Alluvione a Ravenna: 12 indagati ai vertici, cosa è successo

Pubblicato: 20/12/2025, 12:17:084 min
Scritto da
Maria Gloria Domenica
Categoria: Spettacolo
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Alluvione a Ravenna: 12 indagati ai vertici, cosa è successo
La Procura chiude le indagini sull’esondazione di Traversara e Boncellino: ipotesi di disastro colposo e pericolo attuale

La Procura di Ravenna ha notificato dodici avvisi di fine indagine relativi all’alluvione che nell settembre 2024 colpì le frazioni di Traversara e Boncellino, nel comune di Bagnacavallo. L’indagine, partita per disastro colposo contro ignoti, si è ampliata includendo l’ipotesi di pericolo attuale di inondazione e accertando possibili carenze nei lavori post-alluvione del 2023. Tra gli indagati figurano dirigenti della Protezione civile, tecnici incaricati dei cantieri e rappresentanti di imprese coinvolte negli interventi, e adesso la Procura dovrà valutare eventuali rinvii a giudizio dopo le memorie difensive.

Contesto e notifiche: chi sono i 12 indagati

La Procura di Ravenna ha formalmente notificato dodici avvisi di conclusione delle indagini in relazione all’alluvione che colpì i paesi di Traversara e Boncellino nel settembre 2024, riportando le risultanze delle attività di accertamento svolte dai magistrati e dai consulenti tecnici incaricati dall’ufficio inquirente (RavennaNotizie).

Secondo le fonti giornalistiche che hanno seguito l’evoluzione dell’indagine, tra gli indagati compaiono persone titolari di ruoli apicali in organismi di protezione civile locali e regionali, dirigenti dei settori regionali dedicati alla cura del territorio e all’ambiente, oltre a direttori dei lavori e rappresentanti legali di imprese che eseguirono interventi dopo le precedenti alluvioni del 2023 (Il Piccolo).

La notifica degli avvisi non equivale a una condanna: si tratta della chiusura formale della fase delle indagini preliminari, che consente agli indagati di presentare memorie difensive e documenti; spetterà poi alla Procura valutare la prospettazione di eventuali richieste di rinvio a giudizio o altre determinazioni procedurali (Ravenna e Dintorni).

Le ipotesi di reato e le criticità tecniche emerse

L’inchiesta è stata avviata inizialmente per il reato di disastro colposo e, con l’attività istruttoria, si è aggiunta l’ipotesi di pericolo attuale di inondazione, collegata a possibili insufficienze o vizi nei lavori di sistemazione delle sponde e degli argini eseguiti dopo le piene del 2023 (Corriere).

I consulenti tecnici nominati dalla Procura avrebbero rilevato, in più punti e su basi documentali, carenze progettuali e realizzative che potrebbero aver ridotto la capacità dell’alveo del Lamone di smaltire eventi di piena particolarmente intensi, creando così una condizione di rischio residuo per le frazioni interessate (Risveglio Duemila).

Le contestazioni riguardano dunque sia la gestione amministrativa e tecnica degli interventi (con possibili omissioni o errori nelle procedure di direzione dei lavori) sia la mancata attuazione di piani di mitigazione delle piene che, come riportano le cronache, erano noti o disponibili da anni ma non avrebbero avuto piena applicazione nelle aree critiche (RavennaNotizie).

Implicazioni amministrative e risposte politiche

La notizia degli avvisi di fine indagine ha subito suscitato reazioni istituzionali e politiche: rappresentanti regionali e locali hanno dichiarato rispetto per l’indagine giudiziaria, sottolineando al contempo la necessità di distinguere tra responsabilità penali e politiche e gli sforzi amministrativi in corso per la messa in sicurezza delle aree colpite (Risveglio Duemila).

Partiti e rappresentanti locali hanno invocato chiarezza e trasparenza, richiedendo accertamenti rapidi e misure concrete per ridurre il rischio idraulico; allo stesso tempo alcuni esponenti politici hanno avvertito contro letture strumentali dell’inchiesta fino alla definitiva ricostruzione dei fatti da parte della magistratura (RavennaWebTV).

Sul piano operativo, gli enti locali hanno ribadito piani di intervento e cantieri aperti nella zona interessata dall’evento, ricordando che la gestione delle opere idrauliche è complessa e coinvolge più soggetti istituzionali, dal Comune alla Regione fino agli operatori privati incaricati della realizzazione delle opere (Corriere).

Prospettive processuali, tutele e misure per il futuro

Dopo la notifica degli avvisi di fine indagine, gli indagati hanno la possibilità di presentare memorie e documenti difensivi; la Procura valuterà quindi se formulare richieste di rinvio a giudizio o archiviare posizioni, in base agli elementi acquisiti durante le indagini e agli approfondimenti tecnici ancora in corso (RavennaNotizie).

Parallela all’iter penale resta la necessità di adottare misure di prevenzione e sicurezza idraulica efficaci: le cronache ricordano piani e relazioni tecniche esistenti da anni che sollecitavano interventi sul Lamone, segnalando la priorità di lavori di ampliamento delle sezioni fluviali e il rifacimento di opere che potrebbero ridurre il rischio di nuove esondazioni (Ravenna e Dintorni).

Infine, per le comunità locali la fase che si apre richiede equilibrio: tutela dei diritti degli indagati e contemporaneo rafforzamento delle misure tecniche, amministrative e di protezione civile per restituire sicurezza e fiducia ai cittadini, con monitoraggi indipendenti e trasparenza nei cantieri e nei piani di intervento sul territorio (Il Piccolo).

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