Dopo sei giorni di intensi ricerche, il sospettato dell'attentato alla Brown University è stato rinvenuto senza vita. L'uomo ha causato quattro morti, tra cui uno scienziato del MIT, scatenando critiche sulla sicurezza universitaria e le indagini.
L'attentato alla Brown University: un sabato di sangue
Sabato 13 dicembre 2025, la Brown University di Providence, Rhode Island, è stata teatro di una tragedia che ha sconvolto la comunità accademica. Claudio Neves Valente, un ex studente portoghese di 48 anni, ha fatto irruzione in un'aula dell'edificio Barus & Holley durante una sessione di esami, aprendo il fuoco e causando due morti e nove feriti. Le vittime identificate sono Mukhammad Aziz Umurzokov, un diciottenne originario dell'Uzbekistan immigrato in Virginia, e Ella Cook, diciannovenne dell'Alabama e presidente del club repubblicano dell'università. L'attacco, avvenuto in un'area storica del campus con poche telecamere di sorveglianza, ha evidenziato vulnerabilità nelle misure di sicurezza.
Valente, che aveva frequentato la Brown per tre semestri tra il 2000 e il 2001 senza completare il dottorato in fisica, non aveva precedenti penali negli Stati Uniti. Dopo la sparatoria, è fuggito noleggiando un'auto in Massachusetts, cambiando la targa per eludere i controlli. Questo episodio ha immediatamente attivato un'operazione di caccia all'uomo su vasta scala, coinvolgendo polizia locale, FBI e agenzie federali. La scelta dell'edificio, legato al suo passato accademico, suggerisce un movente personale, anche se le autorità non hanno ancora chiarito i dettagli. L'università ha sospeso le lezioni, offrendo supporto psicologico agli studenti traumatizzati.
L'impatto immediato è stato devastante: il campus è stato evacuato, con elicotteri e squadre SWAT che setacciavano ogni angolo. Testimoni oculari hanno descritto scene di panico, con studenti che si barricavano nelle aule. Questo ennesimo episodio di violenza armata negli USA – il 389° nel 2025 secondo Vatican News – riaccende il dibattito sul controllo delle armi, con esperti che puntano il dito contro la facilità di accesso a pistole semiautomatiche come quella usata da Valente.
Il secondo delitto: l'omicidio dello scienziato del MIT
Due giorni dopo la strage alla Brown, Valente ha colpito ancora, recandosi in un sobborgo tranquillo di Boston per assassinare Nuno Loureiro, fisico e scienziato nucleare del Massachusetts Institute of Technology. Loureiro, suo ex compagno di corso all'università in Portogallo, è stato ucciso a sangue freddo nella sua abitazione, elevando il bilancio delle vittime a quattro. Le indagini hanno rivelato che Valente si era trasferito a Miami dal 2017 con un permesso di soggiorno, ma era tornato nel Nordest per compiere questi atti.
La polizia ha collegato i due crimini grazie a video di sorveglianza e tracce lasciate dall'auto modificata. Loureiro, esperto in fusione nucleare, era una figura di spicco nel campo della ricerca energetica. Il movente rimane avvolto nel mistero: possibili rancori accademici o professionali irrisolti. Questo 'giallo dello scienziato nucleare', come definito dai media, ha complicato le indagini, spingendo le autorità a estendere le ricerche oltre il Rhode Island.
La brutalità dell'omicidio – Loureiro è stato raggiunto da colpi multipli – ha scioccato la comunità scientifica. Il MIT ha emesso un comunicato esprimendo cordoglio e rafforzando le misure di sicurezza per il personale. Fonti investigative indicano che Valente aveva pianificato meticolosamente il doppio attacco, utilizzando maschere e percorsi alternativi per evitare telecamere, dimostrando una scaltrezza che ha prolungato la sua latitanza.
La caccia all'uomo: traversie tra tre Stati
La ricerca di Claudio Neves Valente si è protratta per quasi sei giorni, attraversando Rhode Island, Massachusetts e New Hampshire. Le autorità hanno schierato droni, cani antidroga e posti di blocco, ma l'uomo è riuscito a nascondersi grazie alla modifica della targa e alla scelta di aree rurali. Un magazzino affittato a Salem, New Hampshire, è diventato il suo rifugio finale, dove è stato trovato morto intorno alle 21 del 18 dicembre.
Le difficoltà emerse durante la caccia hanno alimentato polemiche: la scarsità di telecamere nella zona storica della Brown ha ritardato l'identificazione, e ritardi nella condivisione di dati tra agenzie statali hanno prolungato l'operazione. Critici hanno accusato le forze dell'ordine di sottovalutare la minaccia iniziale, mentre l'FBI ha difeso l'approccio multi-giurisdizionale. Video diffusi dalla polizia mostrano Valente mascherato mentre fugge dal campus, confermando la sua identità attraverso impronte digitali.
La svolta è arrivata grazie a una soffiata anonima sul magazzino, dove Valente si è suicidato con la stessa arma usata negli attacchi. L'autopsia ha confermato la causa della morte, chiudendo formalmente la caccia. Questo caso evidenzia le sfide logistiche nelle indagini interstatuali negli USA, con esperti che invocano tecnologie di tracciamento più avanzate.
Falle, polemiche e lezioni dalla tragedia
La chiusura della vicenda con il suicidio di Valente ha lasciato aperte molte domande, scatenando polemiche su falle nella sicurezza universitaria. La Brown è stata criticata per non aver aggiornato le telecamere nelle aree antiche del campus, e per la mancanza di controlli sugli ex studenti. Familiari delle vittime hanno chiesto indagini indipendenti sul perché Valente, senza precedenti, abbia potuto accedere armato.
Sul piano più ampio, l'episodio si inserisce nel contesto delle 389 sparatorie di massa nel 2025, come riportato da Vatican News. Associazioni per il controllo delle armi puntano il dito contro leggi permissive, mentre oppositori invocano il diritto alla difesa personale. Le autorità promettono riforme, inclusi audit sulla sicurezza accademica.
La comunità della Brown e del MIT sta elaborando il lutto: memorial per le vittime, dibattiti su salute mentale e radicalizzazione. Questo caso potrebbe influenzare politiche universitarie nazionali, spingendo verso protocolli anti-violenza più stringenti. La fine della caccia non cancella il dolore, ma invita a riflessioni profonde sulla prevenzione della violenza negli atenei americani.
