Nella notte tra il 6 e il 7 dicembre 2025, Toma Taulant, detenuto albanese considerato estremamente pericoloso, è evaso dal carcere di Opera a Milano. La fuga, che ha visto l’uomo segare le sbarre della finestra e calarsi con delle lenzuola annodate, ha messo in allarme le autorità, che hanno avviato una vasta operazione di ricerca in tutta la Lombardia e alle frontiere. Questo episodio riaccende il dibattito sulle condizioni delle carceri italiane e sulla sicurezza degli istituti penitenziari.
La fuga: un piano preciso e rischioso
Toma Taulant, 41 anni, detenuto al carcere di Opera a Milano, è riuscito a evadere segando le sbarre della finestra della sua cella e calandosi all’esterno con delle lenzuola annodate, approfittando del buio e probabilmente di un momento favorevole nel cambio turno degli agenti. La fuga, descritta come rapida e ben pianificata, ha sorpreso le autorità per la sua efficacia e precisione, dimostrando una notevole capacità di organizzazione da parte del detenuto.
L’evasione è avvenuta in un carcere di massima sicurezza, dove la presenza di agenti e sistemi di controllo dovrebbe garantire un alto livello di sorveglianza. Tuttavia, la mancanza di personale e la sovrappopolazione carceraria sembrano aver favorito la riuscita della fuga. Secondo fonti ufficiali, nel carcere di Opera sono presenti 1.338 detenuti a fronte di 918 posti disponibili, con un numero di agenti inferiore a quello necessario per garantire la sicurezza ottimale.
Questo episodio ha suscitato immediatamente una vasta operazione di ricerca, con pattuglie, posti di blocco e controlli alle frontiere per impedire che Taulant possa lasciare l’Italia o ricongiungersi con reti criminali attive in Europa. La sua esperienza pregressa nelle evasioni e la pericolosità del soggetto hanno reso la caccia all’uomo una priorità per le forze dell’ordine Il Fatto Quotidiano.
Il profilo criminale di Toma Taulant
Toma Taulant è un rapinatore di origine albanese con un lungo curriculum criminale che attraversa l’Italia e l’Europa. Nato nel 1984, è stato condannato a una pena fino al 2041 per una serie di rapine e furti, e la sua pericolosità è riconosciuta dalle autorità italiane ed europee. La sua capacità di evadere e far perdere le tracce ha già impegnato le forze dell’ordine in passato, rendendolo uno dei detenuti più difficili da controllare.
L’uomo è noto non solo per la sua violenza, ma anche per la sua abilità nel pianificare fughe spettacolari. Questa è la sua quarta evasione documentata, un dato che sottolinea le criticità nella gestione della sua detenzione e la necessità di misure più rigorose per soggetti con simili profili criminali.
Le autorità temono che Taulant possa utilizzare la sua rete di contatti per ricostruire un’organizzazione criminale o per nascondersi in aree difficili da raggiungere, complicando ulteriormente le operazioni di cattura. La sua fuga ha quindi un impatto non solo sulla sicurezza locale, ma anche su quella internazionale La Nuova Sardegna.
Le criticità del sistema penitenziario italiano
L’evasione di Taulant riporta all’attenzione pubblica le problematiche strutturali del sistema carcerario italiano, caratterizzato da sovraffollamento e carenza di personale. Nel carcere di Opera, ad esempio, i posti disponibili sono inferiori al numero di detenuti, e il personale di polizia penitenziaria è insufficiente rispetto alle necessità operative, con un deficit di oltre 200 agenti solo in quella struttura.
Questa situazione di emergenza è comune a livello nazionale, dove i detenuti superano di gran lunga la capienza regolamentare e mancano circa 20.000 agenti di polizia penitenziaria. Le conseguenze sono evidenti: difficoltà nel controllo, aumento del rischio di evasioni e tensioni interne alle carceri. Sindacati come la UILPA Polizia Penitenziaria hanno più volte denunciato queste criticità, chiedendo interventi urgenti per migliorare la sicurezza e le condizioni di lavoro.
Le richieste includono la deflazione della popolazione carceraria, il potenziamento degli organici, l’ammodernamento delle strutture e l’implementazione di tecnologie di sorveglianza più avanzate. Senza questi interventi, episodi come quello di Taulant rischiano di ripetersi, mettendo a rischio la sicurezza pubblica e la credibilità delle istituzioni penitenziarie La Nuova Sardegna.
Le reazioni e le misure in corso dopo l’evasione
L’evasione di Toma Taulant ha suscitato reazioni immediate da parte delle autorità e delle organizzazioni sindacali. La Prefettura di Milano ha attivato un piano di ricerche a tappeto, coinvolgendo polizia, carabinieri e polizia penitenziaria, con posti di blocco e perlustrazioni in tutta la Lombardia e alle frontiere interne per impedire la fuga dall’Italia.
Dal punto di vista politico e sindacale, l’episodio è stato definito un segnale di allarme sulle condizioni delle carceri italiane. Gennarino De Fazio, segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria, ha sottolineato come la fuga evidenzi il fallimento delle politiche penitenziarie degli ultimi 25 anni, chiedendo interventi concreti e duraturi per garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti sia dei detenuti che degli agenti.
Nel frattempo, le forze dell’ordine continuano le ricerche di Taulant, consapevoli della sua pericolosità e della sua esperienza nel sottrarsi ai controlli. La collaborazione tra le diverse agenzie di sicurezza è fondamentale per assicurare il rapido rientro del detenuto e prevenire ulteriori rischi per la comunità Il Fatto Quotidiano.
