Crollo del network: PC Muro, Milioni in Garage e Finanziamenti a Hamas

Pubblicato: 29/12/2025, 09:54:294 min
Scritto da
Redazione
Categoria: News
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Crollo del network: PC Muro, Milioni in Garage e Finanziamenti a Hamas

L'Inchiesta della DDA: 25 Indagati e Sequestri Shock

Un’operazione di vasta portata condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Genova ha portato alla luce una presunta rete dedita al finanziamento di Hamas, culminata nell’emissione di misure cautelari per 25 persone e nel sequestro di circa un milione di euro. L’indagine, complessa e articolata, ha svelato metodi operativi degni di una trama thriller, con la scoperta di computer nascosti all’interno delle mura domestiche e ingenti somme di denaro contante occultate in garage. Al centro delle accuse vi è Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia, posto in stato di arresto. Le autorità ipotizzano che questa struttura fosse un canale cruciale per convogliare fondi verso l'organizzazione considerata terroristica da diverse giurisdizioni internazionali. L'elemento più inquietante emerso dalle prime fasi investigative riguarda la meticolosità con cui venivano celati gli strumenti informatici, suggerendo una consapevolezza del rischio e una pianificazione volta a eludere i controlli delle forze dell'ordine.

La Difesa di Hannoun: «Fonti Estere e Prove Costruite

La reazione dello staff legale di Mohammad Hannoun è stata immediata e veemente. Gli avvocati Dario Rossi, Emanuele Tambuscio e Fabio Sommavigo hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui contestano duramente la validità delle prove a carico del loro assistito. Il nodo centrale della loro strategia difensiva risiede nell'origine dei materiali probatori utilizzati dalla Procura. Secondo la difesa, le accuse sarebbero "largamente costruite su elementi probatori e valutazioni, anche giuridiche, di fonte israeliana". Questo solleva questioni fondamentali sulla sovranità probatoria e sul rispetto delle garanzie costituzionali italiane. I legali sottolineano che, data la provenienza di tali materiali, risulta impossibile per loro effettuare un "reale e approfondito controllo su contenuti e rispetto dei principi costituzionali, convenzionali e codicistici di formazione della prova". L'utilizzo di queste prove, a loro avviso, è stato "semplificato oltre ogni limite", minando il diritto di difesa.

Il Confine Sottile tra Solidarietà e Terrorismo

Un altro aspetto cruciale sollevato dalla difesa riguarda la potenziale confusione tra atti di solidarietà e supporto a organizzazioni criminali. Il team legale evidenzia il "rischio evidente che azioni concrete di solidarietà alla popolazione palestinese martoriata siano di conseguenza interpretate come azioni di sostegno, o addirittura di partecipazione, ad attività terroristiche". Questa argomentazione mira a ridimensionare la natura dei flussi finanziari contestati, suggerendo che le somme sequestrate potrebbero provenire da iniziative umanitarie legittime, la cui interpretazione è stata distorta nel contesto geopolitico attuale. La questione si sposta quindi dal piano puramente tecnico-finanziario a quello politico-ideologico, mettendo in luce la delicatezza del caso trattato dalla Procura di Genova. Le indagini, come riportato da testate specializzate in cronaca giudiziaria come Il Sole 24 Ore Diritto e Fisco, si concentrano ora sulla tracciabilità precisa dei fondi e sulla natura delle interconnessioni tra gli indagati.

Metodi Operativi e il Sequestro da Un Milione

L'operazione ha svelato una rete logistica sofisticata. Oltre ai computer celati nei muri, che presumibilmente contenevano dati sensibili sulle transazioni, il ritrovamento di ingenti quantità di denaro contante nei garage degli indagati suggerisce un tentativo deliberato di aggirare i sistemi bancari e le normative antiriciclaggio. Il sequestro di circa un milione di euro rappresenta una vittoria significativa per gli inquirenti, che vedono in questa somma la prova tangibile della capacità operativa del presunto network di raccolta fondi. La Guardia di Finanza, che ha collaborato attivamente alle perquisizioni, ha dovuto impiegare risorse specializzate per accedere ai nascondigli più ingegnosi. Secondo fonti investigative riportate da agenzie di stampa come l'ANSA, l'analisi forense dei dispositivi recuperati sarà determinante per mappare l'intera catena di comando e i beneficiari finali di questi trasferimenti illeciti. La complessità del quadro probatorio, data la natura transnazionale delle accuse, richiede ora un lavoro meticoloso di incrocio dati tra le informazioni raccolte in Italia e quelle fornite da partner internazionali.

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