La Corte d’Appello dell’Aquila ha rigettato il ricorso dei genitori della cosiddetta “famiglia nel bosco”, confermando la sospensione della responsabilità genitoriale e l’allontanamento dei tre bambini in una struttura protetta; nella motivazione i giudici riconoscono progressi della coppia ma sottolineano «gravi rischi per la salute, l’istruzione e la socializzazione dei minori e invitano i genitori ad «abbattere il muro di diffidenza per poter valutare un futuro reinserimento familiare. Questo articolo esplora il contenuto delle motivazioni, le ragioni giuridiche e sociali della decisione e i passi pratici che la sentenza indica come necessari per il ricongiungimento, citando fonti giornalistiche e giuridiche autorevoli.
Sintesi delle motivazioni e quadro giuridico
La Corte d’Appello dell’Aquila ha rigettato il reclamo presentato dai legali della famiglia che viveva nel bosco, confermando la misura cautelare con cui il Tribunale per i Minorenni aveva disposto l’allontanamento dei tre bambini e la sospensione della responsabilità genitoriale; i giudici hanno motivato tale scelta richiamando «gravi rischi per la salute fisica e psichica dei minori e carenze rispetto all’istruzione e alla socialità, elementi ritenuti idonei a giustificare l’intervento sostitutivo dello Stato a tutela dei diritti dei bambini, come ricostruito da Il Fatto Quotidiano.
Dal punto di vista giuridico la Corte ha verificato la correttezza formale e sostanziale dell’ordinanza del Tribunale per i Minorenni, concludendo che sussistono ancora i presupposti per la sospensione della potestà: la decisione si basa su accertamenti multidisciplinari che valutano la protezione dell’infanzia come interesse primario e giustificano, secondo la Corte, l’adozione di misure di protezione quali l’affidamento in comunità o casa famiglia, come riportato da Sky TG24.
Pur confermando la sussistenza delle criticità, la motivazione riconosce tuttavia «progressi apprezzabili posti in essere dai genitori dopo l’intervento giudiziario, sottolineando che queste azioni positive potrebbero, se consolidate, cambiare la valutazione del tribunale in futuro: la Corte quindi non esclude a priori il reinserimento dei minori in famiglia, ma richiede evidenze concrete e durature di cambiamento nelle condizioni abitative, nell’adesione ai percorsi sanitari e nell’inclusione sociale ed educativa dei bambini (fonte: Corriere della Sera).
Le criticità contestate: salute, istruzione e vita relazionale
Nella motivazione della Corte sono dettagliate le principali criticità che hanno determinato l’allontanamento: insufficiente tutela della salute (anche con riferimento alle pratiche vaccinali), condizioni igieniche e abitative ritenute inadeguate, e forme di istruzione domiciliare o «unschooling considerate non idonee a garantire il diritto all’istruzione e alla socializzazione dei minori; tali elementi sono stati valutati come fonti di rischio per lo sviluppo fisico e psichico dei bambini (Quotidiano.net).
I giudici hanno posto particolare attenzione all’impatto che l’isolamento e la mancanza di contatti allargati possono avere sullo sviluppo linguistico, cognitivo e affettivo: nella motivazione è citato come esempio il ritardo nella scolarizzazione formale della figlia più grande, elemento che ha contribuito alla valutazione del rischio e alla scelta delle misure tutelari in via cautelare (Il Fatto Quotidiano).
La motivazione sottolinea inoltre il potenziale danno derivante dall’esposizione mediatica dei minori e dalla loro vulnerabilità nel contesto di attenzione pubblica, motivo per cui i giudici hanno valutato anche la necessità di proteggere la riservatezza e la vita relazionale dei bambini durante il periodo di collocamento in comunità o casa famiglia (Corriere della Sera).
I «progressi riconosciuti e le condizioni per il reinserimento
La sentenza riconosce che i genitori hanno compiuto alcune azioni positive dopo l’ordinanza: disponibilità ad adeguare l’abitazione, apertura a percorsi scolastici per i figli e a interventi sanitari, oltre a collaborazioni pratiche con servizi sociali e operatori, elementi che la Corte definisce «apprezzabili ma non ancora sufficienti a modificare l’assetto cautelare in atto (Sky TG24).
Per consentire un reintegro sicuro e duraturo, la motivazione indica obiettivi concreti: consolidamento di condizioni abitative idonee, adesione documentabile a percorsi sanitari e vaccinali quando necessari, garanzie sulle modalità educative con prove di scolarizzazione e percorsi di socializzazione strutturati per i minori; questi elementi dovranno essere dimostrati attraverso relazioni tecniche e verifiche degli enti competenti prima che il Tribunale possa valutare la revoca delle misure cautelari (Avvenire).
Un passaggio chiave della motivazione è l’invito ai genitori ad «abbattere il muro di diffidenza verso le istituzioni e i servizi, esortandoli a collaborare pienamente con i soggetti pubblici e i professionisti coinvolti; la Corte chiarisce che la fiducia e la cooperazione sono condizioni pratiche e simboliche per ricostruire un progetto familiare che metta al centro la tutela dei diritti dei bambini e renda possibile il loro ritorno in famiglia in sicurezza (TGcom24).
Conseguenze pratiche e prospettive per le parti coinvolte
A breve termine la decisione mantiene i bambini in comunità o casa famiglia con visite supervisionate secondo quanto stabilito dall’ordinanza del Tribunale per i Minorenni: la misura non ha chiuso la possibilità di ricongiungimento, ma rimette al Tribunale la valutazione finale e richiede alle parti un percorso di monitoraggio e certificazione dei cambiamenti richiesti dagli organi giudiziari, come sintetizzato dal Corriere.
Dal punto di vista pratico, i servizi sociali e i professionisti (psicologi, assistenti sociali, educatori) avranno un ruolo centrale nel valutare l’efficacia delle misure messe in atto dalla famiglia e nel certificare il livello di rischio residuo; relazioni tecniche, visite ispettive e piani di lavoro individualizzati saranno i documenti che il Tribunale utilizzerà per decidere eventuali modifiche alla permanenza in comunità o per disporre un graduale reinserimento dei minori. (Il Fatto Quotidiano).
Infine, restano possibili ulteriori sviluppi giudiziari: la difesa ha annunciato che valuterà ulteriori impugnazioni, incluse istanze in Cassazione se ritenute idonee, mentre la decisione politica e sociale sul tema dell’educazione alternativa e delle responsabilità genitoriali nei contesti non convenzionali continuerà a essere oggetto di dibattito pubblico e specialistico, con implicazioni per la normativa e per le prassi di tutela minorile in Italia (Sky TG24).
