L'Incontro Inatteso tra Diritto e Inconscio a Bergamo
Il Palazzo della Ragione di Bergamo, simbolo intramontabile di giustizia, ordine e diritto civico, è stato recentemente teatro di una trasformazione concettuale e visiva sorprendente. In occasione della quindicesima edizione del Festival ArtDate, la cui curatela quest'anno si è focalizzata sul tema del silenzio, è stata inaugurata un’installazione monumentale firmata dall'artista statunitense Matt Mullican. L'accostamento tra la severità storica dell'edificio e la natura intrinsecamente complessa e talvolta caotica dell'opera di Mullican crea una tensione dialettica che invita il visitatore a riconsiderare lo spazio e le sue funzioni simboliche. L'artista, noto per la sua profonda esplorazione degli archetipi, dei sistemi di credenze e degli stati alterati della coscienza, porta letteralmente a terra una riflessione sull'io più profondo. Questa scelta curatoriale, promossa da Stefano Raimondi, curatore del festival, non è casuale. Raimondi ha spesso privilegiato l'uso di installazioni scultoree di grande impatto, spesso morbide e posizionate a pavimento, che richiedono un'interazione fisica e percettiva diretta con lo spettatore. L'opera specifica, intitolata That Person’s Heaven, si inserisce perfettamente in questa predilezione, agendo come un tappeto narrativo che ridefinisce il percorso all'interno della sala consiliare. È un gesto audace quello di sovrapporre la mappa personale e inconscia dell'artista al pavimento che per secoli ha visto sfilare sentenze e decisioni pubbliche.
La Filosofia di Matt Mullican e il "That Person"
Matt Mullican (nato a Santa Monica nel 1951) ha costruito gran parte della sua carriera sull'elaborazione di un sistema iconografico personale, un linguaggio universale basato su simboli che spaziano dalla cosmologia alla vita quotidiana, spesso organizzati in schemi rigorosi che ricordano mappe o diagrammi scientifici. Tuttavia, il cuore pulsante della sua ricerca risiede nell'esplorazione di ciò che lui definisce That Person, l'entità inconscia, segreta e misteriosa che abita ogni individuo, spesso in opposizione alla persona sociale e razionale. L'installazione al Palazzo della Ragione è una materializzazione di questo spazio interiore. L'artista, come evidenziato in diverse analisi critiche sulla sua opera, tende a "mettere a tacere la sua indole razionale" per attingere a questa dimensione più primordiale. L'opera al piano nobile bergamasco non è pensata primariamente per la contemplazione statica, ma per l'interazione. Il pavimento, solitamente una superficie neutra o decorativa, diventa qui un territorio da attraversare, un paesaggio simbolico che costringe chi vi cammina a confrontarsi con una geometria e una simbologia estranee al contesto giuridico abituale. Questa ironica provocazione è centrale nella poetica di Mullican, che usa la struttura per veicolare l'irrazionale.
L'Impatto Spaziale: Interazione e Silenzio
La scelta di collocare un'installazione di tale portata sul pavimento storico è un atto di ridefinizione spaziale. L'opera di Mullican, spesso caratterizzata da elementi tessili o materiali che invitano al contatto, trasforma la funzione del suolo da base di appoggio a superficie narrativa. L'effetto è quello di un’immersione. Il visitatore non guarda semplicemente un’opera; la calpesta, ne segue i percorsi stabiliti dai simboli, diventando parte integrante della composizione. Questo si lega strettamente al tema del Festival ArtDate: il silenzio. Il silenzio, in questo contesto, non è assenza di rumore, ma piuttosto uno stato di concentrazione percettiva. Quando si cammina su un'opera che richiede attenzione alla propria posizione e al proprio movimento, si tende naturalmente a moderare il passo e la voce. L'opera di Mullican, pur essendo visivamente densa, impone una forma di quiete operativa, un silenzio necessario per decifrare, o almeno percepire, la mappa inconscia che si sta attraversando. La critica d'arte Laura Mattioli, analizzando opere simili che giocano sulla percezione corporea, sottolinea come l'interazione fisica con l'opera sia fondamentale per sbloccare il significato latente.
Il Dialogo tra Storia e Contemporaneità
L'installazione al Palazzo della Ragione di Bergamo solleva interrogativi importanti sul modo in cui l'arte contemporanea può dialogare con il patrimonio storico senza esserne sopraffatta o banalizzata. La presenza di Matt Mullican in un luogo così carico di storia amministrativa e legale rappresenta un ponte tra epoche e sistemi di pensiero. Se il Palazzo rappresenta la struttura rigida della società civile, l'opera di Mullican introduce l'elemento sotterraneo e universale dell'esperienza umana. Il curatore Stefano Raimondi, come riportato in comunicati stampa relativi al festival, ha espresso l'intenzione di utilizzare questi spazi storici come laboratori di pensiero, luoghi dove le convenzioni possono essere temporaneamente sospese per far emergere nuove letture del reale. L'artista americano, attraverso la sua complessa simbologia, offre una chiave di lettura alternativa alla storia del luogo, suggerendo che sotto le leggi e le decisioni razionali giacciono forze più antiche e meno controllabili. L'installazione, dunque, non è solo un ornamento temporaneo, ma un vero e proprio atto di sovversione concettuale che arricchisce la narrazione del Palazzo.
