A tre anni dalla colossale eruzione del vulcano Hunga Tonga avvenuta nel gennaio 2022, la comunità scientifica ha finalmente compreso l'entità dell'impatto climatico di questo evento straordinario. A differenza delle eruzioni vulcaniche tradizionali, l'Hunga Tonga ha immesso nella stratosfera quantità senza precedenti di vapore acqueo, modificando in modo significativo la composizione atmosferica globale. Questo articolo analizza cosa è realmente accaduto all'atmosfera terrestre e quali conseguenze continueranno a manifestarsi nei prossimi anni.
L'evento straordinario: una colonna eruttiva record
Il 15 gennaio 2022, il vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha'apai, situato nell'arcipelago delle isole Tonga nel Pacifico meridionale, ha subito un'esplosione di proporzioni colossali. La colonna eruttiva ha raggiunto l'altitudine record di 58 chilometri, la più alta mai registrata da quando esistono le rilevazioni satellitari. Questo significa che i gas e le particelle espulse dal vulcano hanno penetrato la mesosfera, il terzo dei cinque strati in cui è suddivisa l'atmosfera terrestre, superando di gran lunga le eruzioni vulcaniche convenzionali.
L'onda d'urto generata da questa esplosione si è propagata in tutto il globo terrestre con una velocità straordinaria, provocando variazioni significative della pressione atmosferica rilevabili dai barometri di agenzie ambientali in ogni continente. L'onda d'urto si è propagata in tutto il globo, generando anomalie atmosferiche misurabili anche in Italia. I mareografi sparsi nel mondo hanno registrato chiaramente il passaggio di un treno di onde anomale, confermando l'impatto globale istantaneo dell'evento.
Ciò che ha reso questa eruzione particolarmente insolita non è stata solo la sua potenza, ma la composizione dei materiali espulsi. A differenza delle eruzioni vulcaniche tradizionali, che immettono principalmente ceneri e anidride solforosa, l'Hunga Tonga ha seguito un percorso completamente diverso, caratterizzato da una quantità straordinaria di vapore acqueo che avrebbe trasformato il profilo climatico dei successivi tre anni.
La composizione anomala: vapore acqueo invece di anidride solforosa
La caratteristica più distintiva dell'eruzione dell'Hunga Tonga è stata la composizione chimica dei materiali eruttati, completamente atipica rispetto alle grandi eruzioni vulcaniche conosciute. Il vulcano ha sparato nella stratosfera 146 milioni di tonnellate di vapore acqueo e soltanto 0,42 milioni di tonnellate di anidride solforosa. Questa proporzione inversa rispetto alle eruzioni convenzionali ha avuto conseguenze climatiche diametralmente opposte a quelle che gli scienziati si aspettavano inizialmente.
Per comprendere l'importanza di questa differenza, è fondamentale ricordare che l'anidride solforosa è un gas che raffredda temporaneamente il pianeta disperdendo la luce solare in arrivo, mentre il vapore acqueo è un potente gas serra che contribuisce al riscaldamento globale. globalscience.it La quantità di vapore acqueo eruttata ha rappresentato quasi il 10% dell'intera acqua presente precedentemente nell'intera stratosfera, una quantità sufficiente a riempire più di 58.000 piscine olimpioniche</a>. Questa immissione massiccia di vapore acqueo nella stratosfera ha aumentato il contenuto di H2O della stratosfera del 15%, un incremento senza precedenti nella storia delle rilevazioni satellitari.
Gli scienziati hanno inizialmente sottovalutato l'impatto climatico dell'eruzione proprio perché la quantità di anidride solforosa era relativamente modesta. Tuttavia, la comunità scientifica ha presto compreso che il vero protagonista di questa storia climatica era il vapore acqueo, un gas serra che avrebbe continuato a influenzare il clima terrestre per anni a venire, ben oltre l'effetto temporaneo delle eruzioni vulcaniche tradizionali.
L'impatto sul clima globale: riscaldamento e anomalie atmosferiche
Gli effetti dell'eruzione dell'Hunga Tonga sul clima globale hanno iniziato a manifestarsi chiaramente a partire dall'inverno 2022-23, quando gli scienziati hanno osservato un forte riscaldamento dell'atmosfera che non poteva essere attribuito esclusivamente ai fattori climatici tradizionali. Gli scienziati hanno trovato correlazioni significative tra la colossale eruzione e il riscaldamento dell'atmosfera osservato a partire dall'inverno 2022-23 e ancora in corso. Le simulazioni climatiche hanno rivelato un nuovo percorso che collega le eruzioni vulcaniche ricche d'acqua alle anomalie meteo superficiali, confermando il ruolo cruciale del vapore acqueo stratosferico.
All'inizio del 2023, l'eccesso di vapore acqueo ha causato significative anomalie negative nell'ozono e nella temperatura della stratosfera superiore e mesosferica tropicale, forzando una risposta della circolazione atmosferica che ha interessato in particolare il vortice polare dell'emisfero settentrionale. L'eruzione del vulcano Tonga ha aumentato del 7% la probabilità di sforare gli 1,5 gradi almeno una volta già nei prossimi 5 anni. Questo dato è particolarmente significativo nel contesto degli accordi climatici internazionali, poiché rappresenta un aumento considerevole della probabilità di superare la soglia critica di riscaldamento globale fissata dall'Accordo di Parigi.
Tuttavia, è importante sottolineare che gli effetti dell'eruzione non rappresentano un cambiamento permanente nel trend climatico globale. Secondo i climatologi, si tratta di una fluttuazione momentanea che verrà progressivamente riassorbita dall'atmosfera, anche se il vapore acqueo rimane ancora presente in quantità significative nel 2025, tre anni dopo l'evento.
Tre anni dopo: gli effetti persistenti e le lezioni per il futuro
A dicembre 2025, tre anni dopo l'eruzione, gli effetti del vapore acqueo stratosferico immesso dall'Hunga Tonga rimangono ancora misurabili nell'atmosfera terrestre. Un rapporto internazionale rivela che l'eruzione ha aumentato il vapore acqueo stratosferico globale di circa il 10%, gran parte del quale rimane nell'atmosfera nel 2025. Questo dato dimostra che gli effetti climatici di un'eruzione vulcanica ricca di vapore acqueo hanno una persistenza molto maggiore rispetto alle eruzioni tradizionali dominate dall'anidride solforosa.
La persistenza del vapore acqueo nella stratosfera continua a influenzare la composizione atmosferica e la circolazione dei venti, con effetti che si estendono ben oltre il periodo immediatamente successivo all'eruzione. Gli scienziati ritengono che questo eccesso di vapore acqueo continuerà a generare reazioni chimiche nella stratosfera, influenzando la concentrazione di ozono e la temperatura atmosferica in modo misurabile. Sebbene gli effetti si stiano progressivamente attenuando, la loro durata prolungata ha fornito ai climatologi un'opportunità unica per studiare come le eruzioni vulcaniche ricche di acqua interagiscono con il sistema climatico globale.
L'eruzione dell'Hunga Tonga ha insegnato alla comunità scientifica una lezione fondamentale: non tutte le eruzioni vulcaniche hanno lo stesso impatto climatico, e la composizione chimica dei materiali eruttati è altrettanto importante della loro quantità. Questo evento straordinario ha dimostrato che anche fenomeni naturali possono amplificare temporaneamente il riscaldamento globale, aggiungendo un ulteriore elemento di complessità alla comprensione dei fattori che influenzano il clima terrestre. Mentre il vapore acqueo continua a disperdersi nell'atmosfera, gli insegnamenti di questa eruzione continueranno a guidare la ricerca climatica per gli anni a venire.
