Jacopo Vasamì
Il trionfo al Bonfiglio e il ritorno del tennis italiano
Jacopo Vasamì, 18enne mancino di grande talento, ha riportato il trofeo Bonfiglio in Italia dopo 13 anni di digiuno, un'impresa che ha riacceso l'entusiasmo per il vivaio azzurro. Questo torneo, tra i più prestigiosi al mondo per juniores su terra rossa, premia non solo la tecnica ma anche la resilienza mentale, qualità che Vasamì ha dimostrato vincendo match cruciali contro avversari di livello internazionale. La sua vittoria non è un caso isolato: già da tempo osservatori e addetti ai lavori lo indicano come uno dei prospetti più luminosi del circuito giovanile, grazie a un rovescio bimane potente e un servizio imprevedibile tipico dei mancini.
Essere mancino nel tennis è un vantaggio naturale, come Vasamì stesso sottolinea nelle sue interviste, rendendolo 'ricercato' per sessioni di allenamento. Dopo il Bonfiglio, ha festeggiato in modo sobrio a Tirrenia, al centro tecnico federale, evitando eccessi per concentrarsi sulla stagione piena di Challenger che lo attende. Questa maturità, a soli 18 anni, lo distingue dalla concorrenza e suggerisce un approccio professionale che potrebbe accelerare la sua ascesa nel ranking ATP.
Il contesto italiano è favorevole: con idoli come Jannik Sinner e Matteo Berrettini, Vasamì ha modelli da emulare. La sua classifica attuale intorno alla 650ª posizione mondiale è un punto di partenza solido per un diciottenne, e presto otterrà la patente per spostarsi autonomamente, riducendo la dipendenza dalla famiglia e ottimizzando i tornei. Questo mix di talento innato e disciplina lo posiziona come erede naturale della generazione d'oro del tennis tricolore.
