Quando la censura diventa vittimismo: il caso dei filoputiniani in Italia

Pubblicato: 24/12/2025, 06:16:335 min
Scritto da
Gaetano Logatto
Categoria: Cronaca
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Quando la censura diventa vittimismo: il caso dei filoputiniani in Italia
Analisi del discorso che trasforma provvedimenti, moderazione e sanzioni in narrazione di persecuzione

Questo articolo esamina come alcuni soggetti filorussi in Italia presentino interventi editoriali, blocchi di account o restrizioni a emittenti come prove di una presunta censura sistematica. Attraverso esempi concreti, contesto giuridico e dinamiche comunicative, si mette in luce la strategia retorica del vittimismo e le sue conseguenze sul dibattito pubblico.

Contesto: cosa è successo e perché si parla di censura

Negli ultimi anni diverse emittenti e soggetti riconducibili alla galassia filorussa in Italia sono finiti al centro di verifiche, sanzioni o misure di moderazione da parte di piattaforme e istituti, provocando accuse di censura da parte dei loro sostenitori; ad esempio, in Italia alcuni media e associazioni sono stati segnalati per attività riconducibili a propaganda pro‑Kremlin e questo ha dato il via a provvedimenti bancari e di piattaforme digitali che i protagonisti hanno interpretato come esclusione dal dibattito pubblico (Linkiesta).

La parola “censura” viene usata in modo ampio in questi contesti: spesso indica sia interventi legittimi sul rispetto delle norme delle piattaforme sia azioni amministrative o investigative mirate a contrastare la disinformazione e i finanziamenti esterni alla politica, tematiche che richiedono distinzione tra limitazioni private (es. moderazione contenuti) e misure pubbliche (es. sanzioni o indagini) come illustrato in numerose analisi sul fenomeno della propaganda straniera (ValigiaBlu).

Comprendere il contesto è cruciale: misure contro singole emittenti possono essere il risultato di segnalazioni, violazioni delle policy delle piattaforme o verifiche finanziarie, mentre l'etichetta di “censura” serve spesso a costruire una narrativa morale che delegittima gli interlocutori e mobilita consensi in assenza di un confronto sui contenuti effettivi (Linkiesta).

Strategie retoriche del vittimismo: come si costruisce la narrazione

Il vittimismo politico funziona come una tecnica persuasiva: individua un presunto persecutore, amplifica singoli episodi di blocco o critica e li generalizza come esempio di una cospirazione sistematica contro l'identità del gruppo; nei casi filoputiniani questa strategia ricorre spesso a termini forti come “censura”, “bavaglio” o “assenza di pluralismo” per sollecitare una risposta emotiva del pubblico (ValigiaBlu).

Una seconda tecnica è la confusione terminologica: si tende a sovrapporre la moderazione privata (regole interne di piattaforme come YouTube o Facebook) con misure statali o investigative, creando il senso che ogni limitazione sia un atto politico di soppressione della libertà di espressione; questa confusione ostacola la discussione sui criteri che guidano le policy e sulla necessità di bilanciare libertà e sicurezza informativa (Linkiesta).

Infine, la vittimizzazione è rafforzata da una strategia mediatica che sfrutta i social e gli organi simpatizzanti per rimbalzare accuse e creare un effetto di eco: articoli, video e comunicati enfatizzano la repressione percepita e presentano prove selezionate, mentre le contestazioni fattuali e le verifiche vengono relegate a un ruolo marginale, consolidando così la percezione collettiva di ingiustizia (ValigiaBlu).

Effetti sul dibattito pubblico e sulla fiducia nelle istituzioni

La narrativa del vittimismo può avere impatti concreti sul dibattito pubblico: polarizza gli schieramenti, rende più difficile un confronto argomentato e contribuisce a erosione della fiducia nelle istituzioni che applicano regole e verifiche, poiché una parte dell'opinione pubblica interpreta ogni intervento come atto arbitrario di esclusione; studi sul comportamento informativo mostrano come queste dinamiche amplifichino la polarizzazione (Linkiesta).

Quando la vittimizzazione diventa narrativa dominante, diventa complicato per i giornalisti e per le piattaforme spiegare le ragioni dietro una moderazione o una sanzione: la comunicazione pubblica spesso non riesce a contrastare la semplicità riassuntiva della tesi della censura, lasciando spazio a teorie meno fondate e a una crescente sfiducia nei processi di fact‑checking e nelle verifiche istituzionali (ValigiaBlu).

Questo scenario ha inoltre ripercussioni normative: il dibattito su come regolamentare le piattaforme digitali e su come proteggere la libertà di espressione è reso più complesso dalla narrativa vittimista, che accelera reazioni politiche volte a tutelare presunte vittime piuttosto che a costruire strumenti efficaci contro la disinformazione e le interferenze straniere (Linkiesta).

Come distinguere critica legittima da strumentalizzazione vittimista

Per valutare se una protesta contro moderazioni o sanzioni sia legittima è utile applicare criteri chiari: verificare la natura dell'intervento (privato o pubblico), controllare le violazioni specifiche contestate (hate speech, disinformazione, finanziamenti esterni) e confrontare le circostanze con casi analoghi; un approccio documentale riduce il rischio di farsi guidare da narrazioni emotive (ValigiaBlu).

I giornalisti e i lettori dovrebbero chiedere trasparenza procedurale: perché un account è stato sospeso? Qual è la norma violata? Esistono prove pubbliche di finanziamenti esteri o di coordinamento con attori stranieri? La richiesta di documentazione e di confronto pubblico favorisce una discussione basata sui fatti e indebolisce la strategia del vittimismo quando essa non è supportata da evidenze concrete (Linkiesta).

Infine, promuovere l'alfabetizzazione mediatica aiuta il pubblico a riconoscere tecniche retoriche e a valutare la credibilità delle fonti: strumenti di fact‑checking, dossier informativi e spiegazioni sul funzionamento delle piattaforme sono antidoti pratici alla strumentalizzazione emotiva, permettendo di separare la critica politica legittima dalle narrative vittimiste costruite ad arte (ValigiaBlu).

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