L'attentato terroristico durante la celebrazione di Hanukkah a Bondi Beach ha causato 15-16 morti. Ayaan Hirsi Ali denuncia come l'atrocità fosse prevedibile, frutto di un'ideologia tollerata troppo a lungo. Analizziamo l'evento, le reazioni e le implicazioni per l'Occidente.
L'attacco terroristico a Bondi Beach
Domenica scorsa, la celebre Bondi Beach di Sydney è diventata teatro di un'orribile strage. Due uomini armati, identificati come padre e figlio, hanno aperto il fuoco su un raduno ebraico per la prima notte di Hanukkah, uccidendo almeno 15 persone tra cui un bambino di 12 anni, un rabbino e un sopravvissuto all'Olocausto. Circa 40 feriti, inclusi due poliziotti, sono stati ricoverati in ospedale. La polizia del New South Wales ha classificato l'episodio come 'incidente terroristico', scoprendo anche ordigni improvvisati in un veicolo vicino. L'assalitore principale, Naveed Akram, pakistano di 24 anni residente a Sydney, era stato indagato nel 2019 per presunti legami con una cellula ISIS, ma ritenuto non pericoloso.
Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha definito l'attacco 'un atto di puro male, antisemitismo e terrorismo', sottolineando come fosse mirato alla comunità ebraica di Sydney. Bondi Beach, icona di gioia familiare e surf australiano, è stata macchiata per sempre da questa violenza. Testimoni oculari hanno descritto scene di panico con famiglie in fuga e un eroe locale, Ahmed al Ahmed, che ha disarmato uno degli aggressori. La premier del New South Wales, Chris Minns, ha ribadito il carattere mirato dell'assalto, mentre la polizia continua a indagare sui moventi, con il figlio dell'attaccante in condizioni critiche.
L'evento ha richiamato l'attenzione internazionale: il segretario di Stato USA Marco Rubio ha condannato l'antisemitismo, pregando per le vittime. Questo massacro, il più letale in Australia dal 1996, ha interrotto una celebrazione di luce e resistenza ebraica, trasformandola in tragedia. La comunità ebraica locale, circa 120.000 persone, vive da anni sotto minaccia, con edifici fortificati e guardie armate, ma nessuno si aspettava un attacco così eclatante in un luogo pubblico.
Ayaan Hirsi Ali: l'intifada arriva in Australia
Ayaan Hirsi Ali, autrice e attivista olandese-somala nota per le sue critiche all'islamismo radicale, ha commentato l'attacco in un articolo su The Free Press. 'L'atrocità di Bondi Beach è stata orribile, ma non era imprevedibile', ha scritto, attribuendola a un'ideologia tollerata troppo a lungo. Hirsi Ali sostiene che l'attacco sia il culmine di slogan come 'intifada', gridati nelle piazze occidentali, che preparano la violenza contro gli ebrei. Bondi non era un campo di battaglia, ma un luogo di famiglie e preghiere, tradito dalla fiducia in una convivenza pacifica.
Tra le vittime, un rabbino gentile e un sopravvissuto all'Olocausto che ha protetto la moglie, simboleggiano la continuità ebraica spezzata. Hirsi Ali denuncia come idee unchallenged – come bruciare simboli ebraici o equiparare Israele al male – non siano mera protesta, ma 'prova generale' per stragi. L'attivista, ex musulmana e ora cristiana convinta, vede nell'islamismo globale una minaccia alla civiltà occidentale, unita dalla tradizione giudeo-cristiana.
Hirsi Ali collega l'evento a un'indulgenza prolungata verso retoriche violente post-7 ottobre 2023. 'Le idee contano perché plasmano ciò che le persone accettano', afferma, criticando l'élite progressista australiana che ha ignorato gli avvertimenti della comunità ebraica. Questo articolo ha amplificato il dibattito: l'intifada, nata in Medio Oriente, si è importata nelle spiagge australiane, rendendo prevedibile l'imprevedibile.
Reazioni politiche e comunitarie in Australia
La comunità ebraica australiana, da anni allertata sull'ascesa dell'antisemitismo, sente ora una 'amara vindicazione'. Julie Szego su The Free Press esprime il grido: 'Ora ci credete?'. L'élite progressista, politica e mediatica è accusata di sottovalutare l'odio antiebraico nonostante fortificazioni e appelli. Il massacro, con 16 morti inclusa una bambina di 10 anni, è il peggiore dal 7 ottobre, colpendo il cuore iconico di Sydney.
Anthony Albanese affronta pressioni politiche crescenti: la rabbia popolare alimenta richieste di politiche immigratorie più restrittive. Esperti prevedono sfide per il governo laburista, con un'ondata di sostegno a misure anti-terrorismo. La premier Minns e il commissario Lanyon enfatizzano il targeting ebraico, mentre un eroe musulmano come Ahmed al Ahmed offre un barlume di speranza nella solidarietà.
Internazionalmente, condanne unanimi: dagli USA all'Europa, leader denunciano il terrorismo antisemita. In Australia, il dibattito si sposta su sicurezza comunitaria e monitoraggio intelligence. La comunità ebraica, abituata a guardie ai templi, ora teme per la vita quotidiana, spingendo per risposte concrete oltre le parole.
Implicazioni globali e lezioni dall'attacco
L'attacco di Bondi Beach evidenzia un trend globale di antisemitismo importato, legato all'islamismo radicale. Hirsi Ali, nella sua conversione al cristianesimo documentata su Catholic World Report, vede minacce multiple – Russia, Cina, islamismo – contro l'Occidente. Solo la tradizione giudeo-cristiana unisce contro queste, offrendo dignity e libertà. L'Australia, con indagini passate su Akram, fallì nel prevenire nonostante segnali.
Esperti come Dan Perry su The Forward propongono tre risposte: rafforzare sicurezza ebraica, contrastare retoriche online e promuovere educazione anti-odio. L'evento accelera dibattiti su immigrazione e integrazione: l'Australia, multiculturale, deve bilanciare apertura e sicurezza. La tolleranza verso 'intifada' calls ha portato a violenza reale, urgendone un ripensamento.
In conclusione, Bondi Beach simboleggia la fragilità della convivenza. Hirsi Ali avverte: ignorare le idee estremiste porta a stragi. L'Occidente deve unirsi per difendere valori condivisi, monitorando minacce e promuovendo dialogo. Questo orrore, pur tragico, può catalizzare cambiamenti per prevenire futuri attacchi, onorando le vittime con azioni concrete.
