Il Consiglio di Sicurezza approva la forza internazionale
Il 17 novembre 2025 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione storica che autorizza l’invio di una forza internazionale di stabilizzazione nella Striscia di Gaza. La risoluzione, fortemente voluta dagli Stati Uniti e basata sul piano di pace proposto dall’ex presidente Donald Trump, mira a consolidare la fragile tregua in vigore dallo scorso ottobre e a disarmare il movimento Hamas, considerato da Israele un’organizzazione terroristica. La votazione ha visto 13 voti favorevoli, con l’astensione di Russia e Cina, e rappresenta un passaggio cruciale nel tentativo di spegnere un conflitto che dura da decenni e che negli ultimi due anni ha causato migliaia di vittime e distruzioni massicce. Il testo della risoluzione prevede non solo il dispiegamento di truppe internazionali, ma anche la creazione di un “Consiglio per la pace” che dovrebbe monitorare il ritiro delle forze israeliane e garantire la sicurezza dell’area. Inoltre, si sottolinea la disponibilità dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ad assumersi la responsabilità amministrativa della Striscia di Gaza, aprendo così la strada a un possibile percorso verso l’autodeterminazione palestinese e la nascita di uno Stato. Tuttavia, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito la sua ferma opposizione a qualsiasi forma di Stato palestinese, mantenendo una posizione di chiusura che rende incerto il futuro politico della regione.
Le reazioni e le tensioni sul terreno
L’approvazione della risoluzione Onu ha provocato reazioni contrastanti. Da un lato, il portavoce delle Nazioni Unite Stéphane Dujarric ha definito il voto “un passo importante nel consolidamento della tregua”, sottolineando l’importanza di un intervento internazionale per stabilizzare la situazione. Dall’altro, Hamas ha espresso forte opposizione, denunciando che l’ingresso di una forza internazionale e il tentativo di disarmo della resistenza palestinese rappresentano una violazione della neutralità della Striscia e trasformano la missione in una parte attiva del conflitto. Sul terreno, la situazione rimane estremamente tesa. Nelle ultime ore è stato registrato un attacco a Gush Etzion, nel sud di Gerusalemme, dove un giovane israeliano di 30 anni è stato ucciso da due assalitori palestinesi di 18 anni provenienti da Hebron. L’esercito israeliano ha risposto uccidendo i due aggressori e rafforzando la sicurezza nell’area, temendo ritorsioni da parte di coloni estremisti. Questi episodi di violenza evidenziano come, nonostante gli sforzi diplomatici, la tensione in Cisgiordania e Gaza rimanga altissima e il rischio di escalation non sia affatto superato.
Implicazioni politiche e prospettive future
L’approvazione della forza internazionale a Gaza segna una svolta significativa, ma apre anche numerosi interrogativi. La gestione del mandato, che dovrebbe concludersi entro la fine del 2027, richiederà un equilibrio delicato tra le esigenze di sicurezza israeliane, le aspirazioni palestinesi e il ruolo delle potenze internazionali. Il piano americano, pur sostenuto da molte nazioni, è visto con sospetto da diversi attori regionali e internazionali, che temono possa legittimare ulteriormente l’occupazione israeliana o indebolire la resistenza palestinese. Inoltre, la decisione dell’ANP di assumersi la responsabilità della Striscia di Gaza potrebbe rappresentare un tentativo di riunificazione politica tra Cisgiordania e Gaza, ma rischia di scontrarsi con le divisioni interne palestinesi e con la diffidenza di Hamas. La risoluzione Onu, pur menzionando la possibilità di uno Stato palestinese, non garantisce un percorso chiaro verso la pace definitiva, soprattutto alla luce del rifiuto israeliano di riconoscere tale Stato. L’analisi delle ultime ore mostra quindi un conflitto ancora profondamente radicato, dove le dinamiche militari, politiche e diplomatiche si intrecciano in modo complesso. La nuova missione internazionale potrebbe rappresentare un’opportunità per ridurre le ostilità e avviare un dialogo più strutturato, ma il successo dipenderà dalla volontà delle parti coinvolte di superare le diffidenze storiche e di accettare compromessi difficili.
La crisi umanitaria e il ruolo della comunità internazionale
Parallelamente agli sviluppi politici e militari, la situazione umanitaria a Gaza resta drammatica. Le infrastrutture sono gravemente danneggiate, con migliaia di edifici distrutti e la popolazione civile che soffre per la carenza di cibo, acqua potabile e medicine. Le recenti piogge hanno aggravato ulteriormente le condizioni, causando allagamenti e distruzione di rifugi di fortuna. L’approvazione della forza internazionale potrebbe facilitare l’accesso degli aiuti umanitari, ma la gestione della distribuzione è stata recentemente affidata a compagnie private, suscitando preoccupazioni sulla trasparenza e sull’efficacia degli interventi. La comunità internazionale è chiamata a un ruolo attivo non solo nel mantenimento della pace, ma anche nel sostegno alla ricostruzione e alla tutela dei diritti umani. Organizzazioni come l’ONU e ONG internazionali hanno sottolineato la necessità di un impegno coordinato per evitare che la crisi umanitaria si trasformi in una catastrofe irreversibile.
