La decisione del Tribunale e il trasferimento in comunità
La storia di Nathan e Catherine, una coppia che ha scelto di vivere con i loro tre figli in un casolare immerso nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti, ha varcato i confini regionali, trasformandosi in un caso nazionale. La decisione del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila, che ha disposto il trasferimento della madre e dei figli in una comunità protetta, ha scatenato un acceso dibattito politico e istituzionale. La motivazione alla base di questa scelta, secondo fonti vicine al tribunale, risiederebbe nella necessità di garantire ai minori un adeguato percorso di crescita e istruzione, ritenuto compromesso dalle condizioni di vita nel bosco. La mancanza di servizi essenziali e l'isolamento sociale sono stati indicati come fattori di rischio per il benessere psicofisico dei bambini.
Reazioni politiche e istituzionali: una frattura netta
La vicenda ha immediatamente polarizzato il mondo politico. La premier Giorgia Meloni, definendosi "colpita e allarmata", ha chiesto chiarimenti al ministro della Giustizia Carlo Nordio, valutando persino l'invio di ispettori ministeriali a L'Aquila. Questa presa di posizione ha alimentato ulteriormente la polemica. Matteo Salvini, leader della Lega, ha espresso parole durissime, definendo "vergognoso" l'intervento dello Stato nella gestione educativa della famiglia e parlando di "bambini rubati". Tali affermazioni hanno suscitato la reazione della Giunta dell’Associazione Nazionale Magistrati dell’Aquila, che ha condannato ogni tentativo di strumentalizzazione politica della vicenda, sottolineando l'importanza di rispettare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Secondo Giovanni Maria Flick, ex Presidente della Corte Costituzionale, "è fondamentale valutare attentamente il superiore interesse del minore, evitando generalizzazioni e strumentalizzazioni ideologiche" (come riportato in un'intervista a *La Repubblica*).
La filosofia di vita e le preoccupazioni per i minori
Al di là dello scontro politico, rimane la storia di una famiglia che ha fatto una scelta radicale: vivere in armonia con la natura, lontano dalla frenesia e dai consumi della società moderna. Nathan e Catherine hanno rinunciato all'acqua corrente, al gas e ad altre comodità, abbracciando uno stile di vita essenziale. Questa scelta, pur rispettabile, solleva interrogativi sulla sua compatibilità con il diritto dei bambini a un'adeguata istruzione, assistenza sanitaria e socializzazione. Il dibattito si concentra quindi sul bilanciamento tra la libertà di scelta dei genitori e la tutela dei diritti dei minori. Come ha sottolineato Paolo Zatti, giurista esperto in diritto di famiglia, "il diritto all'autodeterminazione dei genitori non può prevalere sul diritto dei figli a una crescita sana e armoniosa, soprattutto quando sono in gioco diritti fondamentali come l'istruzione e la salute" (come espresso nel suo saggio *Manuale di diritto di famiglia*).
Il futuro della famiglia e le possibili soluzioni
La situazione è in continua evoluzione. Il Tribunale per i Minorenni dell'Aquila dovrà valutare attentamente la situazione, tenendo conto sia delle esigenze dei minori che delle aspirazioni dei genitori. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di individuare un percorso che consenta alla famiglia di continuare a vivere nel bosco, garantendo al contempo ai bambini l'accesso all'istruzione e all'assistenza sanitaria. Questo potrebbe implicare un maggiore coinvolgimento dei servizi sociali, che potrebbero fornire supporto e monitoraggio alla famiglia. L'obiettivo finale dovrebbe essere quello di trovare un equilibrio tra la tutela dei diritti dei minori e il rispetto della libertà di scelta dei genitori, evitando soluzioni drastiche che potrebbero traumatizzare i bambini.
