La Digos di Genova ha arrestato cinque ultrà del Genoa per gli scontri violenti avvenuti prima della partita contro l'Inter allo stadio Ferraris. Identificati grazie a video di sorveglianza, gli arrestati affrontano accuse gravi. Un episodio che riaccende il dibattito sulla violenza negli stadi.
Il contesto degli scontri a Marassi
Domenica 14 dicembre 2025, nelle ore antecedenti il fischio d'inizio di Genoa-Inter, si sono verificati gravi disordini in via Canevari, davanti allo stadio Luigi Ferraris. Un gruppo di tifosi rossoblù ha tentato di raggiungere il settore ospiti occupato dai supporter nerazzurri, scatenando una vera e propria guerriglia urbana. Le forze dell'ordine, schierate per separare le due tifoserie, sono state bersaglio di lanci di oggetti contundenti, petardi e bombe carta, con un bilancio di feriti tra i poliziotti e danni a veicoli.
La tensione è esplosa a pochi minuti dal calcio d'inizio della partita di Serie A, persa poi dal Genoa contro l'Inter. Secondo le ricostruzioni della Digos genovese, i disordini hanno coinvolto frange ultrà organizzate, con atti di estrema violenza documentati da telecamere di videosorveglianza e Polizia Scientifica. L'intervento delle forze di polizia, inclusi lacrimogeni, ha permesso di contenere la situazione, evitando contatti diretti tra i gruppi rivali e consentendo l'ingresso allo stadio senza ulteriori incidenti.
Tra i fatti più gravi, l'incendio di uno scooter, un'auto e un furgone, oltre a diverse vetture danneggiate e l'asfalto cosparso di cocci di bottiglie. I vigili del fuoco sono intervenuti per spegnere le fiamme, mentre un denso fumo ha invaso la strada. Questo episodio richiama precedenti di violenza calcistica, evidenziando la necessità di misure preventive più stringenti nelle partite ad alto rischio.
Le identità e i profili degli arrestati
I cinque ultrà arrestati, tutti genovesi di età compresa tra i 23 e i 47 anni, sono stati individuati grazie a un meticoloso lavoro investigativo. Uno di loro era già sottoposto a sorveglianza speciale e gravato da avviso orale del Questore, un altro sconta un Daspo urbano, mentre gli altri hanno precedenti per reati contro la persona, il patrimonio e la pubblica amministrazione. Sono stati trasferiti nelle carceri di Marassi e Alessandria in attesa di interrogatorio.
Questi individui fanno parte di frange estreme del tifo genoano, noti per comportamenti aggressivi in contesti sportivi. Le indagini hanno rivelato un curriculum criminale variegato, che include violazioni passate legate alla violenza negli stadi. La flagranza differita, prevista dalla normativa antisport, ha consentito gli arresti a due giorni dai fatti, dimostrando l'efficacia delle tecnologie di sorveglianza nel contrastare tali fenomeni.
Non si tratta di tifosi occasionali, ma di soggetti con una storia di radicalismo ultras. La Procura della Repubblica coordina le indagini, sotto la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, per identificare eventuali complici. Questo profilo rafforza l'immagine di un problema strutturale nel tifo organizzato, dove recidive e legami con ambienti deviati complicano il contenimento.
Le accuse e le prove raccolte
Gli arrestati rispondono di reati gravi: travisamento con caschi o cappucci, resistenza a pubblico ufficiale aggravata e in concorso, violazioni della normativa sulle manifestazioni sportive e danneggiamento aggravato. Uno è stato ripreso mentre scagliava un pesante cartello di segnaletica stradale in metallo contro gli agenti, protetti da scudi durante la barriera anti-invasione.
Le immagini inequivocabili mostrano gli altri mentre brandivano aste, bastoni e cinghie per colpire i poliziotti. Tre agenti hanno riportato ferite lievi, curati al pronto soccorso dell'ospedale San Martino. Le prove, frutto di video cittadini, stadium e Scientifici, hanno reso possibile la flagranza differita, strumento legale introdotto per combattere la violenza calcistica.
Le condotte sono state qualificate come organizzate e reiterate, con un chiaro intento di sfida alle forze dell'ordine. Le indagini proseguono per chiarire il ruolo di ciascun individuo e verificare presenze di supporter esterni, come napoletani segnalati tra i genoani. Questo caso esemplifica come la tecnologia supporti la giustizia in scenari dinamici e caotici.
Conseguenze e riflessioni sul tifo violento
Ilnews.google.comGenoa Cricket and Football Club ha condannato fermamente gli episodi, dissociandosi da qualsiasi manifestazione di violenza. Gli arresti rappresentano un duro colpo alle frange estremiste, ma evidenziano la persistenza del problema ultras in Italia. Le autorità sportive e giudiziarie spingono per Daspo più severi e intelligence preventiva.
Il bilancio complessivo conta 15 poliziotti feriti secondo alcune fonti, con danni materiali significativi. La partita si è disputata regolarmente, ma l'episodio macchia l'immagine del calcio ligure. Serve un impegno collettivo tra club, federazioni e istituzioni per educare al tifo responsabile e smantellare reti criminali annidate negli ambienti ultras.
Guardando al futuro, casi come questo spingono verso riforme normative, inclusa l'estensione della flagranza differita e l'uso di IA per l'analisi video. Il dialogo con i tifosi moderati potrebbe aiutare a isolare gli violenti, promuovendo un ambiente stadio sicuro e inclusivo per famiglie e appassionati genuini.
