Sebastian Vettel ha rivelato nel podcast Beyond the Grid come il suo declino in Formula 1 sia iniziato in Ferrari con l'arrivo di Charles Leclerc. Un racconto sincero su motivazioni diverse
L'arrivo di Vettel in Ferrari: speranze e prime vittorie
Sebastian Vettel approdò alla Scuderia di Maranello nel 2015 con l'ambizione di emulare il suo idolo Michael Schumacher e riportare la Ferrari sul tetto del mondo. Dopo quattro titoli mondiali consecutivi con Red Bull tra il 2010 e il 2013, il tedesco era visto come il leader ideale per un riscatto. Quell'anno fu positivo: conquistò tre vittorie e dimostrò un ottimo feeling con la SF15-T, nonostante la concorrenza feroce di Mercedes. La tifoseria Ferrari lo accolse con entusiasmo, sognando un'era di dominio. Tuttavia, già allora emergevano segnali di una transizione complessa nella gestione del team.
Nel 2017 e 2018, Vettel sfiorò il titolo iridato, guidando la Ferrari a una stagione competitiva con pole position e podi numerosi. La SF71-H del 2018 fu particolarmente competitiva, ma errori strategici e affidabilità precaria impedirono la conquista del campionato. Secondo le dichiarazioni recenti di Vettel, questi anni rappresentarono l'apice del suo contributo in rosso, prima di un evidente calo prestazionale. Il tedesco ha ammesso che la sua fame di vittoria era insaziabile, un tratto che lo distingueva dai compagni. Eppure, la pressione di Maranello iniziava a pesare, preparando il terreno per cambiamenti epocali.
L'esperienza in Ferrari segnò un'evoluzione nella carriera di Vettel, da dominatore assoluto a pilota in cerca di conferme. Fonti come Sportal sottolineano come il 2015 fosse stato un anno di adattamento riuscito, con podi e vittorie che alimentarono ottimismo. Ma il contesto competitivo, dominato da Lewis Hamilton, rese ogni risultato una battaglia. Vettel riflette oggi su quel periodo come un ponte tra il suo picco Red Bull e la fase discendente, evidenziando la difficoltà di mantenere standard elevati in un ambiente così esigente.
