Francia e Russia mostrano apertura a trattative dirette, in un contesto di stallo nelle iniziative di pace guidate dagli Stati Uniti. Macron e Putin pronti al dialogo, con garanzie di trasparenza verso Kiev e l'Europa.
Segnali di apertura dal Cremlino e dall'Eliseo
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha annunciato il 21 dicembre che il presidente russo Vladimir Putin è pronto a impegnarsi in un dialogo con la Francia. Questa dichiarazione rappresenta il primo segnale pubblico di apertura da parte di Mosca verso colloqui bilaterali, in un momento in cui le negoziazioni multilaterali guidate dagli Stati Uniti appaiono inconcludenti. Peskov ha sottolineato che tale disponibilità è positiva solo se supportata da una volontà politica reciproca, aprendo uno spiraglio per discussioni dirette tra i due leader. Questo sviluppo arriva dopo mesi di tensioni, dove Putin ha reiterato gli obiettivi militari russi in Ucraina senza cedimenti.
La presidenza francese ha accolto con favore questa posizione, come riportato da BFM TV citando l'Eliseo. 'È benvenuto che il Cremlino abbia pubblicamente accettato questo approccio', si legge nella nota ufficiale, con l'impegno a decidere nei prossimi giorni il formato migliore per procedere. L'Eliseo ha precisato che qualsiasi discussione con Mosca avverrà in totale trasparenza con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e i leader europei, puntando a una 'pace solida e duratura' per l'Ucraina. Tale approccio bilaterale potrebbe bypassare le difficoltà delle iniziative a tre (USA, Russia, Ucraina), recentemente smentite dal Cremlino come non in agenda.
Il contesto storico di questi segnali include una telefonata tra Macron e Putin il 1 luglio, la prima dopo quasi tre anni di silenzio, dedicata alla guerra in Ucraina e al Medio Oriente. Macron aveva già contattato Zelensky subito dopo, mantenendo un canale di comunicazione attivo. Durante il primo anno dell'invasione russa su vasta scala, il leader francese aveva frequentato chiamate con Putin, cercando di mediare. Oggi, questo riavvicinamento bilaterale emerge come alternativa alle trattative USA, percepite come bloccate.
Lo stallo delle iniziative di pace a guida americana
Gli sforzi di pace guidati dagli Stati Uniti rimangono inconcludenti, come confermato da recenti dichiarazioni del Cremlino, che ha negato la possibilità di colloqui a tre con Ucraina e Russia. Domenica, mentre i diplomatici si riunivano, Mosca ha descritto i negoziati USA come 'costruttivi' ma ha escluso formati trilaterali immediati. Questo rifiuto evidenzia le divergenze profonde: Washington insiste su un cessate il fuoco immediato e garanzie per Kiev, mentre Mosca richiede concessioni territoriali e neutralità ucraina, obiettivi non negoziabili secondo Putin.
Il 17 dicembre, durante un incontro annuale con il ministero della Difesa russo, Putin ha attaccato duramente i leader occidentali, definendoli 'maialini' e riaffermando che gli obiettivi della guerra in Ucraina saranno raggiunti 'senza condizioni'. Tale retorica aggressiva contrasta con i segnali di dialogo verso la Francia, suggerendo una strategia russa di dividere il fronte europeo e americano. Gli USA, dal canto loro, continuano a spingere per negoziati inclusivi, ma senza progressi concreti, aprono la porta a iniziative bilaterali come quella franco-russa.
Esperti internazionali notano che lo stallo USA deriva da posizioni inconciliabili: Kiev rifiuta trattative dirette senza garanzie di sicurezza NATO, mentre Mosca vede negli sforzi americani un'estensione della guerra per procura. La disponibilità russa a dialogare con Parigi potrebbe riflettere un calcolo strategico, sfruttando le divisioni interne all'UE. Francia, con la sua politica autonoma, si posiziona come mediatore potenziale, ma deve bilanciare il sostegno a Zelensky con la realpolitik verso Mosca.
Implicazioni per l'Ucraina e l'Europa
Per l'Ucraina, l'apertura franco-russa solleva interrogativi sulla trasparenza promessa dall'Eliseo. Zelensky ha sempre insistito su negoziati che includano Kiev al centro, temendo accordi bilaterali che sacrifichino i suoi interessi territoriali. La garanzia francese di consultazioni preventive con il presidente ucraino mira a mitigare questi timori, ma Mosca potrebbe spingere per concessioni rapide. Un dialogo separato potrebbe accelerare una de-escalation, ma rischia di isolare Kiev se non coordinato con Bruxelles e Washington.
In Europa, questa mossa rafforza il ruolo francese come ponte verso la Russia, in linea con la 'strategia di autonomia strategica' di Macron. Leader come Scholz e Starmer osservano con cautela, preoccupati da una frammentazione dell'unità UE. La telefonata Macron-Putin di luglio aveva già testato questo canale, discutendo non solo Ucraina ma anche Medio Oriente, suggerendo un'agenda più ampia. L'UE potrebbe trarre beneficio da una pace stabile, riducendo la dipendenza energetica da Mosca e stabilizzando i mercati.
Le implicazioni globali includono un potenziale allentamento delle tensioni NATO-Russia, con effetti su forniture di armi a Kiev. Se i colloqui bilaterali procedono, potrebbero influenzare le dinamiche USA-Europa, con Washington che vede nella Francia un partner rivale. Analisti prevedono che, senza progressi USA, iniziative come questa diventeranno inevitabili per evitare un conflitto prolungato, con costi umani ed economici crescenti per tutti gli attori coinvolti.
Prospettive future e sfide del dialogo
Le prospettive di colloqui separati dipendono dalla 'volontà politica reciproca' evocata da Peskov. Nei prossimi giorni, l'Eliseo deciderà il formato, potenzialmente una nuova telefonata o un incontro fisico. La posizione russa sui negoziati USA come 'costruttivi' lascia spazio a ottimismo cauto, ma Putin ha ribadito gli obiettivi militari, inclusa la 'denazificazione' e neutralità ucraina. Francia deve navigare tra pressioni atlantiche e aspirazioni europee di indipendenza.
Sfide principali includono la fiducia reciproca: dopo insulti come 'piglets' ai leader UE, Mosca deve dimostrare serietà. Macron, con la sua esperienza di mediatori passati, punta a un cessate il fuoco umanitario come primo passo. L'Europa monitorerà da vicino, con possibili riunioni d'emergenza se emergono dettagli. Questo dialogo bilaterale potrebbe catalizzare negoziati più ampi, ma richiede coordinamento per evitare divisioni.
In conclusione prospettica, se Francia e Russia avanzano, potrebbero rompere l'impasse, portando a una pace negoziata entro il 2026. Tuttavia, senza coinvolgimento ucraino attivo, rischi di fallimento persistono. Il mondo osserva: un successo rafforzerebbe il multilateralismo europeo; un flop accentuerebbe lo stallo. La diplomazia francese, storicamente abile, si gioca una carta cruciale per la stabilità continentale.
