In un Accordo senza precedenti mediato dagli Stati Uniti
Il Contesto delle Proteste del 2020
Le elezioni presidenziali del 2020 in Bielorussia hanno scatenato massicce proteste di strada contro il presidente Alexander Lukashenko, accusato da gruppi per i diritti umani di aver truccato il voto. Migliaia di oppositori, critici e manifestanti sono stati arrestati e imprigionati in un sistema carcerario noto per la sua segretezza e trattamenti duri. Le dimostrazioni, durate settimane, hanno rappresentato la sfida più seria ai 30 anni di potere di Lukashenko, quasi rovesciandolo. Maria Kolesnikova, carismatica figura di spicco del movimento, divenne un simbolo strappando il suo passaporto per resistere alla deportazione forzata da parte del KGB bielorusso.
Kolesnikova, detenuta nella prigione di Gomel, era isolata da altri prigionieri politici e spesso rinchiusa in celle di punizione. Ex detenuti hanno descritto condizioni estreme, con divieti di comunicazione e abusi sistematici. Il suo gesto iconico, formando un cuore con le mani, è diventato emblema delle proteste anti-Lukashenko. Questo contesto di repressione ha portato all'incarcerazione di oltre 1.200 prigionieri politici ancora oggi, secondo il Comitato Nobel, evidenziando una repressione sistemica persistente.
Lukashenko, alleato stretto di Mosca, ha mantenuto il controllo attraverso arresti di massa e isolamento dei dissidenti. Le proteste del 2020 hanno coinvolto centinaia di migliaia di cittadini, unendo pacifisti, attivisti e figure come Kolesnikova. La liberazione recente arriva dopo anni di tensioni, con il regime che ha ignorato appelli internazionali per il rispetto dei diritti umani.
