Narges Mohammadi, Nobel 'sofferente' dopo l'arresto violento

Pubblicato: 15/12/2025, 18:08:355 min
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Redazione
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Narges Mohammadi, Nobel 'sofferente' dopo l'arresto violento
La coraggiosa attivista iraniana denuncia abusi e minacce durante la nuova detenzione a Mashhad

Narges Mohammadi, premio Nobel per la Pace 2023, è stata arrestata con violenza durante un omaggio a un avvocato dei diritti umani. Ha denunciato percosse, minacce e due ricoveri ospedalieri, accusata di collaborazionismo con Israele. L'articolo esplora il contesto della sua lotta e le reazioni internazionali.

L'arresto violento durante l'omaggio a Khosrow Alikordi

Narges Mohammadi, la nota attivista iraniana premiata con il Nobel per la Pace 2023, è stata detenuta con forza il 12 dicembre 2025 a Mashhad, durante una cerimonia funebre in memoria dell'avvocato dei diritti umani Khosrow Alikordi. La fondazione che porta il suo nome ha riferito su X che l'arresto è avvenuto in modo violento, con altri attivisti come Sepideh Gholian e Asadollah Fakhimi fermati dalle forze di sicurezza. Video diffusi sui social mostrano Mohammadi senza velo islamico obbligatorio, mentre la folla intonava slogan come 'Viva l'Iran' e 'Morte al dittatore', in un contesto di tensione politica crescente.

Le autorità iraniane hanno confermato 39 arresti per 'comportamenti che violano le norme', accusando i partecipanti di aver alterato l'ordine pubblico. Il procuratore di Mashhad, Hasan Hematifar, ha specificato che Mohammadi e il fratello della vittima hanno promosso 'commenti provocatori'. Questo episodio si inserisce in una serie di repressioni contro i dissidenti, evidenziando la precarietà della libertà condizionale concessa a Mohammadi solo un anno prima per motivi di salute, dopo tre anni di carcere.

La detenzione ha suscitato preoccupazione immediata tra i sostenitori, che temono per la sua incolumità data la storia di abusi nelle prigioni iraniane. Mohammadi, 53 anni, era stata liberata temporaneamente nel dicembre 2024, ma aveva denunciato divieti permanenti di espatrio e la mancanza di un passaporto per rivedere i figli in Francia, da cui è separata da 11 anni.

Le denunce di percosse, minacce e ricoveri ospedalieri

In una breve telefonata alla famiglia il 14 dicembre, Mohammadi ha descritto di essere stata colpita con manganelli al collo e alla testa durante l'arresto, subendo minacce come 'Vestiremo di lutto tua madre'. La fondazione ha annunciato che l'intensità delle percosse ha richiesto due trasporti in urgenza ospedaliera, confermando lo stato di 'sofferenza' fisica dell'attivista. Ha esortato i suoi avvocati a denunciare formalmente il Ministero dell'Intelligence di Teheran responsabile dell'operazione.

Oltre alle lesioni, Mohammadi è stata accusata di 'collaborazione con lo Stato di Israele', un capo d'imputazione grave che in Iran può portare alla pena di morte. Questo segue condanne precedenti per boicottaggio elettorale e proteste, inclusa una nel giugno 2024 per lettere inviate a parlamentari europei sui diritti umani. La sua resilienza emerge nonostante 13 arresti, 9 condanne e una pena cumulativa di 31 anni.

La famiglia ha riportato insulti osceni e aggressioni dirette, con agenti che l'hanno trascinata via dalla cerimonia. Tali dettagli, diffusi tramite canali ufficiali della fondazione, sottolineano la brutalità sistematica contro le voci dissidenti, in un paese dove la tortura è documentata in centinaia di casi, specialmente contro donne in custodia.

Il lungo cammino di lotta di Narges Mohammadi

Narges Mohammadi ha dedicato la vita alla difesa dei diritti umani in Iran, denunciando torture, violenze sessuali su donne detenute e l'uso della pena di morte. Arrestata per la prima volta nel 2021, apprese del Nobel dalla cella nel 2023, mentre scontava 11 anni per 'crimini contro la sicurezza nazionale'. La sua attivazione è culminata nel sostegno alle proteste post-Mahsa Amini del 2022, contro il velo obbligatorio e il regime teocratico.

Dal 2022 in carcere, ha accumulato condanne in cinque processi, per un totale di 31 anni, legate a boicottaggi elettorali e appelli internazionali. Liberata temporaneamente per salute nel 2024, ha continuato a criticare pubblicamente la repressione, inclusa la violenza contro donne senza hijab. La sua fondazione monitora violazioni sistematiche, fornendo dati su abusi carcerari.

Nonostante le restrizioni, Mohammadi rifiuta il silenzio: ha boicottato elezioni parlamentari e scritto a leader europei. La separazione dai figli esuli in Francia simboleggia il costo personale della sua lotta, rendendola icona globale della resistenza iraniana contro l'oppressione di genere e politica.

Reazioni internazionali e prospettive future

L'arresto ha provocato condanne da figure di spicco: la Nobel iraniana Shirin Ebadi, il Comitato Norvegese del Nobel, il prigioniero politico Ahmad Reza Haeri e Reza Pahlavi, erede del trono pre-rivoluzionario. Anche la recente Nobel 2025, María Corina Machado, ha espresso solidarietà, denunciando la violenza statale. Queste voci amplificano la pressione su Teheran per il rispetto dei diritti.

Organizzazioni internazionali monitorano il caso, temendo un'escalation simile a repressioni passate. La Fondazione Narges sollecita azioni legali e awareness globale, mentre l'assenza di velo di Mohammadi alla cerimonia simboleggia sfida al codice vestimentario oppressivo. Il suo destino resta incerto, con rischi di condanne capitali.

Prospettive future dipendono da mobilitazioni interne ed esterne: storici rilasci per salute potrebbero ripetersi, ma accuse gravi come quella israeliana complicano lo scenario. La tenacia di Mohammadi ispira attivisti, ricordando che la lotta per i diritti persiste nonostante arresti ripetuti, in un Iran segnato da proteste continue contro il regime.

Implicazioni per i diritti umani in Iran

L'episodio di Mohammadi riflette una repressione sistematica contro dissidenti, con 39 arresti in un solo evento. Le denunce di torture e minacce evidenziano pattern documentati da Amnesty International e Human Rights Watch, che registrano migliaia di casi annui. La sua accusa di collaborazionismo con Israele serve a screditarla, strumentalizzando tensioni geopolitiche.

La comunità internazionale, inclusa l'UE, ha ripetutamente sanzionato l'Iran per violazioni, ma l'efficacia è limitata senza unità. Casi come questo rafforzano appelli per indagini ONU su torture carcerarie, dove donne subiscono abusi sessuali sistematici.

Mohammadi incarna la resistenza non violenta: dal Nobel appreso in prigione alla denuncia post-arresto, il suo esempio motiva giovani iraniani. Futuri sviluppi potrebbero influenzare dinamiche interne, potenzialmente accelerando riforme o inasprendo crackdown.

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