Europa in Crisi: Il Mondo la Lascia Indietro?

Pubblicato: 29/12/2025, 17:34:585 min
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Redazione
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Europa in Crisi: Il Mondo la Lascia Indietro?
Crescita anemica, debiti alle stelle e minacce globali: perché il Vecchio Continente rischia il declino

L'Europa affronta sfide economiche crescenti con una crescita del PIL prevista all'1,3-1,4% nel 2025 per Eurozona e UE, mentre l'Italia arranca allo 0,4%. Tensioni commerciali, crisi dell'export e instabilità climatica minano le prospettive, in un mondo che accelera altrove.

Crescita Economica Fragile nell'Eurozona

Le previsioni autunnali della Commissione Europea indicano per l'Eurozona un aumento del PIL dell'1,3% nel 2025, rivisto al rialzo rispetto allo 0,9% stimato in precedenza, ma con rischi al ribasso significativi. Questo dato riflette una moderata espansione trainata da investimenti e consumi interni, tuttavia offuscata da un contesto esterno complesso. L'inflazione è prevista in discesa graduale verso l'1,9%, mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe attestarsi al 6,3%, sostenendo una certa resilienza del mercato del lavoro. Nonostante questi segnali positivi, la vulnerabilità a shock esterni come dazi e tensioni geopolitiche rimane elevata, richiedendo politiche mirate per stimolare la produttività.

Per l'Italia, la situazione è particolarmente critica: la crescita del PIL è stata dimezzata alle stime dello 0,4% per il 2025, contro lo 0,7% previsto a primavera, come riportato dalla Commissione UE. Questo rallentamento è attribuito a una contrazione dell'export di beni dello 0,6%, aggravata da incertezze globali e dazi, mentre le esportazioni di servizi crescono lievemente. La domanda interna contribuisce positivamente grazie agli investimenti del Recovery Fund, ma la produttività del lavoro continua a diminuire, con un aumento del risparmio delle famiglie che frena i consumi. tali dinamiche evidenziano la necessità di riforme strutturali per invertire la traiettoria.

Confrontando con l'UE nel suo complesso, dove il PIL dovrebbe crescere dell'1,4% nel 2025, l'Eurozona mostra una performance più contenuta, con proiezioni della BCE che stimano l'1,3% per il 2025 e l'1,2% per il 2026. Fattori come l'apprezzamento dell'euro e le tensioni commerciali compensano i dati recenti positivi, mantenendo le prospettive prudenti. La disoccupazione nell'area euro è scesa al 6,1% a febbraio 2025, ma la crescita salariale rallenta, migliorando solo modestamente il potere d'acquisto. Questo quadro fragile sottolinea come l'Europa debba affrontare incertezze globali per non perdere terreno competitivo.

L'Italia, Fanalino di Coda in Europa

L'economia italiana stenta rispetto ai partner europei, con un PIL previsto in crescita solo dello 0,4% nel 2025, tra i più bassi dell'UE insieme a Germania e Francia, secondo le analisi della Commissione Europea. La fine degli incentivi fiscali nel settore immobiliare e l'aumento del risparmio precauzionale delle famiglie pesano sulla domanda interna, mentre l'export netto sottrae 0,7 punti percentuali alla crescita. Nonostante un disavanzo pubblico in miglioramento verso il 3%, le finanze pubbliche rischiano di deteriorarsi ulteriormente, con il debito stabile al 137% del PIL.

La previsione UE evidenzia un crollo dell'export dovuto a dazi e incertezze, con le esportazioni di beni in contrazione e i servizi in lieve espansione. La produttività del lavoro diminuisce nel 2025, ma dovrebbe riprendersi nel 2026-2027 grazie agli investimenti recenti. Il tasso di disoccupazione cala al 5,9% entro il 2027, ma l'incertezza politica e i disastri climatici frequenti aggiungono pressione. Bruxelles insiste su bilanci solidi e riforme per sbloccare la crescita interna.

Rispetto ad altri paesi, l'Italia conferma il suo ruolo di economia debole, con stime per il 2026 allo 0,8% e per il 2027 allo 0,8%, come indicato nelle previsioni autunnali. Il commissario Valdis Dombrovskis avverte della necessità di azioni decise, inclusa una gestione oculata delle risorse del Recovery Fund. Questo scenario riflette divisioni strutturali, con il Nord più dinamico e il Sud in ritardo, amplificando le disparità interne.

Minacce Esterne: Dazi e Tensioni Commerciali

Le tensioni commerciali globali, in particolare i dazi USA e le contromisure, rappresentano una minaccia concreta per la crescita europea, con previsioni di impatto negativo su investimenti e fiducia dei consumatori, come riportato da Unioncamere. L'export europeo ha registrato un'impennata nei primi trimestri del 2025 in anticipatione di tariffe, ma le prospettive per l'intero anno sono prudenti, tra lo 0,6% e lo 0,9%. L'inflazione all'1,9% e la disoccupazione al 6,3% offrono una base stabile, ma l'incertezza frena la ripresa.

Per l'Eurozona, le proiezioni BCE mantengono il PIL allo 0,9% nel 2025, bilanciando dati positivi con effetti di tensioni commerciali e apprezzamento dell'euro. L'attività economica è cresciuta dello 0,3% nel primo trimestre, ma i rischi al ribasso dominano. La BCE rimane prudente sui tassi, con l'inflazione sopra il target in alcuni paesi.

Queste dinamiche globali accentuano il divario con economie extra-europee più dinamiche, come gli USA che frenano ma restano ahead. L'Europa deve navigare un contesto di protezionismo crescente, con l'industria UE in crisi per dipendenza energetica e ritardo tecnologico, come emerge da analisi settoriali.

Prospettive Future e Sfide Strutturali

Le previsioni per il 2026-2027 indicano una crescita moderata per l'Eurozona all'1,2-1,4%, con inflazione in calo al 2,2%, secondo la Commissione Europea. Tuttavia, il debito pubblico elevato in paesi come Italia (137%) e Francia (116%) limita la flessibilità fiscale. La disoccupazione cala al 5,8% nell'UE, ma la produttività stagnante richiede investimenti in innovazione e competenze.

Bruxelles raccomanda riforme decise per sbloccare la crescita interna, come sottolineato da Dombrovskis nelle stime ufficiali. Disastri climatici e instabilità politica interna aggravano i rischi, mentre la fine del Recovery Fund impone una transizione verso finanze sostenibili. L'Italia, con debito stabile ma crescita debole, deve prioritarizzare conti pubblici e produttività.

In un mondo che cambia rapidamente, l'Europa rischia di perdere competitività se non affronta ritardi industriali e dipendenze esterne, come evidenziato da rapporti Unioncamere. Una strategia coordinata su commercio, clima e digitale è essenziale per invertire la traiettoria e garantire prosperità condivisa.

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