L'ex consulente finanziaria Maura Bico, già sottoposta agli arresti domiciliari per una frode da oltre 5 milioni di euro ai danni di 112 clienti, è stata trasferita in custodia cautelare in carcere per aver violato ripetutamente le condizioni della misura. La donna, cancellata dall'albo professionale dal 2014, aveva il divieto assoluto di utilizzare il telefono ma ha effettuato molteplici chiamate verso ex clienti, istituti bancari e società finanziarie, costringendo l'autorità giudiziaria a disporre l'aggravamento della misura.
Chi è Maura Bico e l'origine dello scandalo
Maura Bico è un'ex consulente finanziaria di Albenga, in provincia di Savona, formalmente in pensione e cancellata dall'albo professionale dal 2014. Nonostante lo status di pensionata e l'impossibilità legale di operare nel settore finanziario, la donna ha continuato negli anni a gestire e raccogliere i risparmi di numerosi clienti, presentandosi come procacciatrice d'affari operante per conto di un noto istituto bancario e assicurativo svizzero. Questo comportamento abusivo ha rappresentato il fondamento della sua attività illecita, che si è protratta dal 2020 fino al momento dell'arresto.
Le indagini della Guardia di Finanza di Savona hanno ricostruito movimenti finanziari per oltre 5 milioni di euro, coinvolgendo 112 clienti distribuiti in tutto il Nord Italia. La donna avrebbe sottoposto agli ignari investitori prospetti falsificati nei quali si attestava la redditività di investimenti in fondi comuni di diritto lussemburghese, operando secondo il modello truffaldino piramidale noto come schema Ponzi. Questo schema, caratteristico delle truffe finanziarie più sofisticate, prevede il pagamento dei rendimenti ai clienti più anziani utilizzando il denaro versato dai nuovi investitori, creando un'illusione di profittabilità.
Lo scandalo è esploso nella seconda metà di ottobre 2025, quando le autorità hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia agli arresti domiciliari emessa dal Gip di Savona. Contemporaneamente, sono stati sequestrati beni, conti correnti e immobili per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro, incluse 23 proprietà immobiliari in riviera e un'auto di lusso. D'intesa con l'Ufficio delle Entrate, è stata aperta una partita Iva ex officio e condotta una verifica fiscale che ha permesso il recupero a tassazione di proventi illeciti per una somma evasa pari a circa 3 milioni di euro.
Le violazioni degli arresti domiciliari e l'aggravamento della misura
Nonostante la misura degli arresti domiciliari imposta a partire da luglio 2025, Maura Bico ha continuato a violare sistematicamente le condizioni imposte dall'autorità giudiziaria. In particolare, la donna aveva ricevuto l'assoluto divieto di utilizzare il telefono durante l'esecuzione della misura, con eccezioni limitate esclusivamente alla prenotazione di visite mediche e allo svolgimento di colloqui con i legali di parte. Nonostante queste restrizioni chiare e ben definite, la consulente ha effettuato molteplici telefonate verso persone con le quali non avrebbe potuto comunicare.
Le tg24.sky.it violazioni documentate includevano contatti con ex clienti, vittime della frode, istituti bancari, società finanziarie, di intermediazione e di recupero crediti, nonché altre imprese di diversi settori merceologici</a>. Questi contatti rappresentavano un tentativo evidente di continuare a gestire la situazione finanziaria e probabilmente di influenzare i testimoni o le vittime della truffa. La gravità di tali violazioni ha spinto l'Autorità Giudiziaria a ritenere che la misura degli arresti domiciliari fosse insufficiente a prevenire la reiterazione dei reati contestati.
Di conseguenza, il Gip ha disposto la sostituzione e l'aggravamento della misura degli arresti domiciliari con la custodia cautelare in carcere, una decisione presa al fine di impedire ulteriori violazioni e garantire il corretto svolgimento del procedimento penale. Questo provvedimento rappresenta un'escalation significativa nella risposta giudiziaria e riflette la determinazione delle autorità nel contenere i comportamenti illeciti della donna e proteggere i testimoni e le vittime dalla sua influenza.
I reati contestati e le implicazioni legali
A Maura Bico sono stati contestati molteplici reati di natura grave, tra cui abusivismo finanziario, truffa aggravata, riciclaggio e reimpiego di denaro illecito. Questi reati riflettono la complessità e la sofisticazione dello schema fraudolento messo in atto, che non si limitava al semplice raggiro dei clienti ma includeva anche operazioni di riciclaggio dei proventi illeciti. Anche alcuni familiari della donna, inclusi il marito e il figlio, sono stati coinvolti nelle indagini e accusati di riciclaggio e autoriciclaggio, suggerendo un coinvolgimento familiare nell'attività criminale.
La qualificazione della truffa come aggravata è particolarmente significativa dal punto di vista legale, poiché indica che il reato è stato commesso con modalità che ne aumentano la gravità, come l'uso di documenti falsificati o l'abuso della fiducia riposta dai clienti. L'elemento dell'abusivismo finanziario è altrettanto rilevante, in quanto la donna operava senza le necessarie autorizzazioni e iscrizioni agli albi professionali, violando le normative che regolano l'intermediazione finanziaria. Il reimpiego di denaro illecito suggerisce che i proventi della truffa siano stati reinvestiti in attività economiche lecite al fine di occultarne l'origine criminale.
Le conseguenze legali per Maura Bico sono potenzialmente severe, considerando la molteplicità dei reati e l'entità del danno economico causato alle vittime. Il trasferimento in custodia cautelare in carcere rappresenta un segnale forte da parte della magistratura riguardo alla serietà con cui vengono trattati questi crimini finanziari. La procedura penale è ancora in corso, ma la documentazione delle violazioni degli arresti domiciliari fornisce ulteriori elementi di prova della pericolosità della donna e della necessità di misure restrittive più severe.
L'allargamento dello scandalo e il supporto alle vittime
Dopo l'arresto iniziale di Maura Bico, lo scandalo si è progressivamente allargato, con l'emergere di ulteriori vittime che fino a pochi giorni prima ignoravano completamente di aver perso il denaro affidato alla consulente. Secondo quanto riportato dal Codacons, un'associazione di consumatori che ha organizzato assemblee per supportare le vittime, sarebbero emersi nuovi risparmiatori coinvolti oltre ai 112 casi già documentati dalle autorità. Un incontro organizzato dal Codacons ad Albenga il 28 novembre 2025 ha permesso di identificare circa una decina di persone aggiuntive che non erano ancora consapevoli della loro situazione.
La situazione è particolarmente urgente dal punto di vista procedurale, poiché le vittime hanno un termine di tre mesi dalla notizia della frode per presentare querela e costituirsi parte civile nel procedimento penale. savonanews.it Il Codacons sta funzionando da "imbuto" per raccogliere le richieste e aiutare nella stesura delle querele, avvertendo che chi non avrà presentato la querela nei tre mesi dalla notizia non potrà costituirsi parte civile nel procedimento penale</a>. Questo aspetto procedurale è cruciale, poiché determina la possibilità per le vittime di ottenere un risarcimento attraverso il processo penale.
L'associazione ha messo a disposizione delle vittime diversi canali di contatto e supporto legale, incluso l'avvocato Bruno Barbieri, per facilitare la presentazione delle querele entro i termini previsti. Barbieri ha sottolineato che il Codacons riuscirà a seguire efficacemente le richieste solo se contattato nei prossimi 10-15 giorni, dopo i quali la gestione di tutte le pratiche diventerà più difficile a causa del carico di lavoro. Questo appello all'urgenza riflette la complessità della situazione e la necessità di una mobilitazione rapida da parte delle vittime per tutelare i loro diritti nel procedimento penale.
