Camorra a Terracina: il clan Licciardi si radica nel Lazio

Pubblicato: 18/12/2025, 06:16:145 min
Scritto da
Gaetano Logatto
Categoria: Cronaca
Condividi:
#terracina #napoli #camorra #arresti #marano #clan licciardi
Camorra a Terracina: il clan Licciardi si radica nel Lazio
Dall'inchiesta Porta Napoletana emerge il potere del clan napoletano nel sud pontino

Un'inchiesta recente rivela come il clan Licciardi, uno dei più potenti della camorra napoletana, abbia esteso i suoi tentacoli a Terracina attraverso investimenti immobiliari, attività imprenditoriali e traffici illeciti. Figure chiave come Patrizia Licciardi e Eduardo Marano hanno creato una cellula locale, con sequestri di beni e arresti che testimoniano la profondità dell'infiltrazione.

Le origini del clan Licciardi a Napoli

Il clan Licciardi rappresenta uno dei sodalizi camorristici più influenti di Napoli, con radici nel quartiere Secondigliano e nella Masseria Cardone. Nato negli anni Ottanta sotto la guida di Gennaro Licciardi, il clan ha trasformato una zona periferica in un hub strategico per lo stoccaggio e lo spaccio di stupefacenti, evolvendosi in un'organizzazione indipendente dal clan Giuliano. La sua forza deriva dalla capacità di controllare il territorio attraverso alleanze e conflitti, come la mediazione nella faida di Scampia tra Di Lauro e scissionisti. Oggi, dopo arresti di figure di spicco, il clan mantiene un ruolo centrale nell'Alleanza di Secondigliano, opponendosi ai clan del centro storico.

Maria Licciardi, nota come 'La Piccolina', ha assunto un ruolo di leadership dopo la morte del fratello Gennaro, gestendo affari con astuzia e determinazione. I fratelli Pietro, Vincenzo e la stessa Maria hanno consolidato il potere familiare, sfruttando reti familiari per espandere gli interessi oltre Napoli. Vincenzo Licciardi, attualmente detenuto, rimane una figura simbolica, con familiari coinvolti in operazioni esterne. Il clan ha diversificato le attività, passando dal traffico di droga a estorsioni e riciclaggio, mantenendo una struttura gerarchica solida nonostante le faide interne, come quelle con le famiglie Sacco e Bocchetti.

La potenza del clan si misura nella sua resilienza: nonostante arresti e sequestri, continua a operare attraverso affiliati e rami familiari. La letteratura, come 'Gomorra' di Roberto Saviano, ha immortalato la sua ascesa, evidenziando come Secondigliano sia diventato un nodo nevralgico della camorra. Questa espansione ha permesso al clan di radicarsi in altre regioni, inclusa la provincia di Latina, dove ha cercato nuovi mercati per i suoi traffici illeciti.

L'insediamento a Terracina: investimenti e infiltrazioni

A partire dal 2006, coniugi come Eduardo Marano e Patrizia Licciardi hanno avviato una serie di investimenti immobiliari e imprenditoriali nel sud pontino, focalizzandosi su ristorazione e intrattenimento. L'inchiesta 'Porta Napoletana' della DDA di Roma ha ricostruito come questa coppia, legata al clan, abbia creato una cellula operativa a Terracina, intrecciando affari leciti con traffici di stupefacenti. Il figlio Gennaro Marano intratteneva rapporti con criminali locali per droga e imprese, consolidando la presenza del clan in un'area turistica lontana da Napoli.

Patrizia Licciardi, sorella del boss Vincenzo, e il marito Eduardo hanno utilizzato la loro permanenza nel Lazio per mascherare attività illecite sotto facciate imprenditoriali. Le indagini hanno evidenziato acquisti di immobili e aperture di locali, che servivano da copertura per estorsioni e spaccio. Questa strategia ha permesso al clan di radicarsi senza clamore, sfruttando la vicinanza al mare per logistica discreta e la domanda turistica per riciclare proventi. Terracina, con la sua economia stagionale, è diventata un terreno fertile per queste operazioni.

Le attività non si limitavano al locale: i Marano-Licciardi gestivano una vera e propria cellula camorristica, come emerso da procedimenti precedenti. Investimenti mirati hanno creato una rete economica che alimentava il clan madre a Napoli, con flussi di denaro da droga e pizzo reinvestiti in beni durevoli. Questa infiltrazione silenziosa ha trasformato Terracina in un avamposto strategico, evidenziando la capacità espansiva della camorra oltre i confini campani.

Le inchieste e gli arresti: la risposta dello Stato

L'inchiesta Porta Napoletana ha portato a misure cautelari per Eduardo Marano (carcere), Gavino De Gregorio e Michele Minale (domiciliari), Andrea Belviso (firma) e Roberto Carocci (divieto professionale). La DDA di Roma ha documentato l'insediamento del clan attraverso atti giudiziari, smascherando i legami con Napoli. Queste azioni rappresentano un colpo alla struttura locale, interrompendo reti di spaccio e affari imprenditoriali.

Precedenti operazioni, come i sequestri della Guardia di Finanza, hanno colpito il patrimonio mobiliare e immobiliare accumulato dai Licciardi a Terracina. Beni per milioni di euro sono stati confiscati, privando il clan di risorse finanziarie. Arresti per estorsione hanno coinvolto familiari diretti di Vincenzo Licciardi, confermando i 'tentacoli' del clan nel Lazio. Queste indagini collaborative tra procure di Roma e Napoli hanno evidenziato uno scambio politico-mafioso, con 5 arresti e 11 indagati in aree come Terracina e Circeo.

Nonostante alcuni assolti, come Eduardo Marano in appello, le inchieste persistono. La Corte di Napoli ha ribaltato condanne iniziali, ma il quadro investigativo resta solido grazie a prove accumulate. Queste operazioni dimostrano l'impegno delle forze dell'ordine contro l'espansione camorristica, con focus su prevenzione e confische per spezzare i circuiti economici del crimine organizzato.

Implicazioni per Terracina e il contrasto alla camorra

La presenza del clan Licciardi a Terracina solleva interrogativi sulla vulnerabilità del tessuto economico locale. Ristoranti e locali intrattenimento, spesso facciate per riciclaggio, minano la legalità in un'area turistica. La comunità pontina affronta il rischio di infiltrazioni che distorcono il mercato, favorendo estorsioni silenziose e concorrenza sleale. Autorità locali e associazioni antimafia spingono per maggiore vigilanza.

Il ruolo delle donne, come Patrizia Licciardi, evidenzia l'evoluzione della camorra, con figure femminili in prima linea per eludere stereotipi investigativi. Questo aspetto complica il contrasto, richiedendo approcci gender-sensitive nelle indagini. A Terracina, la cellula Marano-Licciardi ha esemplificato come famiglie miste napoletane si integrino, usando matrimoni strategici per alleanze. La risposta statale, con confische e arresti, mira a restituire legalità al territorio.

Guardando al futuro, il caso Terracina sottolinea la necessità di intelligence condivisa e politiche antimafia preventive. Confische patrimoniali, come quelle recenti, privano il clan di basi economiche, mentre educazione e trasparenza riducono la permeabilità sociale. La lotta alla camorra nel Lazio richiede continuità, per impedire che enclavi come Secondigliano si replichino altrove, preservando la sicurezza e lo sviluppo sostenibile della regione.

Commenti

Caricamento commenti…