L'alba del soccorso coordinato
Prima dell'avvento del 118, il sistema di emergenza sanitaria in Italia era frammentato e spesso inefficiente. In caso di necessità, i cittadini si trovavano a dover contattare direttamente le associazioni di volontariato locali, con il rischio di duplicazioni di interventi o, peggio, di ritardi cruciali. L'idea di un numero unico, capace di centralizzare le chiamate e coordinare i soccorsi, era nell'aria da tempo, ma mancava un'implementazione concreta. È in questo contesto che nasce il 3636, un progetto pionieristico che ha gettato le basi per l'attuale sistema di emergenza. La sua nascita è legata a Filippo Pizza, fondatore di Gruppo Informatico, una software house con sede a Massarosa, in provincia di Lucca, che ha creduto fortemente nella possibilità di applicare l'informatica al settore socio-sanitario. La visione di Pizza era quella di creare un sistema che permettesse di ottimizzare i tempi di intervento e di evitare sovrapposizioni, garantendo un servizio più efficiente e capillare. Prima del 3636, infatti, non era raro che più ambulanze provenienti da diverse associazioni si precipitassero sullo stesso luogo dell'incidente, sprecando risorse preziose. Il progetto mirava a superare questa frammentazione, centralizzando le chiamate in un'unica centrale operativa, in grado di valutare la gravità della situazione e di inviare i soccorsi più appropriati.
La sperimentazione a Pistoia
La prima sperimentazione del 3636 avvenne nel 1993 in provincia di Pistoia. La scelta di questa provincia non fu casuale: si trattava di un territorio con una buona densità di popolazione e una rete di associazioni di volontariato ben radicata, ma anche con le problematiche tipiche di un sistema di emergenza non coordinato. La sperimentazione si rivelò un successo, dimostrando la validità dell'idea di un numero unico e centralizzato. Come spiegato da Filippo Pizza in diverse interviste, l'implementazione del 3636 richiese un notevole sforzo di coordinamento tra le diverse realtà coinvolte, dalle associazioni di volontariato alle istituzioni sanitarie locali. Fu necessario sviluppare un software ad hoc, in grado di gestire le chiamate, localizzare gli utenti e coordinare gli interventi. Il sistema doveva essere semplice da usare per gli operatori, ma al contempo potente e affidabile, in grado di gestire un elevato volume di chiamate e di garantire la continuità del servizio anche in caso di emergenze.
Dall'esperimento al modello nazionale
Il successo della sperimentazione a Pistoia aprì la strada alla diffusione del modello del numero unico d'emergenza a livello nazionale. Sebbene il 3636 non sia mai diventato il numero ufficiale, la sua esperienza ha fornito un contributo fondamentale alla nascita del 118, che ne ha ereditato i principi fondamentali. Il 118, infatti, rappresenta l'evoluzione naturale del 3636, un sistema più complesso e strutturato, ma che si basa sulla stessa idea di centralizzazione e coordinamento dei soccorsi. Il passaggio dal 3636 al 118 non fu immediato né indolore. Richiese anni di lavoro, di sperimentazioni e di affinamenti, ma alla fine portò alla creazione di un sistema di emergenza sanitaria efficiente e all'avanguardia, in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini in modo rapido ed efficace. Il Ministero della Salute ha giocato un ruolo cruciale in questo processo, definendo gli standard e le linee guida per l'implementazione del 118 a livello nazionale.
L'eredità del 3636
Oggi, il 118 è una realtà consolidata in tutta Italia, un punto di riferimento per milioni di persone. Ma è importante ricordare che dietro a questo successo c'è il lavoro pionieristico di Filippo Pizza e del suo team di Gruppo Informatico, che con il 3636 hanno dimostrato la validità dell'idea di un numero unico d'emergenza. Il 3636 rappresenta un esempio di come l'innovazione tecnologica possa essere applicata al settore socio-sanitario per migliorare la qualità della vita dei cittadini. La sua eredità è ancora viva nel sistema di emergenza sanitaria italiano, che continua a evolversi e a migliorare grazie all'apporto di nuove tecnologie e di nuove idee. Il 3636 ha dimostrato che un approccio centralizzato e coordinato è fondamentale per garantire un servizio di emergenza efficiente ed efficace. Ha inoltre evidenziato l'importanza della collaborazione tra le diverse realtà coinvolte, dalle associazioni di volontariato alle istituzioni sanitarie, per raggiungere un obiettivo comune: salvare vite umane.
