Consulta annulla legge sarda aree idonee rinnovabili: stop a divieti preventivi

Pubblicato: 17/12/2025, 09:58:244 min
Scritto da
Gaetano Logatto
Categoria: Cronaca
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Consulta annulla legge sarda aree idonee rinnovabili: stop a divieti preventivi

L'intervento della Consulta e il principio di non ostacolo

La Corte Costituzionale ha emesso una sentenza che segna un punto fermo nel complesso rapporto tra autonomia regionale e necessità strategica nazionale in materia di transizione energetica. La bocciatura della legge della Regione Sardegna relativa alla individuazione delle aree idonee per l'installazione di impianti da fonti rinnovabili non è un mero cavillo procedurale, ma un netto richiamo ai principi di coordinamento della legislazione e di proporzionalità nell'uso degli strumenti di governo del territorio. La decisione, formalizzata con la sentenza n. 184 del 2025, evidenzia come l'intento di governare l'impatto paesaggistico ed ecologico degli impianti eolici e fotovoltaici si sia tradotto, nella normativa sarda censurata, in una de facto paralisi dello sviluppo delle rinnovabili. Il cuore della questione risiede nella metodologia adottata dalla legge regionale. Invece di definire in modo puntuale e motivato le aree effettivamente incompatibili, la normativa sarda aveva finito per rendere quasi integralmente il territorio regionale "non idoneo" in via preventiva. Questo approccio si scontra frontalmente con la giurisprudenza costituzionale consolidata, che vede nelle fonti rinnovabili un interesse strategico primario a livello nazionale, essenziale per il raggiungimento degli obiettivi climatici europei e per la sicurezza energetica del Paese. La Corte ha ribadito che l'autonomia regionale, pur legittima nella tutela del paesaggio, non può tradursi in un ostacolo insormontabile all'attuazione delle direttive nazionali in materia energetica.

La giurisprudenza costituzionale come baluardo contro i divieti aprioristici

Le motivazioni addotte dalla Consulta chiariscono in modo inequivocabile che la definizione di "aree non idonee" non può mai assumere la forma di un divieto generalizzato e aprioristico. Questo concetto è fondamentale per comprendere la portata della decisione. Sebbene le Regioni abbiano la competenza concorrente nella pianificazione territoriale, l'individuazione delle zone di esclusione deve essere supportata da criteri oggettivi, scientificamente validati e proporzionati al fine di tutela, senza però svuotare di efficacia le procedure autorizzative semplificate previste dalla legislazione statale, come quelle disciplinate dal Decreto Legislativo 199/2021 (o successive modifiche che regolano l'autorizzazione unica per le rinnovabili). La Corte ha sottolineato che la disciplina dell'autorizzazione paesaggistica, pur essendo un presidio fondamentale per la tutela del patrimonio culturale e ambientale, deve mantenere una uniformità di applicazione sul territorio nazionale, evitando che standard locali eccessivamente restrittivi possano di fatto bloccare interventi di interesse pubblico superiore. L'eccessiva cautela normativa, se non calibrata, finisce per ledere la competenza esclusiva dello Stato in materia di produzione di energia e di adempimento degli obblighi internazionali sul clima.

Impatto sugli investimenti e la retroattività delle norme

Un altro passaggio cruciale della sentenza riguarda la gestione degli effetti temporali della legge regionale bocciata. La normativa sarda tentava di applicare i nuovi vincoli di non idoneità anche agli iter autorizzativi già avviati o, peggio ancora, alle autorizzazioni già rilasciate. La Consulta ha censurato fermamente questo tentativo di intervenire retroattivamente su atti amministrativi consolidati, in particolare quelli che avevano già superato il vaglio paesaggistico. Gli operatori del settore, che avevano investito risorse significative confidando nella normativa vigente al momento della presentazione dei progetti, si sarebbero visti vanificare i loro sforzi. La Corte ha chiarito che la modifica dello stato dei luoghi, se irreversibile, non può essere l'unico criterio per travolgere autorizzazioni pregresse senza un adeguato bilanciamento degli interessi in gioco e senza rispettare i principi di affidamento e certezza del diritto. Questo aspetto è vitale per attrarre investimenti nel settore delle energie pulite, poiché il rischio di revoca o invalidazione di permessi già ottenuti crea un clima di incertezza che scoraggia capitali privati necessari alla transizione.

Il futuro della pianificazione energetica in Sardegna

La decisione della Corte Costituzionale impone ora alla Regione Sardegna di rivedere integralmente la propria strategia di pianificazione territoriale in funzione delle rinnovabili. Non si tratta di rinunciare alla tutela del paesaggio, ma di adottare strumenti normativi che siano compatibili con la gerarchia delle fonti e con gli obiettivi di decarbonizzazione. La Sardegna, con il suo elevato potenziale eolico e solare, è un territorio chiave per il mix energetico italiano, e la sua pianificazione deve riflettere questa vocazione strategica. Secondo le analisi di esperti legali in materia energetica, come quelle riportate da riviste specializzate in diritto amministrativo, la sentenza rafforza il ruolo del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) nel garantire l'uniformità applicativa delle norme statali. La Sardegna dovrà ora procedere con un nuovo piano che individui le aree idonee attraverso criteri rigorosi ma non escludenti, garantendo che le procedure autorizzative, specialmente quelle semplificate, possano procedere senza inutili rallentamenti burocratici imposti a livello locale. La sfida è trovare un equilibrio dinamico tra la conservazione delle specificità territoriali e l'imperativo della transizione energetica.

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