La tragica morte di Antonella Di Ielsi e della figlia Sara Di Vita a Campobasso tiene col fiato sospeso l'Italia. Ipotesi su farina contaminata e tossinfezione vacillano, mentre autopsie e sequestri aprono scenari inattesi. Ecco i dettagli emersi dalle indagini.
Il Dramma di Natale a Campobasso
Antonella Di Ielsi, 50 anni, e la figlia quindicenne Sara Di Vita sono decedute all'ospedale Cardarelli di Campobasso tra il 27 e il 28 dicembre dopo una presunta intossicazione alimentare. Tutto è iniziato la sera della Vigilia di Natale, quando la famiglia ha consumato una cena festiva. Sara ha accusato i primi malori già quella notte, seguita dalla madre nelle ore successive. Il padre, Gianni Di Vita, ha mostrato sintomi simili ma le sue condizioni sono in miglioramento presso l'Istituto Spallanzani di Roma. L'episodio ha scosso la comunità molisana, spingendo le autorità a un'indagine approfondita per chiarire le cause di un decesso così rapido e improvviso.
La sequenza degli eventi è stata ricostruita con precisione: il 26 dicembre Sara avverte nausea e vomito, ma inizialmente non si reca in ospedale. La mattina del 27, un parente la accompagna al Cardarelli, dove viene ricoverata in Rianimazione per un aggravamento fulmineo, decedendo intorno alle 23. Antonella arriva in serata e muore il giorno dopo alle 11. Gianni Di Vita, anch'egli colpito, è stato trasferito a Roma per cure specialistiche. Secondo il procuratore Nicola d’Angelo, l'inchiesta mira a comprendere un 'exitus così fulmineo', valutando sia gli interventi medici che le origini del problema. Cinque medici – tre del Cardarelli e due della guardia medica – sono ora indagati per eventuali omissioni.
La famiglia Di Vita gestisce un mulino sotto l'abitazione, elemento che ha subito attirato sospetti. Nuovi sequestri di cibi domestici sono stati effettuati per analisi tossicologiche. Le autorità stanno esaminando campioni di sangue prelevati in Rianimazione, specialmente dalla madre, per identificare tossine o patogeni. Questo caso evidenzia i rischi nascosti nelle festività, quando pasti abbondanti possono mascherare intossicazioni gravi, e solleva domande sulla prontezza dei protocolli sanitari in emergenze simili.
Sospetti sulla Farina: Contaminazione Accidentale?
Fin da subito, l'attenzione si è concentrata sui due sacchi di farina sequestrati dal mulino di famiglia. L'ipotesi principale parlava di una possibile contaminazione accidentale con veleno per topi, legata a una disinfestazione avvenuta alcune settimane prima. Nel mulino, situato al piano terra dell'abitazione, erano state posizionate esche contro i roditori, alimentando timori di un trasferimento involontario del topicida nella farina usata per impasti festivi. Questa teoria ha dominato i primi titoli, ma le indagini stanno ridimensionandola drasticamente.
Gli inquirenti hanno escluso tracce di sostanze tossiche nelle analisi preliminari sul mulino. Non emergono segnali di contaminazione con rodenticidi, ma solo esche standard per prevenzione programmata, senza derattizzazioni recenti per assenza di topi. I topicidi anticoagulanti comuni provocano tipicamente emorragie interne e sanguinamenti, non il danno epatico acuto osservato qui, con insufficienza epatica rapida. Questo mismatch clinico rende l'ipotesi meno credibile, secondo esperti di tossicologia forense, spingendo a esplorare altre vie.
Il quadro patologico descritto – collasso epatico in poche ore – non si allinea con avvelenamenti da topicida classici. Le autorità mantengono aperta ogni pista, ma i sequestri di farina mirano a confermare o smentire definitivamente. Questo sviluppo dimostra come le prime ricostruzioni mediatiche possano evolversi con i dati scientifici, invitando a cautela prima di trarre conclusioni affrettate su prodotti alimentari quotidiani come la farina.
Tossinfezione in Discussione: Ipotesi Alternative
L'idea di una tossinfezione alimentare classica, diffusa inizialmente, convince sempre meno gli esperti. Sintomi come vomito e diarrea rapidi non spiegano il danno epatico grave e il decesso in tempi brevi, atipico per batteri comuni come Salmonella o E. coli. Il botulino è stato escluso dai medici, così come altre intossicazioni batteriche standard. Le indagini si allargano a 360 gradi, focalizzandosi su cibi preparati per le feste, forse contaminati da funghi velenosi o sostanze non convenzionali.
In corso le autopsie sui corpi di Sara e Antonella, eseguite il 31 dicembre dai consulenti Benedetta Pia De Luca e Francesco Battista Laterza, con partecipazione di periti delle parti. Questi esami dovrebbero chiarire la causa con certezza, analizzando tessuti e fluidi per tossine specifiche. Il padre Gianni, in miglioramento, ha dichiarato di non comprendere l'accaduto, suggerendo che anche lui consumò gli stessi alimenti. Non si esclude un avvelenamento doloso da terzi, pista aperta dagli investigatori.
Il caso solleva interrogativi sulla sicurezza alimentare domestica durante le feste. Ipotesi come funghi tossici, non rilevati nei controlli iniziali, o contaminazioni crociate in cucina guadagnano terreno. La tossicologia forense raccomanda analisi ampie, evitando di restringere il campo prematuramente, per garantire giustizia e prevenzione futura.
Indagini e Prospettive: Cosa Accadrà Ora
La Squadra Mobile di Campobasso allarga le indagini, con focus su analisi del sangue materno e consulenze mediche. I cinque medici indagati – due venezuelani, un italiano al Cardarelli e due della guardia medica – rischiano responsabilità per ritardi diagnostici. Il procuratore d’Angelo enfatizza la necessità di capire l'exitus fulmineo, mentre il marito/padre attende dimissione. Le autopsie rappresentano il turning point per conferme scientifiche.
Tutte le ipotesi restano aperte, inclusa quella di un intervento esterno, come emerso da avvelenamento doloso. Esclusi botulino e topicida, emergono scenari su alimenti festivi o funghi. Gianni Di Vita, dal letto d'ospedale, cerca risposte: 'Sto meglio, ma non capisco'. Questo dramma familiare diventa caso nazionale, stimolando dibattiti su sicurezza e sanità.
In attesa di esiti ufficiali, il caso invita a maggiore vigilanza su cibi fatti in casa e mulini familiari. Protocolli tossicologici più rigorosi potrebbero prevenire tragedie simili. La comunità attende giustizia, mentre le indagini proseguono con sequestri e perizie, promettendo chiarezza su un mistero che ha spezzato due vite innocenti.
