Un’ambizione condivisa: espandere il territorio
La storia americana è costellata di figure che hanno sognato un’espansione territoriale, e tra queste spiccano Benjamin Franklin e, più recentemente, Donald Trump. Entrambi, a distanza di secoli, hanno manifestato un interesse, seppur con modalità e contesti diversi, verso l'annessione del Canada. Mentre l'approccio di Trump è stato spesso caratterizzato da dichiarazioni impulsive e negoziazioni aggressive, quello di Franklin affondava le radici in un periodo storico cruciale per la nascita degli Stati Uniti, la guerra d'indipendenza. Comprendere le motivazioni e le strategie di queste due figure permette di illuminare le costanti e le variabili del desiderio di espansione che ha animato, e continua ad animare, una parte della politica americana. L'idea di un'America più grande, che inglobi il Canada, è un tema ricorrente, sebbene spesso latente, nel dibattito politico statunitense.
Franklin e la spedizione in Canada: un fallimento strategico
Nel 1776, durante la guerra d'indipendenza americana, Benjamin Franklin, già figura di spicco nel movimento rivoluzionario, fu inviato in Canada come parte di una commissione diplomatica. L'obiettivo era persuadere i canadesi a unirsi alla ribellione contro la Gran Bretagna. La spedizione, tuttavia, si rivelò un fallimento. Diverse furono le ragioni: il sentimento lealista era forte in Canada, la Chiesa cattolica, influente nella regione del Quebec, non vedeva di buon occhio i rivoluzionari americani, e l'esercito continentale, guidato da George Washington, non riuscì a conquistare militarmente il territorio. Come evidenzia Stacy Schiff nel suo libro "A Great Improvisation: Franklin, France, and the Birth of America", Franklin sottovalutò la complessità della situazione canadese e sopravvalutò la possibilità di un'adesione spontanea alla causa americana. La spedizione in Canada rappresentò un momento cruciale, dimostrando i limiti dell'influenza americana e la resistenza del Canada a farsi inglobare.
Trump e il Canada: un approccio più pragmatico che ideologico
A differenza di Franklin, l'interesse di Donald Trump per il Canada sembrava guidato più da considerazioni economiche e strategiche che da un ideale di unione politica. Durante la sua presidenza, Trump ha spesso criticato gli accordi commerciali con il Canada, in particolare il NAFTA (North American Free Trade Agreement), accusandolo di danneggiare l'economia americana. Ha poi negoziato un nuovo accordo, l'USMCA (United States-Mexico-Canada Agreement), che ha imposto condizioni più favorevoli agli Stati Uniti. Secondo David Frum, autore di "Trumpocracy: The Corruption of American Ambition", Trump vedeva il Canada principalmente come un partner commerciale da sfruttare a vantaggio degli Stati Uniti, piuttosto che come un potenziale membro di un'unione politica. L'approccio di Trump, quindi, si è concentrato sulla dimensione economica, cercando di ottenere concessioni commerciali e rafforzare la posizione degli Stati Uniti.
Due secoli, due visioni: l'eredità del sogno americano
Nonostante le differenze di contesto e di approccio, sia Benjamin Franklin che Donald Trump hanno incarnato, a loro modo, un certo tipo di ambizione americana verso il Canada. Franklin sognava un'unione politica basata su ideali condivisi di libertà e autodeterminazione, mentre Trump sembrava interessato soprattutto a sfruttare le risorse economiche del Canada a vantaggio degli Stati Uniti. Entrambi, però, hanno contribuito a mantenere vivo il dibattito, spesso sotterraneo, sul futuro delle relazioni tra i due paesi. La storia ci insegna che l'annessione del Canada è un obiettivo irrealizzabile, ma il desiderio di influenzare il suo destino politico ed economico rimane una costante nella politica americana.
