Negli ultimi rilevamenti Istat l’Italia registra un tasso di occupazione complessivamente in crescita, ma con un profilo età-specifico distinto: aumentano gli occupati con almeno 50 anni mentre i giovani — in particolare la fascia 25-34 anni — mostrano una contrazione. Questo articolo esamina i dati ufficiali, le possibili cause strutturali e congiunturali del rallentamento occupazionale giovanile, le ricadute socio-economiche e le possibili policy per riequilibrare il mercato del lavoro, supportando ogni passaggio con fonti istituzionali e giornalistiche affidabili.
Uno sguardo ai numeri: il quadro statistico più recente
I dati Istat di ottobre 2025 indicano che il tasso di occupazione in Italia è salito al 62,7%, con il numero complessivo di occupati che raggiunge 24 milioni 208mila persone; lo stesso comunicato segnala che l’aumento degli occupati su base annua riguarda in particolare chi ha almeno 50 anni, mentre alcune fasce più giovani presentano un calo.Istat – Occupati e disoccupati (ottobre 2025)
Lo stesso trend emerge anche nelle ricostruzioni della stampa economica: il tasso di disoccupazione è sceso al 6,0% a ottobre 2025 e la crescita occupazionale mensile (+75mila unità) coinvolge dipendenti permanenti e autonomi, con la nota eccezione dei 25-34enni che risultano in diminuzione rispetto al mese precedente.Euronews Italia – Tasso di occupazione al 62,7% (dicembre 2025)
Le serie storiche e i confronti mensili e annuali mostrano che l’aumento complessivo dell’occupazione è stato trainato dai contratti stabili e dagli over 50; ciò significa che, nonostante il record del tasso di occupazione, la dinamica demografica del lavoro si sta polarizzando verso lavoratori maturi, con implicazioni per produttività, welfare e ricambio generazionale.Sky TG24 – Lavoro, tasso di occupazione al 62,7%
Perché i giovani faticano: cause strutturali e congiunturali
Una prima serie di fattori riguarda il lato dell’offerta: livelli di istruzione, competenze richieste dal mercato e difficoltà di transizione scuola-lavoro rendono l’ingresso dei giovani più lento rispetto al passato; studi e analisi di settore sottolineano che la mismatch tra competenze e domanda aziendale penalizza soprattutto la fascia 25-34 anni, dove si osserva la contrazione dell’occupazione segnalata dalle fonti ufficiali.Istat – Occupati e disoccupati (ottobre 2025)
Sul piano congiunturale, la struttura del mercato del lavoro è mutata: aumentano i posti stabili e gli autonomi nelle fasce più mature mentre diminuiscono le opportunità tradizionalmente d’ingresso (tirocini, contratti a termine convertibili) oppure questi vengono offerti con condizioni meno vantaggiose, scoraggiando la partecipazione giovanile e aumentando la ricerca di alternative (formazione aggiuntiva, lavoro nero o emigrazione).Trading Economics – Tasso di disoccupazione in Italia (2025)
Un terzo elemento spesso trascurato è demografico: il calo della popolazione in età lavorativa giovane e l’invecchiamento demografico spostano la composizione degli occupati verso gli over 50; questo fenomeno amplifica la percezione che i giovani ‘restino fuori’ non solo per carenze del mercato ma anche per cambiamenti strutturali della popolazione attiva.Euronews Italia – Tasso di occupazione al 62,7% (dicembre 2025)
Conseguenze sociali ed economiche del mancato ricambio generazionale
La contrazione dell’occupazione giovanile ha ricadute immediate sul reddito disponibile delle famiglie e sulla loro capacità di investimento nel lungo periodo: giovani disoccupati o sottoccupati ritardano l’autonomia abitativa, la formazione di nuove famiglie e consumi importanti, con effetti recessivi sulla domanda aggregata.Euronews Italia – Impatti socioeconomici
Dal lato delle imprese, l’invecchiamento della forza lavoro può ridurre la propensione all’innovazione e aumentare i costi legati al turnover e alla formazione di tecnologie digitali, mentre la mancanza di ricambio rischia di compromettere la trasmissione delle competenze e la sostenibilità del sistema pensionistico nel medio-lungo termine.Sky TG24 – Effetti sull’impresa e sul welfare
Infine, la persistenza di alti tassi di inattività giovanile aumenta il rischio di esclusione sociale e disillusione verso il mercato del lavoro, con possibili effetti negativi sulla salute mentale e sulla coesione sociale; queste ricadute richiedono interventi mirati perché le conseguenze vanno oltre il dato statistico, incidendo su capitale umano e capitale sociale del Paese.Istat – Implicazioni sociali
Strumenti e politiche per riequilibrare: cosa può funzionare
Per favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro è cruciale rafforzare i meccanismi di collegamento tra formazione e impresa: apprendistato di qualità, alternanza lavoro-studio mirata e incentivi per l’assunzione giovanile possono ridurre il mismatch competenze-domanda e aumentare le probabilità di stabilizzazione professionale.Trading Economics – Spunti di policy
Un secondo filone riguarda la flessibilità di percorso: politiche attive del lavoro più efficaci — con voucher formativi, riqualificazione digitale e servizi di incontro domanda-offerta potenziati — aiutano i giovani a riqualificarsi rapidamente verso i settori in crescita, mentre strumenti di mobilità geografica o sostegno all’imprenditorialità possono essere utili nelle aree con deficit occupazionale.Istat – Politiche per il lavoro
Infine, è necessario un approccio integrato che consideri il ruolo degli over 50 come risorsa: promuovere la formazione continua per i lavoratori maturi e favorire la complementarità intergenerazionale in azienda può facilitare il trasferimento di competenze e creare percorsi di carriera che includano ricambio e innovazione, riducendo il conflitto tra esigenze di stabilità e ricambio giovanile.Sky TG24 – Formazione continua e sinergie intergenerazionali
