meteorologico, alterando il panorama geopolitico dell'energia globale.

Tagli ai finanziamenti e licenziamenti nelle agenzie federali

L'Ufficio per la gestione e il bilancio ha congelato tutti i finanziamenti federali in uscita all'inizio del 2025, bloccando centinaia di progetti climatici e tentando di ritirare 20 miliardi di dollari già assegnati dall'amministrazione precedente. L'EPA ha visto licenziamenti di centinaia di dipendenti, inclusi quelli del National Weather Service e dell'osservatorio di Mauna Loa, cruciale per il monitoraggio della CO2 atmosferica. Questa ristrutturazione colpisce agenzie come NIH, CDC, FDA e NASA, con nomine orientate alla deregolamentazione e congelamento delle assunzioni. Il risultato è una riduzione drastica del ruolo statale nell'ambiente, favorendo i combustibili fossili che nel 2024 hanno donato oltre 75 milioni alla campagna repubblicana.

I tagli non risparmiano programmi specifici: stop ai finanziamenti per energia solare nelle fasce basse di reddito, rallentamenti nella rete meteorologica nazionale e riduzioni nelle attività del CDC sul monitoraggio di malattie legate al caldo. Si elimina il 'costo sociale della CO2' dalle analisi decisionali, considerato arbitrario, e si scioglie l'Interagency Working Group dedicato. Trump ha proposto tagli per 10 miliardi a tecnologie come CCUS e stoccaggio energetico, etichettate 'utopiche'. Questa guerra sistemica alla scienza climatica, radicata nella retorica negazionista del primo mandato, privilegia l'economia fossile su evidenze scientifiche.

Le conseguenze operative sono visibili: privatizzazione temuta di dati meteo dalla NOAA, con rischi per il National Weather Service e l'Hurricane Center. Scienziati avvertono che l'assalto alle agenzie federali mina la raccolta dati climatici, essenziale per previsioni e resilienza. Questa strategia riduce collaborazioni internazionali, ridefinendo il ruolo USA nella ricerca globale e isolando il paese da sforzi multilaterali.

Impatto sulla ricerca scientifica e sul monitoraggio climatico

La ricerca sul clima subisce un duro colpo con la distruzione sistematica di programmi federali, come denunciato dal deputato Scott Perry sul NCAR, accusato non di ricerche innocue ma di attivismo climatico. Trump ridisegna il panorama scientifico USA, congelando assunzioni e rivedendo collaborazioni internazionali nelle agenzie come EPA e NASA. L'eliminazione del clima da siti federali segnala una privatizzazione imminente dei dati, con gravi rischi per la scienza pubblica. Questa politica privilegia deregolamentazione su evidenze, smantellando decenni di investimenti in monitoraggio atmosferico.

Centri nevralgici come Mauna Loa perdono personale, compromettendo misurazioni CO2 essenziali per modelli globali. La CDC riduce attività su salute climatica, mentre la rete meteorologica nazionale rallenta, esponendo a vulnerabilità da eventi estremi. Ordini esecutivi iniziali congelano fondi green dal 20 gennaio 2025, revoca leggi 'ideologiche' MAGA. La ricerca passa da priorità federale a ostacolo economico, con nomine che favoriscono visioni fossili.

Globalmente, gli USA perdono leadership scientifica: tagli a resilienza infrastrutturale e energia pulita isolano il paese. Proiezioni indicano emissioni extra massive, colpendo sistemi multilaterali e comunità vulnerabili. Scienziati temono un vuoto informativo permanente, con privatizzazione che svende istituti pubblici a privati.

Conseguenze globali e prospettive future

Le politiche Trump proiettano 7 miliardi di tonnellate CO2 extra al 2050, sabotando sforzi globali contro il riscaldamento. Il ritiro da Parigi e la promozione fossile innescano guerre diplomatiche con stati come California, freno a rinnovabili. L'aumento produzione oil & gas alza offerta ma ignora transizione verde, penalizzando USA in negoziati ONU come COP imminenti.

Economicamente, deregolamentazione accelera progetti fossili ma scatena cause legali su eolico offshore e EPA. Impatti su salute: meno monitoraggio caldo e malattie CDC. Ristrutturazioni agenzie riducono USA in ricerca globale, con congelamenti che bloccano innovazione. Vulnerabili e imprese green soffrono, mentre fossili guadagnano.

Prospettive: privatizzazione dati meteo rischia affidabilità pubblica. Trump ignora cause climatiche, focalizzandosi su 'dominio energetico'. Sfide legali e pressione internazionale potrebbero mitigare, ma traiettoria verso fossili persiste, alterando geopolitica energetica con incerti per tutti.

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