Più di 200 organizzazioni ambientaliste negli Stati Uniti hanno lanciato un appello per fermare la costruzione di nuovi data center, evidenziando l'impatto negativo di queste strutture sull'ambiente, in particolare sul consumo di acqua e energia. La rapida crescita del settore, alimentata dall'espansione dell'intelligenza artificiale e delle criptovalute, sta generando resistenze diffuse a livello locale e nazionale.
L'espansione incontrollata dei data center e le preoccupazioni ambientali
Negli ultimi anni, la crescita esponenziale dei data center negli Stati Uniti è stata trainata dall'aumento della domanda di servizi digitali, intelligenza artificiale e criptovalute. Tuttavia, questa espansione ha sollevato preoccupazioni significative riguardo al consumo intensivo di risorse, in particolare acqua ed energia, necessari per mantenere operative queste strutture.
Secondo l'organizzazione nazionale Food & Water Watch, i data center rappresentano una minaccia esistenziale per molte comunità, soprattutto in un contesto di crescente scarsità idrica e aumento dei costi energetici. L'associazione ha quindi chiesto un moratoria nazionale sulla costruzione di nuovi data center per valutare adeguatamente i rischi ambientali prima di procedere con ulteriori sviluppi Food & Water Watch.
Questa richiesta nasce dalla consapevolezza che i data center, oltre a consumare enormi quantità di energia elettrica, utilizzano grandi volumi di acqua per il raffreddamento dei server, aggravando così la pressione sulle risorse idriche locali, spesso già compromesse.
L'opposizione locale e il ruolo delle comunità
La crescita dei data center ha incontrato una forte opposizione da parte di comunità locali in almeno 24 stati americani, dove più di 140 gruppi attivisti si sono organizzati per bloccare o rallentare la costruzione di nuove strutture. Le motivazioni principali includono l'aumento delle bollette energetiche, l'impatto sul consumo d'acqua, il rumore e la perdita di aree verdi.
In particolare, lo stato della Virginia è diventato un epicentro di questa resistenza, con 42 gruppi attivi che coordinano le loro azioni attraverso coalizioni come la Data Center Reform Coalition. Questi gruppi hanno ottenuto ritardi e blocchi significativi su progetti di grandi aziende, dimostrando la crescente professionalizzazione e organizzazione del movimento ambientalista locale Data Center Watch.
L'opposizione non è solo motivata da questioni ambientali, ma anche da preoccupazioni socioeconomiche, come la tutela del valore immobiliare e la qualità della vita nelle aree interessate, che rischiano di essere compromesse dall'installazione di grandi impianti industriali digitali.
Impatto ambientale e rischi associati ai data center
I data center sono strutture ad alta intensità energetica, spesso alimentate da fonti fossili, che contribuiscono in modo significativo alle emissioni di gas serra. Inoltre, il loro fabbisogno idrico per il raffreddamento può incidere pesantemente su bacini idrici locali, aggravando problemi di scarsità e qualità dell'acqua.
L'espansione dei data center è inoltre collegata alla costruzione di nuove centrali a gas per soddisfare la domanda energetica, con conseguenti impatti ambientali aggiuntivi come l'inquinamento atmosferico e il degrado degli ecosistemi circostanti. Questi effetti sono stati sottolineati da numerosi studi e attivisti che mettono in guardia contro una crescita non regolamentata del settore Southern Environmental Law Center.
La combinazione di questi fattori rende urgente una revisione delle politiche di sviluppo dei data center, per garantire che la crescita tecnologica non avvenga a scapito della sostenibilità ambientale e della salute delle comunità locali.
Prospettive future e possibili soluzioni
Di fronte alla pressione crescente da parte di gruppi ambientalisti e comunità locali, alcune amministrazioni stanno valutando l'introduzione di regolamentazioni più stringenti per la costruzione e gestione dei data center, includendo limiti al consumo di acqua e energia e incentivi per l'uso di fonti rinnovabili.
Un approccio possibile è quello di promuovere tecnologie di raffreddamento più efficienti e meno impattanti, oltre a favorire la localizzazione dei data center in aree con risorse idriche ed energetiche più abbondanti e sostenibili, riducendo così la pressione sulle comunità vulnerabili.
La richiesta di una moratoria nazionale, come avanzata da Food & Water Watch e sostenuta da numerosi gruppi, mira a creare uno spazio di riflessione e analisi approfondita per bilanciare innovazione tecnologica e tutela ambientale, evitando decisioni affrettate che potrebbero compromettere risorse preziose per le generazioni future.
