Il recente episodio che ha visto Brigitte Macron rivolgere insulti alle attiviste femministe ha acceso un acceso dibattito in Francia. Le contestazioni riguardano la difesa pubblica dell’attore Ary Abittan, accusato e poi assolto di stupro, e la reazione della Première Dame alle proteste femministe. Questo articolo analizza i fatti, le reazioni e le implicazioni di quanto accaduto, inserendolo nel più ampio contesto della lotta contro la violenza di genere nel Paese.
Il contesto dello scontro: la protesta contro Ary Abittan
Nel dicembre 2025, un gruppo di militanti femministe appartenenti al collettivo #NousToutes ha interrotto uno spettacolo dell’attore francese Ary Abittan, accusato di stupro nel 2021 e successivamente assolto in primo grado e in appello. Le attiviste hanno indossato maschere con il volto di Abittan e la scritta «violentatore, denunciando quella che definiscono una normalizzazione della violenza di genere e la presenza di uomini accusati di gravi reati nei luoghi pubblici e culturali.
La protesta ha suscitato un acceso dibattito pubblico, poiché da un lato si riconosce l’importanza del diritto alla difesa e della presunzione di innocenza, mentre dall’altro si evidenzia la difficoltà delle vittime di violenza nel vedersi riconosciuti i propri diritti e la necessità di un cambiamento culturale profondo. Il caso Abittan è diventato così simbolo di una frattura tra attivisti e istituzioni.
In questo clima, Brigitte Macron, Première Dame francese, si è recata a salutare Abittan prima dello spettacolo alle Folies Bergère, suscitando immediatamente polemiche per il suo gesto e per le parole rivolte alle femministe che avevano protestato, definite da lei con un insulto molto duro e volgare, che ha fatto rapidamente il giro dei media e dei social network (iO Donna).
Le parole di Brigitte Macron e la reazione pubblica
Nel video diventato virale, Brigitte Macron definisce le attiviste femministe che hanno interrotto lo spettacolo con un’espressione offensiva, traducibile come «brutte stronze o «sporche fighette. Queste parole hanno scatenato una forte indignazione da parte di molte esponenti femministe e politiche, che hanno interpretato il commento come uno schiaffo alle vittime di violenza e un messaggio devastante per chi lotta contro la violenza di genere.
L’entourage della Première Dame ha cercato di giustificare il suo comportamento come una critica al metodo radicale usato dal collettivo #NousToutes, ma questa spiegazione non ha placato le polemiche. Diverse figure pubbliche, tra cui l’attrice e attivista Judith Godrèche, hanno espresso solidarietà alle femministe, rilanciando sui social l’hashtag #SalesConnes e dichiarando di riconoscersi nell’insulto come forma di sostegno reciproco.
Il dibattito si è esteso anche nel mondo politico, con critiche nette da parte di esponenti come Marine Tondelier, leader ecologista, che ha definito le parole di Brigitte Macron «gravissime e inadeguate per una first lady, soprattutto in un momento in cui la lotta contro la violenza sulle donne è stata definita dal presidente Macron stesso come una priorità del suo mandato (Corriere della Sera).
Le implicazioni per la lotta contro la violenza di genere in Francia
L’episodio mette in luce una tensione profonda tra le istituzioni e i movimenti femministi in Francia, soprattutto riguardo al modo di affrontare le accuse di violenza sessuale e la tutela delle vittime. La presidenza Macron ha varato un piano quinquennale per combattere la violenza sessuale, ma la vicenda Abittan e la reazione della Première Dame sembrano evidenziare una distanza tra le parole ufficiali e la percezione delle attiviste.
Le femministe denunciano che la presenza di uomini accusati di stupro in eventi pubblici e culturali rappresenta un insulto alle vittime e una forma di normalizzazione della violenza. La risposta di Brigitte Macron, con il suo linguaggio offensivo, è stata interpretata come un ulteriore ostacolo alla costruzione di un clima di rispetto e ascolto verso chi denuncia abusi.
Questo caso ha riacceso il dibattito sulla necessità di un cambiamento culturale più radicale e di un impegno più concreto da parte delle istituzioni per sostenere le vittime, evitando al contempo di delegittimare le proteste femministe, che rappresentano una voce importante nella società francese contemporanea (L’Unione Sarda).
Il dibattito mediatico e le reazioni sociali
Il video con le parole di Brigitte Macron ha rapidamente fatto il giro dei social media, diventando virale e generando un acceso dibattito pubblico. Molti utenti hanno espresso sconcerto per il linguaggio usato dalla Première Dame, ritenuto poco consono al ruolo istituzionale e poco rispettoso verso le donne che si battono contro la violenza.
Dall’altra parte, alcuni commentatori hanno sottolineato come la vicenda Abittan, con la sua assoluzione, renda complessa la posizione delle istituzioni, che devono bilanciare il diritto alla difesa con la sensibilità verso le vittime. Tuttavia, la scelta di Brigitte Macron di schierarsi pubblicamente con l’attore e di insultare le attiviste ha alimentato ulteriori divisioni.
Il caso ha inoltre evidenziato la crescente polarizzazione del dibattito sulla violenza di genere in Francia, dove le proteste femministe si scontrano spesso con le posizioni istituzionali e mediatiche. La vicenda resta aperta e rappresenta un importante punto di riflessione sul ruolo delle figure pubbliche nella gestione di temi così delicati e divisivi (iO Donna).
