Dalle prime ore del mattino la Digos e i reparti mobili stanno conducendo una vasta operazione di perquisizione nel centro sociale Askatasuna di Torino e in alcune abitazioni di militanti collegati al centro; l'azione sarebbe collegata alle indagini sugli assalti verificatisi durante le manifestazioni pro Palestina che hanno coinvolto strutture cittadine. Gli attivisti e i portavoce del centro sociale segnalano un ingente spiegamento di forze e non escludono la possibilità di uno sgombero, mentre le autorità mantengono controlli e perquisizioni in corso.Fonti locali riferiscono dell'operazione e le agenzie riportano dettagli sulle zone interessate dall'intervento.Le agenzie spiegano il collegamento alle indagini sui disordini.
Cronologia dell'operazione e luoghi coinvolti
L'operazione è iniziata nelle prime ore del mattino con l'arrivo di pattuglie, camionette e reparti mobili davanti alla sede del centro sociale Askatasuna in Corso Regina Margherita a Torino; le forze di polizia stanno effettuando perquisizioni all'interno dello stabile e in abitazioni riconducibili a militanti e collettivi studenteschi, secondo le prime ricostruzioni fornite dalla stampa locale e dalle agenzie.Testimonianze fotografiche e segnalazioni descrivono il dispiegamento di mezzi e personale, con conseguenti limitazioni alla circolazione nella zona immediatamente circostante il centro sociale.
La Digos della Questura di Torino è indicata come principale responsabile operativo dell'intervento, che coinvolge anche altri corpi di polizia; agenzie nazionali riferiscono che le perquisizioni interessano sia gli spazi comuni dell'edificio occupato sia una serie di abitazioni di persone ritenute vicine al centro.Le fonti giornalistiche locali riportano l'impiego coordinato di Digos e reparti mobili, con servizi di presidio e deviazioni del trasporto pubblico nella zona.
Secondo le ricostruzioni delle agenzie, l'edificio interessato dall'azione è da anni sede di attività culturali e politiche e, in passato, è stato coinvolto in iniziative civiche legate ai beni comuni; la natura abitativa e sociale dello spazio è citata nelle cronache per spiegare la vasta mobilitazione di attivisti e l'attenzione suscitata dall'intervento di polizia.I resoconti dell'agenzia descrivono anche la presenza di militanti e il presidio della zona da parte delle forze dell'ordine.
Motivazioni dell'intervento: collegamenti con le indagini sui disordini
Le autorità indicano che l'operazione è collegata alle indagini sugli assalti verificatisi durante alcune manifestazioni pro Palestina che hanno coinvolto a Torino sedi istituzionali e testate giornalistiche; in particolare, le perquisizioni sarebbero funzionalmente connesse agli episodi che hanno interessato le OGR, la sede dell'azienda Leonardo e l'edificio del quotidiano La Stampa, come riportato dalle agenzie di stampa.Le cronache collegano esplicitamente l'operazione alle indagini sugli attacchi verificatisi durante le manifestazioni, procedimento nel quale vengono accertate responsabilità penali per fatti di danneggiamento e aggressione.
L'ipotesi investigativa, come riferito dalle fonti giornalistiche, è che alcuni militanti e soggetti legati al centro sociale possano essere stati coinvolti nell'organizzazione o nello svolgimento di alcune azioni che hanno portato ai disordini; per questo motivo sono in corso accertamenti e acquisizioni di elementi che possano chiarire ruoli e responsabilità individuali.L'agenzia precisa che le perquisizioni interessano anche le abitazioni di alcuni militanti, a testimonianza del carattere approfondito dell'attività investigativa.
Le indagini si inseriscono in un contesto più ampio di monitoraggio delle manifestazioni pubbliche che, negli ultimi mesi, hanno visto un crescendo di tensione in alcune piazze italiane; le autorità hanno ribadito la necessità di distinguere tra il legittimo esercizio di diritto di manifestare e le condotte penalmente rilevanti che hanno comportato danni e aggressioni a persone e strutture.Gli articoli di cronaca evidenziano il legame tra i fatti contestati e le manifestazioni pro Palestina, ma rimandano agli sviluppi processuali per conferme e dettagli delle eventuali responsabilità.
Reazioni del centro sociale, degli attivisti e della cittadinanza
A poche ore dall'inizio dell'operazione, il centro sociale e i collettivi vicini hanno diffuso messaggi sui canali social denunciando un 'ingente dispiegamento di forze' e invitando chiunque possa a raggiungere il luogo per solidarietà; gli attivisti hanno inoltre segnalato la possibilità di uno sgombero, creando apprensione tra i frequentatori e la rete di sostegno locale.I post e le immagini condivise online mostrano camionette, idranti e agenti attorno alla sede, mentre alcuni partecipanti affermano che all'interno dell'edificio c'erano persone che stavano dormendo al momento dell'arrivo delle forze dell'ordine.
Davanti alla sede si sono raccolti numerosi attivisti e cittadini per osservare l'evolversi della situazione, ma sono stati tenuti a distanza dalle forze dell'ordine per ragioni di ordine pubblico; sul piano istituzionale, non sono mancati richiami al rispetto delle procedure investigative da parte degli inquirenti, mentre gli esponenti dei gruppi di solidarietà hanno chiesto garanzie sul rispetto dei diritti e sulla tutela delle persone coinvolte.L'agenzia riferisce del presidio da parte di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza e delle modifiche alla viabilità imposte per l'operazione.
La reazione cittadina è eterogenea: alcune realtà locali esprimono preoccupazione per il rischio di escalation e per il futuro delle iniziative civiche legate allo spazio, mentre altri sottolineano la necessità che la legge venga applicata pienamente qualora emergano responsabilità penali; osservatori e commentatori invitano alla prudenza, ricordando che le perquisizioni costituiscono atti istruttori i cui esiti vanno valutati nelle sedi competenti.I media locali evidenziano la tensione tra tutela dell'ordine pubblico e libertà di azione politica.
Implicazioni legali, possibili scenari e prossimi passi
Dal punto di vista procedurale, le perquisizioni rappresentano atti istruttori finalizzati all'acquisizione di elementi di prova: materiale informatico, documentazione e testimonianze che possono essere utili alle indagini; se dagli accertamenti emergessero responsabilità individuali, le conseguenze potrebbero andare da iscrizioni nel registro degli indagati a misure cautelari, a seconda del quadro probatorio che gli inquirenti riusciranno a costruire.Le cronache sottolineano la natura mirata delle perquisizioni, volte a reperire elementi utili, ma rimandano agli sviluppi ufficiali per dettagli sulle ipotesi di reato concretamente contestate.
Lo scenario più temuto dagli attivisti è lo sgombero amministrativo o giudiziario della struttura, ipotesi che richiederebbe provvedimenti distinti rispetto alle perquisizioni e l'intervento di uffici comunali o di Autorità giudiziarie; nel frattempo, la presenza di un forte dispositivo di sicurezza e le notizie diffuse sui social hanno alimentato il timore di una rapida escalation della vicenda.Le fonti riportano le parole degli attivisti che parlano esplicitamente di possibile sgombero, benché non vi siano al momento comunicati ufficiali che confermino l'intenzione di procedere in tal senso.
I prossimi passi prevedono il completamento delle perquisizioni, la valutazione degli elementi raccolti dagli inquirenti e, se del caso, ulteriori atti processuali; nel contempo, le autorità locali e le forze dell'ordine dovranno comunicare in modo chiaro l'esito delle attività investigative, mentre gli avvocati e i portavoce delle realtà interessate dovranno eventualmente predisporre misure difensive per tutelare diritti e garanzie processuali.I resoconti giornalistici ricordano che saranno gli sviluppi giudiziari a chiarire la portata dell'operazione.
